Due sono gli argomenti che stanno imperversando sulle prime pagine dei quotidiani sportivi.
Il primo: campionato. Ricomincia o no? E se ricomincia quando ricomincia? E se no come facciamo? E se il ministro Spadafora non amasse il calcio anzi, boicottasse in toto la riapertura del pallone italiota? Una lunga, lunghissima serie di “e se” condita e infarcita da interviste possibili e impossibili per dimostrare la bontà della ripartenza calcistica. Personalmente sono anche per il pronti via, riprendiamo da dove siamo stati interrotti, basta ci siano tutte le attenzioni del caso. Non mi perdo in populismi e demagogie, ce ne sarebbe da scrivere a proposito di tamponi per alcuni sì e per altri no, però sono certo ci siano persone deputate a prendere determinate decisioni che, evidentemente, ne sanno molto più di me e di molti altri sull’argomento.
Il secondo: mercato. E qui possiamo parlare in tutta tranquillità senza populismi e demagogie, senza interviste possibili e impossibili. Sappiamo tutti che in tempi di calcio fermo ai box l’argomento principale di discussione, tra tifosi, è chi parte, chi arriva, quanto costa tizio e quanto ci pagano caio. Poi serve o non serve quel nome? In quali zone del campo c’è maggiormente bisogno di rinforzarsi? Dovesse partire il calciatore ics con chi andrebbe sostituito? Via così, discussioni e dibattiti che animano i pensieri pallonari dei sostenitori di questa o quella squadra. Per quanto ci riguarda, parliamo di Inter, trattiamo per qualche istante, che l’argomento è stato affrontato davvero da ogni punto di vista, la vicenda Lautaro Martinez. Perché è importante capire il destino di questo ragazzo, pagato una cifra considerevole volendo ma, al netto delle prestazioni offerte e dell’attuale valore di mercato, un’inezia. Un colpaccio, offerto ai nerazzurri dalla sapiente regia di Diego Alberto Milito - questo è il tuo mese, caro Principe de Bernal (ricordiamo ai due o tre che non dovessero saperlo, Bernal è la città natia di Diego) – in collaborazione con Saverio Zanetti e il settore tecnico nerazzurro. Offuscato la stagione passata dalla presenza di Mauro Icardi, col quale il giovane attaccante di Bahia Blanca ha sempre avuto un ottimo rapporto extra campo, e dalla ripetitività/rigidità degli schemi spallettiani – anche Antonio Conte da questo punto di vista non è che eccella per fantasia ad essere del tutto onesti e pur apprezzando, parlo per me, la nuova mentalità che il tecnico leccese ha portato nello spogliatoio interista –, la vicinanza col nuovo partner offensivo, Ro-me-lu Lu-ka-ku, ne ha indubbiamente esaltato le doti di goleador mostrandoci, in tutte le salse, le enormi potenzialità che il ragazzo possiede. I quotidiani spagnoli, ad esser precisi un paio, quelli vicini in maniera esponenziale al Barcellona, insistono sull’affare già fatto tra catalani e nerazzurri. Non si capisce bene su quali basi. Siamo partiti dai 111 milioni della clausola, siamo passati a 90 milioni, poi a 90 più un giocatore, poi 60 più due, se continua così sarà l’Inter a dover dare dei soldi ai blaugrana perché vengano a prendersi il ragazzo. Io credo che difficilmente Lautaro partirà, impressione personale non suffragata da conoscenza diretta del Toro; molto più semplicemente, se l’Inter vuole diventare davvero grande sarebbe un peccato mortale disfarsi dei pezzi da novanta attualmente in rosa. Altro nome che scalda, in questi ultimi giorni, è quello di Pogba. Non è un mistero per nessuno che Raiola vorrebbe cominciare a lavorare con Suning, di cui ha parlato in maniera più che positiva fin dall’avvento del colosso cinese a Milano, e l’affaire che vedrebbe coinvolto il talentuoso centrocampista francese è di quelli importanti, di prima fascia. Vero è che Pogba ha giocato poco e male dopo il mondiale, durante il quale è stato uno dei protagonisti del successo transalpino: infortuni, forse scarso feeling con l’ambiente e la città, un allenatore che magari non riesce a esaltare le qualità del ragazzo, insomma tanti ingredienti che, mescolati, potrebbero portare a un addio definitivo del francese dai Red Devils, vedasi esempio recente di Lukaku. E l’Inter, alla finestra, aspetta. Così come aspetta altri profili: alcuni giovani promesse, speranze, sulle quali costruire il futuro. Ma, per vincere nell’immediato, devi necessariamente attaccarti a chi ha esperienza, capacità nel gestire determinate pressioni e talune partite, conoscenza nel declinare il verbo vincere in ogni tempo e modo. Perché questo manca ai nerazzurri: condottieri abili a districarsi in ogni circostanza, ai quali appoggiarsi nei momenti di maggior difficoltà. Quindi ben vengano i giovani talenti. A patto, però, che crescano accanto a vincenti nel palmarès e nel cervello.
Alla prossima.
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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