A sto giro mi prendo gli insulti da (quasi) tutti. Almeno credo, ne sono cosciente. Criticare questa o quella fazione, genera sì un turpiloquio errante di chi non è d’accordo con te, ma per lo meno arrivano anche consensi di chi la pensa al tuo stesso modo. Pazienza, uno deve lavorare non per ottenere consensi, ma per sviluppare al meglio ciò in cui crede. Altrimenti si dovrebbe cambiare mestiere. Disapprovare l’operato generale, anche se non totale, tocca l’orgoglio di tutti. Può apparire eccessivo, ma non credo lo sia. L’obiettivo dell’Inter di quest’anno, almeno per quanto riguarda il campionato, era di approdare tra le prime 4. A tre giornate si è perfettamente in linea. Anzi si è terzi. E a meno di un suicidio calcistico i nerazzurri disputeranno la prossima edizione della Champions League.

I risultati non sono importanti, ma fondamentali. Per me però è anche il come raggiungi ciò che ti sei prefissato che necessita un’attenta valutazione. E la verità è che la Beneamata, qualora dovesse staccare il pass dell’Europa che conta, riuscirebbe nel suo intento, non tanto per meriti propri. Ma per demeriti, enormi, da parte degli altri. Ok che i rivali a conti fatti hanno colpe ancora peggiori. E più gravi. Ma non è che se a scuola i tuoi compagni di classe prendono 3, e tu 4, devi fare i salti di gioia. Nel girone di ritorno l’Inter è ottava. L’apoteosi della mediocrità. Ha avuto a disposizione una serie quasi infinita di match point per chiudere la pratica terzo posto. E non ne ha sfruttato nemmeno uno. Sarebbe bastato vincere contro Lazio, Atalanta, Roma, una Juventus con la pancia piena, o Udinese e oggi tutto l’ambiente sarebbe più tranquillo. Con i tifosi che giustamente non avrebbero timore del Chievo già retrocesso o dell’Empoli che forse si giocherà la vita a San Siro. Passi il Napoli che resta comunque la seconda forza del campionato, ma scusate un secondo: volete confrontarvi contro Barcellona, Liverpool, Tottenham, Real Madrid e compagnia bella per via delle disgrazie altrui e senza che il vostro team porti a casa punti preziosi? Questo tipo di mentalità non va bene. È da perdenti. E se l’Inter dovesse steccare contro i veneti e i toscani a San Siro, quindi tra le mura amiche, con più di 50 mila persone a sostegno, sarebbe giusto che non finisca nella competizione che in teoria annovera le migliori compagini del Vecchio Continente.

Rispetto all’andata, ma anche al campionato scorso, c’è stata una preoccupante inversione. In alcuni casi nei punteggi finali, in altre nel gioco. Se affronti a viso aperto il tuo avversario, meriti di portare a casa la vittoria, ma se non la ottieni pazienza. Può capitare, è un episodio. Ma stai pur certo che se scenderai in campo con quello spirito e quelle peculiarità, vincerai le successive partite. Se invece accade l’opposto, una volta magari ti va di lusso, ma difficilmente poi quella fortuna sarà permanente. Contano atteggiamento e volontà. E l’Inter nelle citate partite di Serie A si è accontentata (forse Udinese a parte) del punticino (e con la Lazio hai pure perso). La squadra ha terribilmente ricordato l’espressione sul campo di Londra contro il Tottenham, dove pensate un po', bastava perdere con un goal di scarto ma segnando per cambiare l’esito del girone (non che i nerazzurri sarebbero in finale, ma non ci sarebbe nemmeno Pochettino) e di quella in casa contro il Psv, quando il gol di Icardi sembrava poter bastare per l’accesso agli ottavi.

No, non funziona così. Mai dipendere dagli altri. Se sei davvero forte tocca a te dimostrare quello che vali. Altrimenti si innesca un circolo vizioso preoccupante. E poi esci dalla Coppa Italia e dell’Europa League come se fosse nella normalità. Ma parliamo di una grande squadra o di un gruppo che vuole solo sentirselo dire? E qui coinvolgo tutti. Società, allenatore, giocatori. Certo, ci sono alcune scusanti, nessuno sostiene il contrario. Credo proprio che Suning dimostrerà la propria forza economica nel prossimo mercato estivo. A loro non posso imputare (ancora) nulla, perché i vincoli del settlement agreement sono dei paletti che non puoi oltrepassare per vie delle regole in vigore. Tutti però gli altri hanno commesso degli errori. Ausilio tanto per dire con la cessione Zaniolo. Spalletti, il vero artefice della qualificazione alla Champions dello scorso anno, in questa stagione a mio avviso ha mancato di coraggio in parecchie sfide. E alcuni giocatori si sono dimostrati semplicemente non da Inter. In campo o fuori. Esempi che dimostrano come tutti debbano analizzare quanto successo.

Per me cercare un capro espiatorio è solo dannoso. Si ragiona in funzione e per il gruppo. Si pensi a cosa il singolo possa portare e da questo si traggano le conseguenti decisioni. La rosa deve rinforzarsi per il 2019-20. Lottare per un piazzamento è da mediocri. Rivoluzione no, ma innesti ben precisi sì. Non scommesse, ma top player. Nessuno pretende si vinca il Triplete, ma almeno dare una parvenza di lotta in qualche competizione sì. E si cominci subito, vincendo senza se e senza ma almeno due dei tre incontri rimasti in campionato. Per meritarsi la Champions. Per meritarsi l’Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 10 maggio 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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