Alle critiche prevenute e a senso unico ci avevamo ormai fatto la bocca, ma è singolare come il sentimento dello stupore riesca sempre a essere rinnovato quando si tratta di Inter. Va bene criticare i nerazzurri per i deludenti risultati di questo inizio di stagione, però a tutto dovrebbe esserci un limite. L'Atalanta, descritta fino a sabato come una tra le migliori formazioni non solo d'Italia ma di tutta Europa, dal tardo pomeriggio di domenica è diventata poco più di un manipolo di scapoli e ammogliati. Non si spiegano altrimenti i giudizi negativi sul pari di Bergamo, mentre invece si magnifica la rimonta firmata Ibrahimovic nel 2-2 casalingo col Verona o il gol di Cristiano Ronaldo nel pari con la Lazio. Insomma, un pari a Bergamo vale meno di un punto in casa col Verona agguantato al 93' e di un punto a Roma contro un avversario falcidiato dalle assenze. Va beh.

Invece c'è da sottolineare il cambio di rotta di Antonio Conte, che oseremmo definire "rinsavito" dopo qualche sbandata di troppo. L'Inter di Bergamo è una squadra con senso, intelligente, attenta, concentrata. I nerazzurri hanno giocato una partita seria, condotta fino all'80' con merito. Addio agli sfarzi e alla brillantina della "bellezza", che tanto sbilanciamento aveva causato nelle precedenti uscite. Un atteggiamento garibaldino che alla lunga non aveva pagato, visto che il saldo faceva segnare il segno meno nonostante gare a lungo dominate sotto tutti i punti di vista. Conte ha capito, ha risettato e mandato in campo un bel 3-5-2 compatto e furbo. Non a caso, una macchia da occasioni da gol come quella di Gasperini non ha avuto alcuno spazio per far male, trovando il gol nell'unica mezza occasione avuta nell'arco dei primi 80 minuti. All'Inter è mancato l'attacco, e non esattamente per propri demeriti: Lukaku acciaccato, Sanchez ancora lontano dalla migliore condizione dopo l'infortunio patito in nazionale e Lautaro ammaccato per un risentimento muscolare accusato nel riscaldamento. Non si tratta di alibi, ma di cronaca. Di fatto, Conte si è trovato a dover affrontare l'Atalanta senza nessuna punta in salute. Eppure la stava portando a casa.

Alla fine della fiera, si paga un errore di Handanovic, che sul tiro di Miranchuk avrebbe potuto fare molto di più. Lo sloveno si fa trafiggere da una conclusione telefonata dell'ex Lokomotiv Mosca: un tiretto loffio e rimbalzante che toglie all'Inter due punti che avrebbe meritato. E purtroppo non è la prima volta che il buon Samir non fa la differenza: quando sei il portiere di una big, sai che devi intervenire una o due volte a partita, ed è lì che devi eccellere. Peraltro, come detto, il tiro non era neppure imparabile.

Ma tant'è. L'Inter non sorride, ma il campionato resta aperto, così come il cammino in Champions. L'eredità che lascia l'1-1 di Bergamo non è solo il rammarico per l'ennesima occasione sprecata, ma anche la consapevolezza di aver forse trovato la quadra giusta a livello tattico e di atteggiamento. Ora Conte non torni indietro, lasci stare la "bellezza" e il "percorso", e insista sulla concretezza. Con Lukaku, Lautaro e Sanchez a pieno regime certamente sarebbe andata diversamente.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 10 novembre 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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