Anche se il momento per lui non è dei migliori, il giovane terzino nerazzurro Davide Santon ha raccontato la sua carriera indissolubilmente legata all'Inter attraverso le pagine de La Gazzetta dello Sport, approfittando dello spazio concessogli per narrare la sua storia in quanto candidato al 'Gillette Future Champion', competizione nella quale è in lotta con Nicola Pozzi (Sampdoria) e Alberto Paloschi (Parma), altri due talenti emergenti. Nel ritornare nel suo passato, Davide ha deciso di partire dalla fine: "Parto dalla fine perchè sono convinto che la gioia più grande della mia carriera debba ancora arrivare, malgrado mi ritenga fortunato e privilegiato: ho giocato in Champions, in Nazionale e con una grande squadra come l'Inter a soli 18 anni... La mia storia iniziò al Bosco Mesola, squadra di mio padre dove giocavo da attaccante perchè ero il più alto di tutti. Poi il primo provino con il Ravenna, a 9 anni, che mi prese: lì lavorava Fulvio Pea, attuale tecnico della Primavera dell'Inter che mi segnalò ai nerazzurri. Mi chiamarono a Milano per un provino, quel giorno non lo scorderò mai: giocammo contro la Sangiulianese, mi concessero la fascia di capitano per farmi sentire a mio agio, e giocai da esterno di centrocampo. Segnai una rete, convinsi tutti e l'Inter mi prese e mi parcheggiò al Frutteti, una squadra satellite. Lì però giocavo con i Giovanissimi provinciali, quando andava male vincevamo 8-0. Quando tutto è così semplice crescere è complesso, così sono tornato al Ravenna per giocare a livello nazionale e segnai ben 7 reti, una delle quali proprio alla mia Inter".

Poi, il trasferimento a Milano ed i tanti sacrifici: "Scuola, pulmino, allenamento, casa, compiti, letto. A 14 anni il trauma del trasferimento in una metropoli come Milano. Ero lontano dalla mia famiglia, ma per fortuna i miei ogni domenica per vedermi facevano 600 chilometri e non li ringrazierò mai tanto quanto meritano. Era il 2005, i sacrifici diventavano pesanti ed anche la mensa del convitto dove studiavo e vivevo mi aveva decisamente forgiato lo stomaco. Poi, la svolta: finale del Torneo Annovazzi contro il Milan, gioco una gara strepitosa, con un gol, tre assist, premio di migliore in campo strameritato. Anche grazie a quella gara ho accelerato il mio passaggio a Interello, dove si allena la Primavera e dove si mangia in ben altro modo... In effetti, non ho avuto una crescita omogenea: dagli Allievi sono passato direttamente ad allenarmi con la prima squadra. Lì non ho giocato per mesi, ma il massimo è stato quando il team manager Butti mi telefonò nell'estato 2008 dicendomi che non avrei fatto le vacanze per un gran bel motivo: il ritiro con i campioni. Quasi quasi rischiavo l'infarto... Il resto, poi, è storia nota. L'esordio in Coppa Italia con la Roma, il filotto di partite tra cui due di Champions contro il Manchester del mio idolo Cristiano Ronaldo, la convocazione in Nazionale con esordio a Pisa contro l'Irlanda del Nord, i complimenti di Abete. Insomma un sogno: ma ve lo dico, il bello deve ancora venire, me lo sento...".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 17 novembre 2009 alle 13:02
Autore: Fabrizio Romano
vedi letture
Print