Keita Balde è considerato da Spalletti quel tassello in grado di completare il puzzle dell'attacco. Lui ha tutte quelle qualità che mancavano ed è per questo che l'ha voluto fortemente. La Gazzetta dello Sport si sofferma su tre punti cardine: doti, disciplina e tattica.

LE DOTI - Nel bagaglio tecnico di Keita ci sono doti da contropiedista, con percentuali di realizzazione in velocità decisamente alte. In una squadra che l’anno scorso arrivava sempre sul fondo, ma faticava a creare la superiorità numerica, dopo Politano si aggiunge un altro uomo in grado di saltare l’avversario diretto in dribbling: a Montecarlo gli è riuscito 30 volte, nella stagione precedente alla Lazio addirittura 53. Al dribbling può seguire il tiro: partendo da sinistra può liberare il destro, il piede migliore, ma sa calciare con entrambi. 

LA DISCIPLINA - Alla Lazio Keita ha vinto le partite da solo, scherzato con i difensori avversari e qualche volta un po’ troppo pure con i compagni, in allenamento. È finito fuori rosa, qualche volta pure fuori strada. Ma l’Inter può e vuole far leva su un ragionamento. È stato il senegalese a scegliere l’Italia.

LA TATTICA - Keita nasce come esterno d’attacco: è lì che Vladimir Petkovic, allora tecnico della Lazio, lo fece debuttare in A. La fascia preferita? Keita è un destro che quasi fai fatica a riconoscerlo, perché sa calciare bene anche con l’altro piede. Ergo: facile vederlo a sinistra, altrettanto comodo schierarlo a destra. Il ragazzo è giovane, anni 23, ma con una carriera sufficientemente lunga per veder geneticamente modificato il suo ruolo. Keita ha imparato anche a fare altro. Ad esempio la prima punta, alla Lazio. Oppure il trequartista.

Sezione: Rassegna / Data: Mar 14 agosto 2018 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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