Ottimismo, fiducia, date ipotetiche per la deadline. Intanto la firma di Milan Skriniar sul rinnovo di contratto con l’Inter non è ancora arrivata. C’è da preoccuparsi? Conoscendo l’attaccamento alla maglia del classe ’95 di Žiar nad Hronom, che veste il nerazzurro ormai dal luglio del 2017, non si farebbe fatica a dire ‘no’. Tenendo in considerazione l’altro lato della medaglia, però, è ovvio che le continue voci sulla ricca proposta Paris Saint-Germain rimbalzate un giorno sì e l’altro pure in estate e, soprattutto, l’accordo in scadenza il 30 giugno del 2023, tendono a lasciare un leggero stato d’ansia sulla questione.
Da quel giorno in poi - ormai lo sanno ormai anche i muri - il difensore slovacco sarebbe libero di accasarsi a qualsiasi club in quanto svincolato, con l'accordo che potrebbe essere anticipato di qualche mese. Uno scenario che l’Inter deve assolutamente scongiurare. Trattenere Skriniar a Milano significherebbe blindare la colonna di una squadra che dagli anni bui fatti di delusioni e sofferenze è riuscita pian piano a riemergere in Italia e in Europa, riportando in bacheca anche qualche trofeo importante. Perdere Skriniar a zero, invece, vorrebbe dire riassaporare con amarezza la pellicola del film che ha già visto come protagonista Ivan Perisic, sbarcato al Tottenham di Conte sia per ragioni professionali che economiche, ma anche per un ingenuo - ed eccessivo - ‘temporeggiare’ da parte della dirigenza nella strategia-rinnovo.
Sia parlando del croato (negli ultimi giorni protagonista al Mondiale con la sua Croazia con l’incornata al Giappone) che dell’ex Samp, Beppe Marotta si è spesso e volentieri lasciato andare alla parola “ottimismo”. Atteggiamento, nel primo caso, trasformato poi in rammarico dal corso degli eventi, con Ivan il Terribile che, senza una proposta sul tavolo ritenuta da lui consona alle ultime prestazioni monstre in nerazzurro, decise di svuotare l’armadietto di Appiano Gentile, riempire la valigia e volare a Londra, accettando la corte degli Spurs. Certo, la mossa dell’Inter di non spingersi oltre certe cifre deve essere analizzata e spiegata anche sotto un altri aspetti: quello economico, perché è sempre meglio non spingersi oltre le proprie possibilità (nella Torino bianconera stanno capendo in queste settimane il perché); quello tattico: uno con le caratteristiche fisiche e tecniche dell’ex Bayern è introvabile, ma in quel ruolo Inzaghi era (ed è) numericamente coperto dall’arrivo di Gosens e dall’esplosione di un Dimarco in definitiva rampa di lancio.
Per Skriniar il discorso è diverso. In primis stiamo parlando di un classe 1995 e non di un ’89 (e quindi con più anni di carriera davanti a sé), ma oltre questo si tratta di un giocatore ora difficilmente rimpiazzabile sul mercato. L’epilogo sarebbe - forse - stato differente solo in caso di arrivo di Bremer e di un altro centrale, con il contemporaneo incastro dell’importante mole di cash bonificata da Parigi per dare ossigeno le casse di Viale della Liberazione. In questo momento storico, invece, le strade sono tre. Due dannose (cessione a gennaio o addio a costo zero in estate, che garantirebbero una perdita tecnica ed economica) e un’altra che può portare solo benefici, e quindi da battere senza esitazione: la firma sul meritato rinnovo con ritocco dell’ingaggio. L’unica opzione consentita per evitare un altro Perisic.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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