La paura fa 90. O 95, a seconda dei minuti di recupero che l'arbitro Banti potrebbe concedere alla fine di Inter-Empoli di domani sera. La paura di non farcela dopo aver dilapidato punti senza un perché. O con troppi perché a cui da lunedì, comunque vada, la proprietà e la società tutta avranno l'obbligo di dare risposte nette e chiare, come il popolo nerazzurro merita. Da anni, Da troppi anni. Per l'esattezza nove, il numero di stagioni che separa dal Triplete che, giustamente, tutti i tifosi nerazzurri hanno ricordato lo scorso 22 maggio, giorno indimenticabile di quell'ultimo tassello che contrassegnò una meravigliosa impresa sportiva, colorata di nerazzurro.

Ma veniamo al presente. Come l'anno scorso la Beneamata si giocherà l'accesso alla Champions League all'ultimo respiro. E contro la Lazio, tecnicamente il compito era sicuramente più difficile, anche dal punto di vista ambientale, visto che si giocava all'Olimpico di Roma. Ma la pratica fu portata a termine con successo, anche se in un palpitante finale di gara con una vittoria in rimonta. Con tutto il rispetto, l'Empoli quart'ultimo, non può rappresentare lo stesso ostacolo trovato dodici mesi fa e si gioca a San Siro, che sarà esaurito. Fino a ieri, erano già 65 mila gli spettatori sicuri e si stanno terminando i biglietti anche nel terzo anello rosso. Sembra quindi tutto apparecchiato per poter mangiare bene e brindare meglio domani sera, e invece il timore che succeda qualcosa di impronosticabile sino a qualche partita fa, c'è.

È inutile nasconderlo, dal punto di vista psicologico l'Inter stava meglio prima di scendere in campo all'Olimpico con la Lazio, perché sembrava tutto perduto la settimana prima, quando i nerazzurri furono sconfitti in casa dalla bestia nera Sassuolo e la Lazio si apprestava a giocare a Crotone. La mancata vittoria biancoceleste contro il cuore nerazzurro Walter Zenga, regalò all'Inter un entusiasmo che ora non c'è. Troppi match-ball sprecati, troppi pareggi figli della paura, una sconfitta a Napoli che, per come è maturata, fa temere che ora la squadra non ne abbia più e allora anche un Empoli che corre il doppio e con l'obiettivo di una insperata salvezza, si trasforma nell'immaginario collettivo nel Real Madrid o nel Barcellona di turno. L'eventuale flop potrebbe poi premiare il Milan, beffa nella beffa.

Sin qui il quadro negativo che è bene tenerlo bene in mente affinché succeda il contrario, ossia che l'Inter batta l'Empoli e possa così festeggiare senza doversi preoccupare dei risultati degli altri. Luciano Spalletti, all'ultima scena in nerazzurro, salvo ribaltoni dell'ultimo minuto che nel calcio sono sempre possibili, penso che abbia una voglia matta di congedarsi dalla Milano nerazzurra con la seconda qualificazione in Champions consecutiva. Avrebbe centrato i traguardi che gli ha chiesto la proprietà e quindi potrebbe salutare a testa alta, lasciando comunque un buon ricordo per professionalità, che ha manifestato in tutte le città che lo hanno visto protagonista e per un attaccamento alla causa nerazzurra che invece non si poteva dare per scontato, visti i suoi passionali trascorsi in una piazza rivale come la Roma giallorossa. Spalletti, che comunque di errori (tattici e comportamentali) ne ha fatti, se ne andrà perché, con l'assunzione a stagione in corso di Giuseppe Marotta, la famiglia Zhang ha deciso di alzare l'asticella, puntando su un allenatore sinonimo di vittoria, almeno in campo nazionale. Le aspettative per l'Inter che verrà, quella targata Conte, sono tante, come tanta è la curiosità di sapere quali investimenti la società metterà a disposizione di un tecnico che tutto ti da, ma molto vuole in cambio.

Tra il dire e il fare c'è questa benedetta (diciamo così) Inter-Empoli da disputare. Una partita. Da vincere. Senza voler dare nessun consiglio a Spalletti, non mi permetterei mai, butto giù la mia formazione per domani: Handanovic; D'Ambrosio, De Vrij, Skriniar, Asamoah; Vecino, Brozovic; Politano, Nainggolan. Perisic; Icardi. Mi piacerebbero le due punte, con Lautaro a fianco di Icardi, ma cambiare modulo e movimenti sin dal primo minuto, potrebbe risultare troppo rischioso. Al netto di tutto, questa Inter o altre versioni, dovranno fare subito la voce grossa, per mettere al più presto in ghiaccio il risultato. Senza se e senza ma.

La Curva Nord ha promesso massimo sostegno, aggiungendo, però, che alla fine sarà: “Festa o guerra”. Ma quale guerra ragazzi. Nemmeno metaforicamente parlando. Domenica sarà festa, dovrà essere solo festa. Basterà vincere una partita di calcio.

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 25 maggio 2019 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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