Questo è probabilmente l'editoriale più nervoso che mi sia capitato di scrivere per FcInterNews. Posseduto da una rabbia post partita formato beffa, preso da una forma di impotenza calcistica verso una stagione che  distribuisce solo amarezze. Scrivere pochi minuti dopo un gol preso al 90° e che di fatto avrebbe cambiato i giudizi, il tragitto per il derby, lo spirito con cui avremmo trascorso queste interminabili prossime due settimane, rende l'analisi un esercizio di masochismo.

Il pareggio che ha un'impressionante somiglianza con una sconfitta dà la consapevolezza di una stagione disperata. Non tanto nel senso del risultato quanto piuttosto per l'azzeramento della speranza. Se mai una reale convinzione di andare in Champions League ci fosse stata, oggi questa è stata cancellata da una vittoria di un Napoli che ormai viaggia a pieno regime e dallo sconsolante andamento di quest'ultimo impegno dell'Inter. Col Verona si è partiti come peggio non si poteva, poi lo schiaffo ha svegliato la squadra, la quale ha trovato subito una manovra più rapida e un gol che è parso meritato. L'insistenza portava poi ad un palo di Kuzmanovic, insolitamente a suo agio, oltre a dei movimenti coordinati tra i reparti. Nel contempo, prima di arrivare al gol nella ripresa, la squadra mostrava, una volta di più il vero limite strutturale della sua proposta di gioco.

In pratica l'Inter gioca a pallamano. Medel la dà in orizzontale a Dodò, che a sua volta la restituisce a Medel, il quale la dà allora a Kuzmanovic che però cerca in orizzontale Kovacic, il quale la dà a Nagatomo. Forse arriva un cross ma forse no. E allora la palla torna indietro, magari a Ranocchia, che troviamo a fare il terzino (!) e si passa al lancio lungo. Questa litania la vediamo ripetere in eterno, al punto che il sospetto legittimo è che Mazzarri confidi nel gol per sfinimento o noia degli stessi avversari. 

La sostanza dice quindi che nessun centrocampista ha doti o qualità per gli inserimenti, come aveva abituato Cambiasso. La squadra inoltre non detta il passaggio. Se ne muove uno, forse due a turno. Si sprecano energie a tenere la palla e si finisce con il non avere ossigeno e forse la testa per ispirare una verticalizzazione di Kovacic o di qualche altro compagno. Palacio perciò, per vocazione non resta ad aspettare il passaggio in profondità e allora si decentra lasciando Icardi a fare il terminale.  In ultimo, un fatto non trascurabile: l'Inter non prova mai le percussioni perciò ottiene rarissime punizioni. Quasi mai dal limite dell'area.

È vietato per legge andare contro i tifosi, e allora diciamo che vedere poco più di 27.000 spettatori allo stadio non è normale ed è antistorico. Non credo si tratti solo di Mazzarri, le sue idee, il suo gioco e la sua comunicativa. Ci sono state epoche con allenatori non certo migliori di lui e Inter persino più deboli (oh yes). C'è una tempesta perfetta che ha travolto le passioni dei tifosi e che la società ha sottovalutato e continua a non affrontare con coraggio. Forse anche un imborghesimento di una buona parte di pubblico, sempre più legato al centro poltrona che al seggiolino. I tempi saranno anche cambiati ma per molti Mazzarri è un pretesto. Spero di essere smentito quando un giorno non ci sarà più questo allenatore.

Intanto in tribuna c'era un annoiato Thohir, vicino a Javier Zanetti. E mi sono chiesto diverse volte che cosa pensasse realmente e se avesse un decimo della frustrazione che personalmente vivo, per il quarto anno consecutivo. Il calendario dice anche che l'Inter deva ancora affrontare il Milan (domenica 23, senza Medel), la Roma, La Juventus, la Lazio, il Genoa e l'Udinese. Tutte squadre più avanti in classifica. Non so voi ma io sono stanco di vivere alla giornata.
Amala...
 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 10 novembre 2014 alle 00:02
Autore: Lapo De Carlo
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