Lacrime, sudore e sangue. Questo, a voler essere un po’ crudi, è il messaggio lanciato ieri da Marco Branca nel corso di una lunga intervista-confessione nella quale ha spiegato piani, e soprattutto difficoltà, dell’Inter di questi ultimi tempi. “Le idee non mancano, mancano i supporti per realizzarle”: queste indubbiamente le parole più forti, al di là delle specificazioni sulle differenze con gli altri paesi in merito ad asset, facilitazioni legislative e tesori delle varie società. Parole pesanti che tradotte in soldoni si possono interpretare con questa affermazione: il piatto piange. Si deve fare di necessità virtù, insomma, tirare la cinghia, fare i conti anche con delle cessioni dolorose ma necessarie anche per cercare di alleggerire il monte ingaggi che continua a rappresentare una voce fin troppo importante.

Nel suo piccolo, la situazione illustrata dal direttore dell’area tecnica nerazzurra è un po’ lo specchio dei tempi del nostro pallone: poca liquidità, si mira soprattutto ad acquisti a basso impatto economico quando non ai parametri zero; chi fin qui ha speso, o mira a spendere più degli altri, è chi, oltre a essere trascinato dall’onda lunga del successo nell’ultimo campionato, nel proprio bilancio ha potuto inserire una voce inedita per gli altri club, quella degli introiti dello stadio di proprietà. Ma anche loro hanno dovuto attraversare un’opera di ridimensionamento e di ‘vacche magre’, specie a livello di titoli, durata parecchi anni.

Qualche passo sul fronte nerazzurro è stato fatto, impossibile negarlo: arriva Palacio, si riscatta Guarin, la completa acquisizione del cartellino di Poli pare una formalità, si blinda un gioiellino come Samuele Longo. E ora, si cerca di arrivare a Mattia Destro, per il quale però la partita si è fatta più complicata. Purtroppo fanno più rumore i colpi mancati, come Lavezzi o Isla (Giovinco a mio modo di vedere non può essere inserito in questa categoria, visto il contesto). Ma la questione focale è un’altra, e cioè: non si può comprare se prima non c’è una cessione. Il caso lampante è quello dettato da Matias Silvestre, il cui arrivo pare ormai prossimo ma passa inevitabilmente dalla partenza di Lucio. Solo che la tempistica tra un’uscita e un’entrata quasi mai coincide, e mentre si intavola una cessione c’è sempre il rischio concreto che un obiettivo in entrata venga soffiato da chi ha al momento più risorse da offrire. Insomma, è una lunga salita.

Alla fine, colui dal quale passeranno le sorti sul campo della squadra nerazzurra nei prossimi anni sarà un uomo solo: l’allenatore.  Saranno infatti l’intelligenza e la capacità di Andrea Stramaccioni, confermato a furor di popolo dopo il suo debutto da tecnico della prima squadra, la vera discriminante in questo momento delicato. Toccherà a lui reinventarsi alchimista, trovare la formula giusta per ottenere il meglio dal gruppo a disposizione. Magari contando su qualche altro nuovo arrivo oppure riuscendo, come da lui annunciato ieri, a integrare un manipolo di giovani della Primavera campione d’Italia (il riscatto completo di Longo viaggia in questa direzione). Riuscirà Strama in quest’impresa? Soprattutto, gli sarà dato il tempo necessario?

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Ven 22 giugno 2012 alle 11:20
Autore: Christian Liotta
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