Al di là delle leggende metropolitane, viene da chiedersi che diavolo (ogni riferimento al Milan è involontario) abbia davvero combinato Marip Balotelli per creare questa montagna di dissenso intorno a sé negli spogliatoi di Appiano Gentile. Se prima quello era il suo fortino, dove poteva trovare rifugio dagli assalti mediatici che con costanza quasi certosino lo andavano a colpire amplificandone i difetti personali, oggi quel porto sicuro si sta rivelando la tana dal lupo (ogni riferimento alla Roma, beh, come sopra…). I compagni ce l’hanno con lui, Mourinho ce l’ha con lui, Moratti è a tanto così da scaricarlo una volta per tutte. Ma cos’è successo? Prima bastava poco per scatenare intorno a Balotelli una difesa a oltranza, da parte del club e dei compagni di squadra. Oggi però la musica è cambiata e nessuno, compresi coloro che più di tutti gli sono stati vicini, è pronto a tendergli la mano. Per colpa di chi? Considerando che ormai è una presa di posizione unanime alla Pinetina, la risposta è scontata: di Balotelli.

È una sua responsabilità il muro contro muro elevato nei confronti di Mourinho, che potrà avere tutti i difetti del mondo ma è pur sempre un suo superiore e solo per questo merita rispetto. Invece lui, Mario, non vuole più piegarsi agli stimoli esterni, ha deciso che in tutta questa faccenda è lui la vittima e non vuole chiedere scusa per quanto (cosa?) accaduto. Finora l’ho sempre difeso, considerandolo un patrimonio dell’Inter e del calcio italiano, ma la linea di demarcazione tra le incomprensioni e la testardaggine autodistruttiva che ultimamente il ragazzo ha manifestato è stata varcata abbondantemente. Neanche la possibilità di un chiarimento con Mourinho gli è stata sufficiente per tornare nel gruppo. Eppure sarebbe bastato chiedere scusa, una parola banalissima che tutti da lui si attendono. E sembra difficile che quei ‘tutti’ siano impazziti e pretendano una sua genuflessione immotivata… Invece no, avanti fino in fondo anche a costo di non giocare più per tutto il resto della stagione.

La squadra si è giovata finora delle sue prestazioni, ma non lo ritiene fondamentale per andare a vincere contro qualunque avversario. Balotelli è un plusvalore, non un valore irrinunciabile. Capisco che l’orgoglio gli impedisca di prendersi delle responsabilità che lui non considera sue, ma potrebbe fingere almeno per il suo bene. In quanti, nella sua posizione, a quest’ora, di fronte alla prospettiva di rimanere fuori per altri mesi (ormai la Nazionale, se davvero c’era ancora un barlume di speranza, è andata definitivamente…), avrebbero messo da parte l’orgoglio e accettato di conseguenza le regole del gruppo? Cosa spinge Mario, che di Super ha ormai solo la testardaggine, a persistere su questa linea controproducente? Il gioco vale davvero la candela? Non sta mica combattendo per la propria integrità morale, diamine! Qualcosa è cambiato, è evidente, e ciò è avvenuto soprattutto nelle ultime settimane. Il meccanismo difensivo dell’Inter si è spezzato e non lo copre più dagli attacchi esterni. Anzi, lo respinge anche tra le mura domestiche.

Questa faccenda mi ricorda le ultime settimane di Ibrahimovic con l’Inter: i vaffa spediti apertamente ai compagni, le manie di protagonismo, il mal di pancia persistente e la calma apparente con cui sembrava attendere l’inevitabile. Vale a dire, l’addio all’Inter (ma almeno Ibrahimovic una maglia del Milan non l’ha mai indossata…). E chi c’era alle spalle dello svedese? Mino Raiola, esperto manager, bravissimo a consigliare i suoi assistiti quando fiuta la possibilità di fare un salto (economico soprattutto) di qualità altrove. Anche Balotelli, da qualche tempo, è assistito da Raiola, e il suo atteggiamento insopportabile nei confronti di allenatore e compagni, così come le sue esternazioni milaniste, stanno diventando lapalissiani e non prevedono marce indietro.

Sembra quasi che il ragazzo stia facendo di tutto per farsi mandare via a fine stagione, situazione in cui, negli anni precedenti, non si era mai trovato. Altrimenti non mi spiegherei questo suo atteggiamento portato all’estremo, senza un minimo di esame di coscienza che qualunque persona intelligente dovrebbe essere in grado di sobbarcarsi. Chiaramente spero che le mie sensazioni siano sbagliate, e di essere smentito appena possibile. Magari con un mea culpa pubblico da parte del giocatore, che dimostrerebbe così di esser in qualche modo ancora legato ai colori nerazzurri e di poter diventare un vero professionista, senza sputare dentro al piatto dove ha mangiato finora…

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Sab 27 marzo 2010 alle 09:33
Autore: Fabio Costantino
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