Lunga disamina della Gazzetta dello Sport sul prossimo Derby d'Italia, quello del 6 ottobre. Una sfida ancora più sentita, se possibile, vista la prsenza sulla panchina nerazzurra del grande ex Antonio Conte. E allora la rosea analizza pregi e difetti di Inter e Juve a poco più di una settimana dal confronto diretto, con in mezzo anche gli impegni di Champions tutt'altro che banali.

PUNTI DI FORZA

Miglior difesa dei cinque maggiori campionati europei: letta così, fa già abbastanza effetto. È là dietro, con un solo gol incassato in cinque partite, che Antonio Conte ha costruito il suo cinque su cinque. Un giorno a Joao Pedro andrà pur chiesto come si fa a segnare all’Inter. Di certo c’è che Conte è riuscito a mantenere altissimo lo standard di rendimento, pur ruotando quasi tutti i protagonisti a disposizione, esterni di fascia compresi. 

Se ne facciamo una questione di calcio visto nell’ultimo mese, la Juve comincia da Bonucci, Khedira e Matuidi, per rendimento superiori anche a Ronaldo, per quanto eretico possa sembrare. Queste sono le certezze su cui Sarri si è appoggiato, assieme ai fedelissimi Pjanic, CR7 e Higuain. In rapida risalita, Ramsey: a Brescia, la Juve col trequartista ha convinto. Se parliamo di Inter-Juve, invece, il grande punto di forza intorno a cui costruire la partita è la qualità superiore dei singoli. Non per caso, la Juve ha avuto in mano le due partite più importanti, contro Napoli e Atletico. Se solo evitasse di farsi rimontare...

PUNTI DEBOLI

L’Inter ha ovviamente mostrato anche dei limiti, in questa prima fase di stagione. Ad esempio un’inimmaginabile (fino a un mese fa) dipendenza da Sensi: senza di lui la pulizia di gioco non è la stessa, l’ingresso con la Lazio ne è la prova al contrario. Secondo step: l’Inter deve migliorare nella circolazione di palla, specie nelle uscite difensive con Godin e soprattutto Skriniar. Terzo punto: Lautaro-Lukaku non parlano ancora la stessa lingua in campo, i movimenti vanno sincronizzati.

De Sciglio, Danilo, Douglas Costa, il Big Bang del ginocchio destro di Chiellini. Volendo, la polmonite di Sarri. La stagione ha già dato diverse brutte notizie e questo oggi è il limite principale della Juve: MS ha dovuto adattarsi spesso e contro la Spal anche Alex Sandro, in Brasile per un lutto, quasi certamente mancherà. 

L'ASPETTO PSICOLOGICO

Le aspettative dei tifosi che inevitabilmente crescono: non c’è nulla di male, è un processo fisiologico. Ma è proprio quel che Conte vuole evitare: il rischio è che inconsciamente ci sia un calo di tensione nella squadra. E se l’Inter ha davvero una chance – pensa il tecnico – di produrre un duello scudetto duraturo, può riuscirci solo senza mai abbassare la tensione. Finora è stato proprio così.

Sarri non è Conte: approccio meno viscerale con i giocatori. Sarri va capito e studiato, l’apprendimento conta sempre un po’ più dello sforzo. Queste settimane hanno registrato reciproci apprezzamenti: MS si è innamorato di Douglas Costa, Khedira e Matuidi, diversi giocatori hanno visto positivamente le sue prime lezioni, con tanto pallone e attenzione alla fase difensiva. La squadra ha risposto bene alla prima partita-scudetto col Napoli e al pericolo-Madrid ma ha avuto qualche calo di tensione, il peggiore contro la Fiorentina. 

LA CHIMICA

La squadra ha mostrato già tutto quel che l’allenatore vuole da lei: pressing, difesa che costruisce gioco, esterni attenti e propositivi, centrocampo preciso nelle due fasi. E allora non ci sono margini di miglioramento? Altroché: non si è mai visto tutto insieme, ecco dove vuole arrivare Conte. L’Inter intanto ha vinto tre partite su cinque di misura, rosicchiando e faticando: il carattere del suo allenatore è già ben visibile.

Quanto è sarriana la Juventus? La domanda è stata ripetuta giorno dopo giorno, così tanto da diventare noiosa. La risposta, inevitabilmente, è parziale, interlocutoria. Sarri ha capito che la Juve non sarà mai una fotocopia del suo Napoli: troppo diversi i singoli. Eppure, a tratti, il tocco dello stilista si è visto: per nulla a Firenze, un po’ a Brescia, di sicuro nella prima ora contro il Napoli. La chimica con i singoli invece dipende... dai singoli. Un caso negativo: Emre Can è molto deluso per gli zero minuti nell’ultimo mese. Due casi positivi: Higuain ritrovato e Pjanic.

L'IMPATTO DEI NUOVI

Subito Lukaku e Sensi, poi Godin e Barella, da mercoledì anche Biraghi: non si può dire che i nuovi acquisti non abbiano avuto un buon impatto con Conte. Affidabilità, sprint, qualità, esperienza, gol: sul mercato l’Inter avrà anche «solo» sostituito e non aggiunto - come dice Conte –, ma per il momento pare averlo fatto bene. All’appello manca Lazaro, inserito in Champions nel momento più difficile della sua squadra. E manca soprattutto Alexis Sanchez, l’unico di qualità sopra la media in fase offensiva. L’attesa sta per finire: domani con la Samp il cileno può partire titolare, il tempo del rodaggio è finito.

Higuain si può considerare un nuovo giocatore della Juve e di Sarri? Se sì, si può dire che l’inserimento dei nuovi regala buone notizie: il Pipita è diventato presto il 9 titolare e Ramsey ora può affermarsi da 10. È lui la notizia più positiva della settimana. Decisamente meno sorridente, in un centrocampo molto «allegriano», Adrien Rabiot, che ha cominciato con un brutto primo tempo a Brescia, in parte riabilitato nel secondo. De Ligt e Danilo invece hanno faticato ma sono diventati per necessità due titolari, mentre Demiral per ora... studia. Il top, la fuga per la vittoria di Danilo con il Napoli: 29’’ di gloria.

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Sezione: Rassegna / Data: Ven 27 settembre 2019 alle 08:57 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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