No, così non va. Mentre la Juventus ufficializza anche l'acquisto di Sami Khedira, svincolato dal Real Madrid, che proprio scarso non è, mentre Galliani inizia il suo tour di mercato che lo diverte tanto, ma questa volta, sembra, con un discreto gruzzolo di euro a disposizione, sul fronte Inter tutto tace. O meglio, si continuano a snocciolare nomi, ma anche a incassare rifiuti. Col sorriso, per carità, con estrema gentilezza, ma intanto i famosi giocatori forti e di personalità invocati da Mancini dopo Inter-Empoli, non arrivano.

Ieri l'infaticabile Piero Ausiio ha incontrato Sergio Berti, l'agente di Aleksandar Kolarov, pupillo di Roberto Mancini che lo ha avuto sotto la sua guida al Manchester City. Fatta? No, l'ingaggio dell'esterno sinistro serbo non sarebbe alla portata del club nerazzurro. E allora? A che gioco gochiamo? Perché si continua a dire, Thohir in testa, che l'Inter della prossima stagione sarà sicuramente più forte e competitiva per tornare a breve a primeggiare in Italia e in Europa? Roberto Mancini è stato chiaro nelle esternazioni prima della fine del campionato. Bisogna acquistare determinati giocatori, addirittura otto o nove, e devono arrivare prima possibile, in modo da iniziare la preparazione il prossimo 5 luglio a Riscone di Brunico con le idee già chiare. Mancano venticinque giorni alla data citata, non sono pochi, ma nemmeno molti considerando che finora l'unico colpo porta il nome di Jeison Murillo, forte difensore colombiano che si appresta a giocare in Coppa America, ma che non ha certo il pedigree di un Thiago Silva, tanto per citare uno che fa la differenza.

Difficile appare anche il mercato in uscita, che non è meno importante di quello in entrata. Anzi, in certi casi può rappresentare la svolta, anche non volendo, per la costruzione di una squadra vincente. Mateo Kovacic sembra il profilo scelto per fare cassa e poi piazzare il colpo, ma non sembra esserci una strategia precisa dietro l'eventuale sacrificio. La società mostra un discreto attivismo sul fronte interno, assistiamo a importanti innovazioni, ad esempio l'ingresso nella comunicazione di Robert Faulkner, ex capo ufficio stampa dell'Uefa. Ottima la politica per la campagna abbonamenti che per agevolazioni e prezzi offre pochi alibi ai tifosi dell'Inter chiamati da metà agosto in poi a riempire il “Meazza”. Ma il calcio, anche quello cosiddetto moderno, non sfugge alla logica della storia.

Una squadra blasonata come l'Inter ha bisogno, sempre, non di vincere per forza, ma di essere in lotta per la vittoria e per centrare questo obiettivo. Serve una squadra con giocatori di livello. Il “popolo” nerazzurro è stanco, arrivare ottavi e ridursi a “gufare” la Juventus in una finale di Champions League non può essere il coronamento di una stagione. È vero, diciamo grazie senza ipocrisia al Barcellona, il favoloso triplete del 2010 è salvo, ma noi siamo l'Inter e al più presto il club dovrebbe riassaporare certe emozioni che mandano in estasi i tifosi e contribuiscono ad aumentarne il numero. Mentre scrivo fremo. Spero che da domani alle parole e ai nomi snocciolati, seguano i fatti. Altrimenti mi assale il timore. Non ho notizie in merito, esprimo sensazioni, ma ho ben chiaro cosa successe alla Juventus alla fine della scorsa stagione.

Antonio Conte, insoddisfatto per il mercato della società che si era fatta scippare Iturbe dalla Roma, ha salutato la compagnia dopo il raduno e se ne è andato. La storia poi l'ha smentito, con 10 euro i bianconeri sono riusciti a entrare nel ristorante da 100 euro anche se poi non gli hanno portato il dolce, ma intanto Conte se n'è andato. Roberto Mancini, nonostante i risutati partoriti non ne abbiano giustificato l'arrivo in compagnia del lauto ingaggio, è l'uomo giusto al posto giusto per la rinascita. Il Mancio è attaccato all'Inter, altrimenti non avrebbe accettato di tornare in una realtà profondamente ridimensionata rispetto alla sua prima esperienza in nerazzurro, quando contribuì a regalare scudetti e coppe a un club che non vinceva da troppo tempo. Ma Roberto Mancini pensa in grande, come i tifosi, è la storia nerazzurra che impone questo.

L'Inter nella prossima stagione non sarà presente in Europa, condizione che sembra allontanare nomi che altrimenti sarebbero abbordabili, perché Erick Thohir con l'offerta per Dybala, che poi ha scelto la Juventus, ha comunque dimostrato che, nonostante i conti sempre in rosso e la spada di damocle del Financial Fair Play, ha voglia e capacità di investire. Il problema è riuscire a convincere gli obiettivi di mercato a investire sull'Inter, nonostante nella prossima stagione il palcoscenico dove recitare sia solo il campionato italiano. Impresa impossibile come sembra quella per Yaya Touré? Dobbiamo rassegnarci a iniziare la nuova avventura con la squadra che ha concluso l'ultimo campionato all'ottavo posto? Se succedesse questo, magari l'Inter vincerebbe il prossimo campionato e il calcio, spesso, ha offerto responsi che con con la logica poco ci azzeccano. Ma è meglio non rischiare, meglio riuscire a portare casa qualche giocatore indicato dall'allenatore. Non sopporterei un suo addio alla Antonio Conte.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 10 giugno 2015 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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