Lukaku non è mai stato così lontano dall'Inter. Intendiamoci, non nel senso stretto del termine, considerando il primo addio post-scudetto. Ma in quell'anno lì, il primo di Inzaghi a Milano, l'ombra del belga continuava di tanto in tanto a ripresentarsi nei momenti bui della stagione. Stavolta, invece, dopo il secondo addio, ben più burrascoso, Big Rom appare una sagoma sbiadita, per nulla richiamata né fuori né dentro il campo. Anzi...

Sulla carta, l'attacco dell'Inter appare indebolito, viste le partenze non solo di Lukaku, ma pure di Dzeko. E, almeno finora, l'assenza forzata di Sanchez ha bilanciato quella presunta di Correa. Ma il terreno di gioco sta dicendo altro. Le partite dei nerazzurri stanno raccontando di un'intesa sempre più crescente tra Lautaro e Thuram che, in qualche modo, certifica una volta di più come il calcio sia da valutare solo e soltanto come un gioco di squadra. Le figurine stanno bene sugli album Panini.

Nessuno, ovviamente, nega il peso che avrebbe potuto avere l'attaccante della Roma in questa stagione: in condizione, come accaduto negli ultimi mesi nella passata stagione, Big Rom può risultare devastante all'interno di un'impalcatura di gioco come quella dell'Inter attuale. Ma la strada intrapresa è diversa, ma pure intelligente ed efficace, stando alle primissime uscite. E sembra che l'appetito vien mangiando: sempre meglio, partita dopo partita, minuto dopo minuto. E se su Lautaro i dubbi erano pochi, limitati solo alla frequenza dei gol non tanto al numero totale, la lieta nuova arriva da Marcus Thuram. Il francese è attaccante totale, che può ancora crescere tanto ma che già così sa fare la differenza. La sensazione è che ad Appiano stia nascendo una nuova religione: il Thuramesimo

Sezione: Editoriale / Data: Mar 05 settembre 2023 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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