Uno è social, ha un sito web e saluta la sua prima giornata di sole milanese con un sorriso e tanta carica dalla Pinetina. Per l'altro la parola 'rete' equivale solo a gol, su Twitter di lui trovi sfottò e parodie, e quando ride lo fa per accompagnare l'amara accettazione di una sorte sempre avversa. Il primo vanta il dato di essere riuscito a conquistare almeno un trofeo ovunque ha allenato, anche all'estero (ma non lo sbandiera), parla fluently english, in panchina usa la sciarpa e sfoga la tensione con un semplice chewing gum, il secondo amava gasarsi con il record degli zero esoneri, con gli stranieri usa un linguaggio più diretto ("Tu player, io coach", diceva a Vidic in sala stampa), se le cose in partita si mettono male rimane in camicia anche al Polo Nord e lancia qualunque cosa si trovi attorno a lui. E all'Inter ha ripreso anche a fumare.

Roberto Mancini diceva addio all'Inter sei anni e mezzo fa, sotto la pioggia di Parma e con il terzo scudetto di fila messo in saccoccia. Questa è una delle immagini più celebri rimasta in memoria al tifoso nerazzurro. Di Mazzarri, purtroppo, ricorderemo l'uscita infelice del dopopartita di Inter-Verona, quel "poi è cominciato a piovere" strabusato dagli amanti del titolo facile nonché ennesima scusante nella lista del tecnico. Perché in più di un anno WM non si è mai assunto un briciolo di responsabilità, scegliendo sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno mentre i cocci erano già sparsi per terra. Non guardava alle critiche né sentiva i fischi perché ininfluenti per un allenatore: mai Walter è stato più lontano dal vero. L'esonero è frutto di quegli stessi tifosi che hanno fatto sì che a San Siro si giocasse come in trasferta (Thohir dixit).

Provare a tornare in rotta è quanto mai necessario per gli obiettivi pattuiti dal club, il cambio tecnico obbligato dopo essere giunti con Mazzarri ad un punto di non ritorno. Il rapporto tra il tecnico e il tifo era ormai tragico e irreparabile, mentre la perdita di incassi, risultati e simpatia diveniva una costante. Ricostruire da Mancini si può, l'uomo scelto per la svolta in campo e anche mediatica. Ad Appiano ha dato inizio già alla sua rivoluzione con vista derby. È lì che gli entusiasmi dovranno essere trasformati in nuove idee e motivazioni in campo. Non ha più bisogno di conquistare nessuno ma ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco dopo la scia di successi avviata dieci anni fa, anche per questo il gruppo e i tifosi lo seguiranno. Non ha voluto fare proclami in conferenza stampa, pur utilizzando la formula magica che in casa nerazzurra non si sentiva da tempo: "Tornare a vincere". Rieccolo Mancini, l'anti-Mazzarri.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 18 novembre 2014 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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