Il 26 ottobre, al termine del Consiglio d'Amministrazione di FC Internazionale, che sancirà la chiusura del bilancio al 30 giugno 2018, dovrebbe essere più chiara la posizione del club nerazzurro in merito all'infausto Settlement Agreement, prolungatosi anche per la stagione in corso a causa di malcapitati ammortamenti. In linea di massima, prevedendo una felice lettura dei dati da parte della Uefa, questo incubo durato 5 anni dovrebbe essere definitivamente archiviato con un anno di anticipo (e le parole di Ausilio lo confermano). Evidente, comunque, che al di là dei paletti attualmente in vigore, le maglie si siano allentate, permettendo ai nerazzurri di muoversi sul mercato con maggiore disinvoltura soprattutto la scorsa estate, quando l'obbligo principale è stato puntare sui prestiti in ottica lista Champions.

Già, la Champions. Sapevamo tutti che qualificarsi sarebbe stato lo spartiacque tra ulteriori sacrifici e libertà di sognare. Il colpo  di testa di Matias Vecino all'Olimpico lo scorso 20 maggio ha fatto tutta la differenza di questo mondo, non solo in termini sportivi. Di fatto, a un'Inter che batte Tottenham e Psv e guarda con grande ottimismo alla qualificazione agli ottavi di finale, si accompagna un club che sta facendo fruttare l'obiettivo raggiunto circa 5 mesi fa. In perfetta sintonia con l'aumento dei ricavi in Cina, grazie a una saggia strategia di marketing che ha portato e porterà ancora in dote molte remunerative sponsorizzazioni, la partecipazione alla competizione più importante e ricca a livello di club ha portato un enorme beneficio finanziario. Come ha sottolineato la Gazzetta dello Sport due giorni fa, infatti, sono già 44,3 i milioni di euro incassati dall'Inter: 38,9 milioni per essere stata inserita nel girone, ai quali aggiungere 5,4 milioni per le due vittorie ottenuti fin qui. In più, auspicando altri successi da 2,7 milioni cadauno, altri 9,5 milioni attendono i nerazzurri al varco degli ottavi di finale. Un motivo in più per raggiungerli. 

L'entusiasmo per la musichetta, per le emozioni, le rimonte, la Garra Charrùa le prestazioni è inevitabilmente ciò che interessa maggiormente il tifoso, che attendeva da 6 anni questo ritorno, addirittura in grande stile. I prossimi due step contro il Barcellona, al di là dell'inevitabile difficoltà degli impegni, devono essere valutati come una grande opportunità per marcare ulteriormente il territorio, dimostrando che finalmente i colori nerazzurri meritano di frequentare i palcoscenici più importanti d'Europa. Sulle ali dell'entusiasmo per questo avvio di UCL è legittimo essere ambiziosi, anche un po' sfacciati, consapevoli di esserci nuovamente guadagnati il rispetto che prescinde dal blasone storico del club e trova riscontro in quanto mostrato finora sul rettangolo di gioco. Niente voli pindarici, sia chiaro, ma la ferrea convinzione di meritare questo teatro e di avere tutte le carte in regola per esibirsi con serietà e affidabilità. 

Il resto lo faranno i numeri, perché il percorso tracciato un paio di anni fa ad oggi è stato rispettato e l'aumento dei ricavi, parallelo alla crescita del club in tutte le sue sfaccettature, è la chiave per continuare a intravedere l'orizzonte sempre più vicino. Maggior potere economico, senza le restrizioni della Uefa, impone alla proprietà un ulteriore passo avanti anche negli investimenti sulla rosa. Non a gennaio, dove l'auspicio è che non serva intervenire, ma la prossima estate quando, portati a casa una positiva esperienza europea e confermato il posizionamento tra le prime quattro in classifica, non ci si potrà più nascondere dietro i concetti di plusvalenza e lista Champions obbligata. Ma per queste considerazioni c'è ancora tempo, quello che conta è dare continuità alle sei vittorie consecutive anche dopo la sosta, quando il Meazza nerazzurro accoglierà il Milan per fargli provare la sensazione di giocare in uno stadio pieno e strabordante di entusiasmo. Al resto penserà la proprietà, come accaduto sapientemente finora e come fatto intendere ieri dal Ceo Antonello. In attesa che anche i pochi irriducibili del #SuningOut si facciano definitivamente da parte.

Ultimo pensiero in merito alle recenti dichiarazioni di Massimo Moratti sul disgelo con la Juventus a 12 anni di distanza da Calciopoli. Qualcuno forse ha male interpretato le parole dell'ex presidente, che si è esposto a titolo personale visto lo scempio emerso all'epoca che lo ha visto vittima in prima linea tra le vittime di un sistema delinquente. Se finalmente vuole mettersi alle spalle quanto accaduto, è libero di farlo senza essere biasimato da chi, invece, non riesce a sotterrare l'ascia di guerra (l'emozione provata ieri a Trento ne certifica ancora una volta l'indistruttibile legame con i colori nerazzurri). Legittimamente, a mio avviso, perché ognuno vive questa situazione a modo proprio. Tra l'altro, e me ne compiaccio, la proprietà saggiamente bypassa questi argomenti campanilistici per proiettarsi al futuro, al riparo dalle tossine accumulatesi negli ultimi 12 anni tra sconcertanti rivelazioni, accuse più o meno gravi e soprattutto infondate, rifiuto delle sentenze e perseveranza nel revisionismo storico. Rimangano, queste tossine, nella memoria di chi ha vissuto tutto sulla propria pelle e sceglie di non dimenticare. Me compreso. 

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 13 ottobre 2018 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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