Nel vorticoso, ancor più che meraviglioso, mondo del calciomercato, capita a volte, in alcuni casi anche molto spesso, di perdere il senso della misura e volendo anche della realtà. E succede altrettanto spesso di assistere a valutazioni che appaiono ai più accentuate o addirittura esagerate rispetto a quello che è il valore percepito di un determinato giocatore. Giochi di finanza, di equilibri economici, di plusvalenze effettive o costruite in maniera sapiente per alimentare dei bilanci che oltre le voci dei diritti televisivi e delle vendite dei giocatori a prezzo superiore all’acquisto non riescono quasi mai ad andare. Un classico degli ultimi anni, poi, sembra essere diventato quello delle cifre monstre da dare a tutti i costi, anche quando non corrispondono alla realtà dei fatti; forse per rispondere a un innaturale bisogno di sensazionalismo o magari per dare un facile escamotage per scatenare i bassi istinti della folla qualora tale acquisto non dovesse rendere in base alle aspettative che suscita una super cifra.
Pare albergare molta indecisione, ad esempio, sulla cifra che l’Inter avrebbe versato per assicurarsi i servigi del primo vero nuovo arrivo di questa sessione estiva di mercato: parliamo di Milan Skriniar, giovane difensore slovacco prelevato dalla Sampdoria dove ha disputato una stagione a livelli davvero buoni, quasi sorprendenti considerando che ben poco si sapeva su di lui quando i blucerchiati lo portarono in Italia dallo Zilina nel gennaio 2016. Eppure, dopo un’annata importante, con la convocazione nella Nazionale maggiore per l’Europeo di Francia e un campionato giocato quasi per intero con Marco Giampaolo con prestazioni in crescendo, la Samp è riuscita a piazzare un’importante uscita in un domino di plusvalenze che ha fatto felici sia Corte Lambruschini sia Corso Vittorio Emanuele.
Sulle cifre, però, si continua a fare confusione, peraltro ingiustificata: perché, mentre si continua a favoleggiare su un’improbabile somma di 30 milioni e oltre di euro, già prima del suo sbarco in Italia, quando la sua agenzia di rappresentanza ha organizzato un evento in grande stile per annunciare il suo passaggio all’Inter (peraltro passato praticamente in sordina in Italia, ma questa è un’altra storia), il suo agente Karol Csonto ha fornito con una punta di orgoglio quelle che erano le effettive cifre della transazione: Skriniar è approdato in nerazzurro per la somma di 23 milioni, ampliabili coi bonus fino a 25. Certamente una somma di rilievo, anche se piuttosto lontana dalle stime più elevate; e oltretutto alleggerita dal fatto che la Sampdoria ha avuto in cambio dall’Inter Gianluca Caprari, valutato 15 milioni, il che fa scendere il denaro liquido effettivamente sganciato a otto milioni. Quello che non deve preoccupare, quindi, non è l’impegno economico, anche perché attraverso quest’operazione l’Inter ha saputo brillantemente fare fronte all’obbligo dell’equilibrio di bilancio al 30 giugno. Semmai, fa fare un po’ gli scongiuri il fatto che Skriniar sia diventato il giocatore slovacco più pagato di sempre, superando un giocatore che all’Inter ha lasciato un ricordo anche se non proprio di quelli belli, Vratislav Gresko (per il quale l’Inter incassò 21,5 milioni dal Parma).
Premessa doverosa, questa, per inquadrare e non caricare già di pressioni inutili un giocatore giovanissimo ma sul quale Luciano Spalletti pare pronto a scommettere, al punto da decidere di lasciar stare la pista Antonio Rüdiger per accordargli fiducia. Un acquisto che non sembra stuzzicare più di tanto la fantasia dei sostenitori nerazzurri che auspicano nomi di rilievo, ma che sarebbe ingiustificato bollare immediatamente come pacco come certa faciloneria di una parte del tifo diventata fin troppo cinica e disillusa porta già a pensare. Anche perché bisogna tener presente che sul nome di Skriniar bisogna saper soppesare le aspettative: probabilmente, il ragazzo riuscirà a strappare il posto da titolare, ma almeno ad oggi questa garanzia non gli appartiene. E non ci si deve aspettare che ricopra a breve termine il ruolo di leader difensivo, anzi lui riesce a dare il meglio quando ha al suo fianco un giocatore che lo guidi, cosa legittima vista anche l’età. La presenza di Matias Silvestre, in tal senso, è stata molto importante nella sua annata al Doria.
In questo momento, Skriniar è da inquadrare come la prima alternativa a Jeison Murillo, rispetto al quale è più abile coi piedi e meno impulsivo nella giocata difensiva, il che gli evita di lasciare buchi clamorosi lì dietro. Con l’esperienza di Joao Miranda, un giocatore col quale può imporre un certo quid di fisicità, lo slovacco potrebbe anche superare agevolmente l’impatto con la nuova realtà e soprattutto con il palcoscenico di San Siro, il cui pubblico è da sempre importante ma anche molto esigente. Ma un tandem Miranda – Skriniar, giocatori di posizionamento più che di mobilità rischierebbe, ad esempio, di patire molto in presenza di attaccanti veloci con le gambe e con il pensiero. Questo ad esempio si è visto ieri, nel corso della partita di Changzhou contro lo Schalke 04: in una gara dove comunque non ha mai corso reali pericoli e anzi, aiutato da un Miranda che ha sostanzialmente fatto molto bene, ha svolto un bel lavoro nelle chiusure, in un paio di circostanze è stato puntato e superato senza nemmeno molta fatica dall’avversario.
Insomma, Skriniar giocatore di indubbia prospettiva, atteso da una crescita importante ma il cui presente già parla bene: l’inserimento nella formazione ideale dell’Europeo Under 21 terminato di recente non può essere stato fatto per caso. Ma Skriniar che non può rappresentare l’unico nuovo innesto di un reparto che l’anno scorso ha letteralmente patito le pene dell’inferno e che ha bisogno urgente di almeno un altro nuovo arrivo. Un difensore, magari, che sia in grado di impostare l’azione dalla terza linea e al quale Skriniar possa fare da ideale complemento con la sua fisicità: identikit che corrisponde, per dire, al nome di Inigo Martinez, che come in modo veemente è stato inserito in orbita Inter altrettanto velocemente è evaporato. Cose che capitano…
Lui, però, sembra non interessarsi molto a tutto questo: nella sua settimana di lavoro col gruppo a Brunico, il ragazzo che porta il numero 37, quasi un’istituzione in Slovacchia essendo stato, tra l’altro, anche il fedele compagno di viaggio di un monumento sportivo locale quale Martin Skrtel, Skriniar si è fatto apprezzare per la potenza espressa sul campo e anche per l’elevazione, vista specialmente nel corso dell’amichevole contro il Norimberga. Lui però sa di essere solo all’inizio e di dover lavorare ancora molto, ma non sembra preoccupato. Come non sembra preoccupato dall’esborso economico di cui sopra, che anzi per lui pare rappresentare anche uno stimolo.
E non si preoccupa nemmeno di fronte alle facili ironie che causa il suo nome, Milan, che dai tifosi nerazzurri è visto come fumo negli occhi ma che nei paesi slavi e della Mitteleuropa è decisamente popolare: perché una delle tante declinazioni della radice Mil, da tradursi come ‘gentile’ o ‘grazioso’. Quindi siamo gentili con lui, chiedendogli di esserlo un po’ meno con gli avversari.
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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