G​​​​​​​eorge Weah non dimentica la 'sua' Italia e si mostra preoccupato in questi giorni di pandemia. Lo confessa alla Gazzetta dello Sport.

Nel 2014 l’ebola in Liberia uccise oltre 4.000 persone. Che lezione potete trarre da quell’esperienza? Siete preoccupati che l’epidemia possa ripetersi?
"Sono preoccupato, sì. Per vari motivi. Perché i paesi che allora vennero in aiuto della Liberia, della Guinea e della Sierra Leone, le nazioni più colpite dall’ebola, ora sono loro stesse a essere in difficoltà. E perché il virus dell’ebola era conosciuto, mentre questo non lo è. Allora si sapeva cosa si doveva combattere, ora no. Questo è il pericolo. E la cosa fa paura. Sappiamo come si prende il coronavirus, ma non come si cura. Possiamo solo dire alla gente di lavarsi le mani e di non toccarsi la faccia, nulla di più. Possiamo dire alla gente di essere disciplinata, partecipe, attenta, unita nella lotta e rispettosa delle regole, però non sappiamo che cosa stiamo combattendo".

Avete già chiesto o imposto alla gente di stare a casa?
"La nostra situazione è complessa. Dobbiamo prevenire, e per questo stiamo tracciando tutti coloro che possono essere entrati in contatto col primo caso ma dobbiamo fare attenzione perché non possiamo distruggere l’economia del Paese. E non vogliamo che la gente entri nel panico, perché poi commette degli errori".

È preoccupato per le sorti dell’Africa?
"Questo virus è pericoloso per il mondo intero, e lo è ancor di più per l’Africa. Stanno soffrendo i paesi che hanno aiutato l’Africa ai tempi dell’ebola, non oso pensare all’idea che il coronavirus possa estendersi su tutto il territorio africano. Dobbiamo fermarlo assolutamente per salvare un gran numero di vite umane, e questo stiamo cercando di fare. Ma sono preoccupato. Voglio prendere le decisioni giuste per salvare la mia gente. Se il virus si diffonde in Africa con la stessa violenza con la quale ha attaccato l’Europa qui avremo un problema molto molto serio".

Ha parlato con Paolo Maldini?
"Ancora no. L’ho saputo ieri, ho visto le loro foto e le ho condivise. Sono molto triste. Il mio pensiero e il mio affetto più sincero vanno a lui e tutte le famiglie delle tante persone colpite dal virus o che hanno perso persone care. Spero che Paolo e Daniel possano curarsi rapidamente. Sono tante le squadre di calcio che hanno problemi, ma questo è un aspetto marginale: la grande preoccupazione per me è legata al fatto che nessuno sa che cosa stiamo affrontando".

Sezione: Rassegna / Data: Mar 24 marzo 2020 alle 10:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print