Giornate frenetiche in casa Inter. C'è una qualificazione Champions da conquistare e un futuro tecnico da ridisegnare. Possibilmente senza che le due cose entrino in conflitto per non rischiare di rimanere a mani vuote su entrambi i fronti. Il pareggio strappato dal Genoa alla Roma, permetterà ai nerazzurri di approdare per la seconda volta consecutiva nell'Europa che conta, vincendo due delle tre partite che rimangono da giocare sino al termine del campionato. Si inizia lunedì sera al Meazza contro il già retrocesso Chievo, si prosegue al San Paolo contro un Napoli ormai matematicamente al secondo posto, si chiuderà ancora al Meazza contro l'Empoli che potrrebbe avere ancora chances per la salvezza. Se la Beneamata riuscirà a conquistare sei punti, sarà Champions senza preoccuparsi di quello che faranno Atalanta, Milan, Roma, Torino e Lazio. Situazione dunque nettamente migliore di quella della scorsa stagione, quando alla penultima giornata i tifosi dell'Inter si dovettero affidare anima e corpo al Crotone del cuore nerazzurro Walter Zenga per non rendere inutile l'ultima sfida all'Olimpico con la Lazio, risolta in un finale thrilling dal colpo di testa di Vecino. Ma questo perchè la settimana prima di Crotone-Lazio, l'Inter si era “suicidata” perdendo in casa con la bestia nera Sassuolo. Quindi, guai a dare per scontata la gara di lunedì con il Chievo, classica partita trappola conoscendo la storia nerazzurra. Luciano Spalletti, che sembra destinato a salutare a meno di improbabili cambi di strategia da parte del club, garantisce però una cosa fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo: il massimo impegno. Il tecnico di Certaldo ha il merito di aver riportato la squadra in Champions nella scorsa stagione, anche se con il fiatone, e solo un disastro totale in questo finale di campionato potrebbe negare il bis. Ma se tutto andrà come deve andare, Spalletti potrà uscire di scena a testa alta, avendo raggiunto gli obiettivi che si era prefissata la proprietà al momento del suo insediamento a Milano. Mancano all'appello, purtroppo, il raggiungimento di due abbordabili finali di Coppa Italia e probabilmente si poteva fare di più, in questa stagione, sia in Champions che in Europa League. Purtroppo non ha reso come previsto, causa i troppi infortuni e un comportamento non sempre irreprensibile, un elemento indispensabile per l'idea di gioco di Spalletti come Radja Nainggolan, purtroppo anche il caso Icardi (enormi le responsabilità del giocatore) ha contribuito a indebolire la squadra quando invece sarebbero serviti i suoi gol in un momento delicato dell'annata. Tornando al mister, al netto dei suoi errori o delle discutibili idee su modulo e uomini da impiegare, non si può non apprezzare come si sia calato sin dal primo minuto profondamente e senza finzione nel mondo Inter. Spalletti è un passionale e non poteva rimanere indifferente ad un ambiente che trasuda passione a prescindere dai risultati. Lo dimostrano le sessantamila presenze di media al Meazza, lo certificano le aspettative che accompagnano una squadra che in estate ha sempre l'ambizione di poter vincere lo scudetto anche se poi la realtà, da troppi anni, è un'altra. Ma chi va ad allenare l'Inter si sente comunque un privilegiato, si tratta di una panchina nobile che va onorata fino all'ultimo. Lasciare, se lascerà, con un buon ricordo, sarà certamente un suo obiettivo personale. Ma veniamo al dunque. Sembra fatta per l'arrivo, nella Milano nerazzurra, di Antonio Conte, già corteggiato pesantemente prima della scelta Spalletti. Suning ha deciso di alzare l'asticella con l'assunzione di Marotta, il quale pensa all'ex Ct della Nazionale per uscire dalla logica del piazzamento, per cercare di sintonizzare il club sulla logica della vittoria. Conte all'Inter non sarà un'operazione del tutto indolore per gran parte della tifoseria nerazzurra. C'è un passato che non si dimentica in fretta, c'è la comprensibile voglia, da parte del “popolo”, di mantenere una identità che non deve essere schiava del risultato ad ogni costo. Ma all'Inter si è gia fatto “perdonare” dal peccato originale un certo Giovanni Trapattoni, divenuto idolo indiscusso dopo la conquista dello scudetto dei record. L'Inter del dopo calciopoli, che ha dettato legge vincendo scudetti a ripetizione, infiammava i tifosi anche grazie alle prodezze degli ex bianconeri Ibrahimovic e Vieira. E' vero, non è stata la stessa cosa per la parentesi Lippi, ma Antonio Conte può essere veramente l'uomo della svolta. Tralasciamo gli scudetti vinti a Torino? Ok. Ma quello conquistato contro pronostico al Chelsea con Stamford Bridge ai suoi piedi e un europeo da protagonista con una Nazionale italiana non certo imbottita di campioni, certifica la capacità di un allenatore che pone il lavoro maniacale e la vittoria finale come ingredienti indispensabili della sua ricetta. Conte all'Inter, in questo momento storico, può rappresentare la scossa decisiva. Naturalmente, se accomapagnata da un mercato all'altezza. Ma, come dicevamo in apertura, guai a distrarsi. Lunedì l'Inter dovrà battere il Chievo. L'Inter di Luciano Spalletti. Uno che sulla panchina nerazzurra ha comunque dato tutto se stesso e per questo andrà ringraziato.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 11 maggio 2019 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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