La sua Nazionale ha sprecato il match ball contro la Svizzera con annesso rigore di Jorginho spedito in curva e senza saltello al 90', nello stesso giorno l'ex ct Ventura annunciava l'addio al calcio per godersi la vita mandandogli un portentoso e "grande in bocca al lupo", nel frattempo lui, l'attuale ct dell'Italia campione d'Europa, aveva già dovuto fare i conti con i forfait di Verratti e Chiellini, poi Immobile, che all'Irlanda del Nord aveva segnato già all'andata, quindi Bastoni, Biraghi, Calabria e Sirigu in un'ultima mirabolante terza ondata di uscite dovute a infortuni o motivi personali (come nel caso dell'esterno viola). La sfida decisiva per l'accesso diretto a Qatar 2022 si gioca stasera a Belfast contro lo stesso avversario e sullo stesso prato del Windsor Park in cui il 15 gennaio '58 gli azzurri fallirono per la prima volta nella loro storia la qualificazione al Mondiale, torneo che all'epoca assegnava la Coppa Rimet e si sarebbe giocato in Svezia, Paese che per i nostri eroi non è mai stato di buon auspicio.
Volentieri ci saremmo fatti bastare questa statistica nefasta, eppure qualcuno ha voluto scavare ulteriormente nel passato scoprendo che l'Italia in Irlanda del Nord non ha mai vinto: due pareggi per 2-2 e 0-0 negli altri due precedenti in trasferta. Eppure è più forte di lui, Mancini non ce la fa mai a vedere il bicchiere mezzo vuoto, come ad esempio Inzaghi subito dopo l'1-1 nel derby, e neppure mezzo pieno come lo giudicava Pioli. Il bicchiere del ct azzurro è già sul tavolinetto dell'aereo in volo per Doha. "Noi al Mondiale andremo, di questo sono sicuro", le parole pronunciate al termine dell'1-1 azzurro contro gli elvetici, pur ammettendo che i ragazzi "sono dispiaciuti, con la Svizzera abbiamo sbagliato due rigori". E a proposito dei penalty, dovesse ricapitare un'occasione simile anche a Belfast, ci fidiamo sulla parola di Jorginho che in questi giorni in allenamento avrebbe messo a punto una nuova infallibile tecnica con rincorsa a zig-zag, ma è giusto che i calciatori incaricati di andare al tiro dagli undici metri ogni tanto si alternino. Perciò, stilando una possibile lista di rigoristi e basata sull'undici titolare, diremmo Berardi, Insigne, Chiesa, Bonucci, Tonali, Barella, Emerson, Acerbi, Di Lorenzo, Donnarumma, Jorginho.
Parli di rigori, tifi Inter e non puoi non pensare a quello sprecato nel derby da Lautaro con gloria concessa a Tatarusanu. All'errore dal dischetto vanno aggiunti l'altro 'rigore' su azione con nuova chance per il 2-1 apparecchiata da Dzeko e uno score che non lo vede andare a segno dal rigore stavolta realizzato al Mapei con il Sassuolo, quindi su azione dalla rete del momentaneo 1-0 al 5' contro l'Atalanta lo scorso 25 settembre. La sfida di dopodomani notte fra Argentina e Brasile forse non aiuterà a ridurre l'ansia da prestazione del Toro, che a Milano tornerà indubbiamente a essere una delle armi su cui punterà Inzaghi per il tour de force di 7 partite in 28 giorni (praticamente una ogni 4 giorni) che attende l'Inter a partire dal big match di domenica sera contro il Napoli (capolista) di Spalletti, chiudendosi con il Cagliari il 12 dicembre. Nel mezzo ci sono Shakhtar, Venezia, Spezia, Roma e Real, tutte tappe delicatissime e suddivise equamente fra Champions e campionato, incroci con vecchi lupi della Serie A come De Zerbi e Ancelotti o con ex nerazzurri come Thiago Motta, Mourinho e Mazzarri, augurandoci che questi ultimi resistano.
Inzaghi e il suo staff devono valutare bene le condizioni di Dzeko, pedina fondamentale nella manovra offensiva, come si è visto tra l'altro anche nel derby con il contributo nell'azione del rigore procurato da Darmian e le due palle gol nitide create per Lautaro e Vidal (secondo alcuni analisti del giorno dopo, il bosniaco durante il match sarebbe "mancato"). Indipendentemente dal possibile rientro di Bastoni, l'assenza di De Vrij sarà senz'altro la più pesante e rende il momento della stagione nerazzurra ancora più cruciale. Dai risvegli di Lautaro e Barella, che nel derby e venerdì sera con l'Italia non ha giocato come il "bel giocatore" che conosciamo, ai rilanci di Correa e Sanchez, Calhanoglu nella nuova versione di capopopolo che fa arrabbiare i cugini, Handanovic in quella di Batman e meno passiva tra i pali, l'esuberante Vidal, fino a Dimarco, Ranocchia e l'affamato Vecino che quando chiamati in causa hanno sempre risposto presente: tutti dovranno farsi trovare pronti mentre Inzaghi, tra assenze fortuite e turnover necessario, studierà le soluzioni per sconfiggere finalmente una big in campionato, accorciare il divario dalla vetta e dal Milan del suo collega on fire, strappare il pass per gli ottavi di Champions battendo il 'record' del precedente triennio europeo Spalletti-contiano, quindi riempire, una volta per tutte, quel bicchiere.
Volentieri ci saremmo fatti bastare questa statistica nefasta, eppure qualcuno ha voluto scavare ulteriormente nel passato scoprendo che l'Italia in Irlanda del Nord non ha mai vinto: due pareggi per 2-2 e 0-0 negli altri due precedenti in trasferta. Eppure è più forte di lui, Mancini non ce la fa mai a vedere il bicchiere mezzo vuoto, come ad esempio Inzaghi subito dopo l'1-1 nel derby, e neppure mezzo pieno come lo giudicava Pioli. Il bicchiere del ct azzurro è già sul tavolinetto dell'aereo in volo per Doha. "Noi al Mondiale andremo, di questo sono sicuro", le parole pronunciate al termine dell'1-1 azzurro contro gli elvetici, pur ammettendo che i ragazzi "sono dispiaciuti, con la Svizzera abbiamo sbagliato due rigori". E a proposito dei penalty, dovesse ricapitare un'occasione simile anche a Belfast, ci fidiamo sulla parola di Jorginho che in questi giorni in allenamento avrebbe messo a punto una nuova infallibile tecnica con rincorsa a zig-zag, ma è giusto che i calciatori incaricati di andare al tiro dagli undici metri ogni tanto si alternino. Perciò, stilando una possibile lista di rigoristi e basata sull'undici titolare, diremmo Berardi, Insigne, Chiesa, Bonucci, Tonali, Barella, Emerson, Acerbi, Di Lorenzo, Donnarumma, Jorginho.
Parli di rigori, tifi Inter e non puoi non pensare a quello sprecato nel derby da Lautaro con gloria concessa a Tatarusanu. All'errore dal dischetto vanno aggiunti l'altro 'rigore' su azione con nuova chance per il 2-1 apparecchiata da Dzeko e uno score che non lo vede andare a segno dal rigore stavolta realizzato al Mapei con il Sassuolo, quindi su azione dalla rete del momentaneo 1-0 al 5' contro l'Atalanta lo scorso 25 settembre. La sfida di dopodomani notte fra Argentina e Brasile forse non aiuterà a ridurre l'ansia da prestazione del Toro, che a Milano tornerà indubbiamente a essere una delle armi su cui punterà Inzaghi per il tour de force di 7 partite in 28 giorni (praticamente una ogni 4 giorni) che attende l'Inter a partire dal big match di domenica sera contro il Napoli (capolista) di Spalletti, chiudendosi con il Cagliari il 12 dicembre. Nel mezzo ci sono Shakhtar, Venezia, Spezia, Roma e Real, tutte tappe delicatissime e suddivise equamente fra Champions e campionato, incroci con vecchi lupi della Serie A come De Zerbi e Ancelotti o con ex nerazzurri come Thiago Motta, Mourinho e Mazzarri, augurandoci che questi ultimi resistano.
Inzaghi e il suo staff devono valutare bene le condizioni di Dzeko, pedina fondamentale nella manovra offensiva, come si è visto tra l'altro anche nel derby con il contributo nell'azione del rigore procurato da Darmian e le due palle gol nitide create per Lautaro e Vidal (secondo alcuni analisti del giorno dopo, il bosniaco durante il match sarebbe "mancato"). Indipendentemente dal possibile rientro di Bastoni, l'assenza di De Vrij sarà senz'altro la più pesante e rende il momento della stagione nerazzurra ancora più cruciale. Dai risvegli di Lautaro e Barella, che nel derby e venerdì sera con l'Italia non ha giocato come il "bel giocatore" che conosciamo, ai rilanci di Correa e Sanchez, Calhanoglu nella nuova versione di capopopolo che fa arrabbiare i cugini, Handanovic in quella di Batman e meno passiva tra i pali, l'esuberante Vidal, fino a Dimarco, Ranocchia e l'affamato Vecino che quando chiamati in causa hanno sempre risposto presente: tutti dovranno farsi trovare pronti mentre Inzaghi, tra assenze fortuite e turnover necessario, studierà le soluzioni per sconfiggere finalmente una big in campionato, accorciare il divario dalla vetta e dal Milan del suo collega on fire, strappare il pass per gli ottavi di Champions battendo il 'record' del precedente triennio europeo Spalletti-contiano, quindi riempire, una volta per tutte, quel bicchiere.
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