Ieri mattina ci siamo svegliati con la bocca amara. Con le palle girate. Con l'invidia per chi se ne fotte e considera i calciatori 22 scemi in mutande che corrono dietro ad un pallone. E invece, giusto o sbagliato che sia, l'Inter determina in gran parte il nostro umore, la nostra voglia di dedicarci con il sorriso alle cose certamente più importanti della vita.

L'eliminazione nei quarti di finale di Coppa Italia ad opera della Lazio, che peraltro ha anche meritato di passare, fa male come un cazzotto in piena faccia. Perché, con l'eliminazione della Juventus, del Napoli, della Roma, andare avanti sarebbe stato importantissimo per cercare di tornare a vincere un trofeo. Lo ricordate? L'ultimo conquistato dalla Beneamata, fu proprio la Coppa nazionale nel lontano 2011, quando l'Inter di Leonardo vinse la finale di Roma contro il Palermo.

Non è possibile che questa squadra non riesca quasi mai a portare a casa il risultato quando si è in due in equilibrio sul cornicione. Nelle semifinali del 2016 riesce una rimonta da raccontare ai nipotini contro la Juventus che a Torino si era imposta per 3-0. Al Meazza i nerazzurri vinsero con lo stesso risultato contro ogni pronostico dopo una partita pazzesca, che solo l'Inter avrebbe potuto disputare. Ma quando c'è da completare l'opera, solo l'Inter non lo fa e dopo un miracolo di Neto al novantesimo su tiro di Perisic, arriva, puntuale l'errore dal dischetto (Palacio) che scatena lacrime e rimpianti, mentre Bonucci, autore del rigore decisivo, permette ai rivali di sempre di tirare il sospirone di sollievo. Va bene, vediamo cosa succede nei quarti del 31 gennaio 2017, toh Inter-Lazio a San Siro. I nerazzurri di Pioli erano reduci da nove vittorie consecutive, ma è stata la Lazio a gioire vincendo 2-1 grazie ad un Felipe Anderson imprendibile. Altro giro, altra corsa. Quarti di finale, sempre a eliminazione diretta, del 27 dicembre 2017. È derby, con un Milan pieno di problemi e i nerazzurri che scendono in campo con la consapevolezza di essere più forti. L'Inter gioca meglio, ma non mostra la fame necessaria. Risultato: Joao Mario spara addosso a Donnarumma il pallone della gloria, mentre ai supplementari l'emergente Cutrone piazza il colpo che in un derby fa male il doppio e che permette ai rossoneri di continuare il viaggio che li porterà in finale con la Juventus.

Va bene, ok. Ci si riprova quest'anno. Senza problemi con il Benevento dopo le paturnie della scorsa stagione con il Pordenone, si cerchia sul calendario ancora il 31 gennaio. A San Siro arriva ancora la Lazio. Sappiamo come è andata giovedì nella ghiacciaia milanese, nonostante il destino sembrava volesse spingere l'Inter ai due derby di semifinale. Il rigore nel recupero del secondo tempo supplementare, in casa, per chiunque avrebbe rappresentato una spinta decisiva verso la vittoria. E invece, dal dischetto ha fatto meglio la Lazio che andrà a riaffrontare il Milan, mentre i tifosi dell'Inter tornano a rimuginare sui se e sui ma. Ma è chiaro che la buona sorte te la devi andare a cercare e l'Inter attuale non sta facendo nulla per meritarsi anche un po' di fortuna.

Poco più di un mese fa, quel 26 dicembre purtroppo passato alla cronache per le tragiche vicende extracampo, l'Inter di Luciano Spalletti ha battuto il Napoli per 1-0 offrendo un gran calcio nel primo tempo. Tre giorni dopo i nerazzurri, pur non entusiasmando, sono andati a vincere a Empoli. Poi, la lunga sosta che ha causato più danni della grandine. Nel periodo di stop è successo qualcosa che non ha fatto bene e non sta facendo bene alla squadra. Troppo chiaccchiere sul rinnovo di contratto di Icardi, la voglia di Ivan Perisic di emigrare e messa in piazza, il sentore che tra il neo ad nerazzurro Beppe Marotta e Luciano Spalletti non ci sia quella sintonia necessaria a fare blocco unico. Il tecnico di Certaldo è stato determinante per la crescita dell'Inter, è riuscito, anche se tra mille difficoltà, a riportare la squadra in Champions Legue come richiesto dalla proprietà. Ha saputo recuperare giocatori che sembravano persi alla causa, Brozovic in primis e adesso Epic è forse l'unico veramente insostituibile. Lo si è visto anche giovedì contro la Lazio.

Ma ora le cose sono cambiate, a Milano anche i muri sanno che, dopo l'uscita di scena da Champions e Coppa Italia, solo un Europa League da protagonista oltre al mantenimento del terzo posto in campionato, potranno garantire a Spalletti il mantenimento di quel posto da lui tanto desiderato e che cerca sempre, al di la di errori anche evidenti, di mantenere con impegno e professionalità. Ma intanto c'è il rischio che il blocco squadra non lo veda più come il condottiero con cui andare senza remore in “guerra”, perché c'è Antonio Conte nel mirino. Grande nome, non c'è dubbio, così come quello del Cholo Simeone, di José Mourinho o di chissà chi. Ma c'è un presente da vivere ritrovando le perdute motivazioni perchè la stagione non è finita, anzi stiamo entrando nella fase cruciale per non dilapidare il vantaggio che permette alla Beneamata di galleggiare in posizione Champions e che dovrà invogliare al massimo la rosa a disposizione per fare bene in Europa, anche se non sarà più l'Europa più bella e prestigiosa.

Purtroppo la squadra, pur essendo complessivamente forte, ha evidenti limiti tecnici e di personalità, soprattutto a centrocampo e senza la convinzione di scendere sul terreno di gioco per fare blocco unico con società e allenatore, rischia solo di peggiorare. Uno dei problemi che andranno risolti in un un modo o nell'altro a stretto giro di posta, si chiama Radja Nainggolan. L'acquisto principe della scorsa estate, quello che doveva garantire alla squadra carisma e la personalità di cui dicevamo prima, gli strappi in grado di rendere imprevedibile la manovra di una squadra troppo monocorde. Finora, niente di tutto questo. Il Ninja è palesemente fuori forma e con la testa non sembra entrato nelle dinamiche nerazzurre che facili non sono. Non credo che il belga stia remando contro se stesso per imporre all'Inter una cessione. Dopo la fine del rapporto con la sua amata Roma avrebbe potuto cercare altri lidi, invece non ha esitato un attimo a firmare il contratto con l'Inter che gli ha permesso di ritrovare il suo allenatore preferito che ha fatto di tutto per vestirlo di nerazzurro. Ora è facile dire che si sia trattata di un'operazione folle, vista anche l'inaspettata esplosione del giovane Zaniolo nella Roma, che comunque mantiene i suoi problemi. Radja Nainggolan era uno di quei profili invocati dalla maggioranza dei tifosi dell'Inter abituati, negli anni post Triplete, ad acquisti minimali, con tutto il rispetto per i vari Gargano, Kuzmanovic o Schelotto. Ma è chiaro che l'operazione non sta funzionando, infortuni e una cattiva gestione degli stessi da parte del calciatore, hanno partorito il flop. Flop che ha raggiunto il massimo del fastidio giovedì con quel rigore fallito. Si era capito dalla rincorsa poco convinta, dallo sguardo distratto, che Nainggolan non avrebbe segnato. E si trattava del quinto penalty, che si di solito decide e purtroppo, ha deciso in negativo.

Ma il calcio è bello perché in un batter di ciglia può smentire giudizi e sentenze. Domenica l'Inter torna al Meazza contro il disastrato Bologna che però sarà guidato dall'ex Sinisa Mihajlovic e già sappiamo che per ottenere i tre punti, la squadra dovrà sudare. Complici infortuni, squalifiche e posizioni da chiarire, Luciano Spalletti non avrà a disposizione gli esterni che gradisce e forse Radja Nainggolan potrà essere schierato dal primo minuto dietro Icardi magari in coppia con Lautaro Martinez. Caro Ninja, per ora è pollice verso, ma se vorrai, il tempo e le qualità per cambiare la storia ce l'hai ancora. Altrimenti, che si faccia da parte senza più equivoci. L'Inter deve rimanere al centro di tutto. Mancano troppe partite per pensare già alla prossima stagione. Forza.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 02 febbraio 2019 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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