Ad un certo punto, sembrava quasi possibile uscire dall’Allianz Stadium portando con sé almeno un punto. Quando Gagliardini si presenta davanti a Szczęsny con il pallone dell’uno a zero tra i piedi, l’Inter è vicina all’apice della sua prestazione. Ma il tiro di Gaglia si stampa sul palo e la partita cambia. Poi è questione di episodi, ben prima del gol di Mandzukic: dopo un primo tempo combattuto, la squadra di Spalletti incomincia una lenta ritirata, come successo sia contro il Tottenham sia contro la Roma. Il tecnico interista ingarbuglia il piano partita con un cambio pittoresco che la squadra non sembra assimilare: non è un caso che il gol arrivi proprio dalla fascia in cui è stato tolto Politano ed è stato allargato Joao Mario. Mandzukic segna crudelmente all’Inter, sfruttando una disattenzione generale che costa tre punti. 

L’APICE DELL’INTER - Per la squadra di Spalletti è sembrata fin da subito una partita complicata: fin dai primi minuti la difesa è stata messa a dura prova perché i movimenti a elastico del tridente bianconero ha smosso le linee interiste e ha fatto perdere i riferimenti ai centrali e ai centrocampisti. Poi il tecnico di Certaldo sistema i suoi con un 451 di contenimento e Allegri, preventivamente, inverte Cancelo e De Sciglio per curare meglio Politano e la Juventus perde in fluidità: il blocco in mezzo al campo opprime la squadra di Allegri che sbaglia diversi palloni in uscita. Icardi gioca una partita coraggiosa, spalle alla porta e indirizza spesso i compagni al tiro. È qui che Gagliardini incespica e non trova il guizzo per punire gli avversari. Poco dopo, da un’altra palla persa nasce un cross di Politano che prima Skriniar non riesce a indirizzare e poi trova Perisic e Icardi che vogliono concludere insieme, alla Holly e Benji: il pallone lo tocca il croato, ma la sua girata finisce fuori. Con lo stesso tempismo di Londra, nel momento di massima spinta l’Inter incomincia a ritrarsi come mareggiata: è come se la squadra fosse andata fuori giri e dovesse riassestarsi. Farà arrabbiare Spalletti il fatto che il gol arriva nel modo in cui l’Inter doveva provare ad attaccare la Juve: prendendo alle spalle i terzini. Le sconfitte in campionato ora sono già quattro: un po’ troppe, con il Napoli che può scappare a +6 vincendo contro il Frosinone. 

DUELLI PENDENTI - Il 4-3-3 con cui Spalletti ha schierato l’Inter all’Allianz Stadium è stata una dichiarazione d’intenti: giochiamocela sui duelli individuali e proviamo a smorzare l’inerzia della gara. Se nel primo tempo la tattica ha funzionato grazie a un Brozovic maestoso che sapeva muoversi tra le linee con decisione, nella ripresa i tre di centrocampo non sono riusciti ad arginare Bentancur e Matuidi, saliti di colpi. È anche merito loro se si alza vertiginosamente il pressing della Juve, quello che mette l’Inter fuori partita in maniera definitiva. Come spesso accade, Spalletti non riesce a rendere fluida la circolazione di palla ed è costretto a chiamare in causa Borja Valero, snaturando l’idea della squadra. Si può riassumere con l’ermetismo di un tweet: piano partita perfetto, esecuzione fallace. 

IL BLACK OUT - L’Inter vista allo Stadium ha dato il 100% di sé stessa, inutile negarlo. Aveva creato anche i presupposti per passare in vantaggio, come contro il Tottenham. È mancata la scintilla definitiva, la zampata di cattiveria agonistica che condiziona la partita. Perisic è ancora distante da sé stesso e anche Skriniar ha scricchiolato in alcuni momenti. Il rammarico è ampio se si pensa che Ronaldo ha giocato una partita normale, limitato anche dall’operato di Miranda, alla prima prestazione importante della stagione. Ora, presupporre una sconfitta allo Stadium è legittimo, nella maratona della Serie A: Spalletti, con un centrocampo ridotto all’osso, l’incognita di Nainggolan e Vrsaljko non al meglio deve ricompattare la squadra verso un moto d’orgoglio per far sì che il black-out psicologico non si ripeta: è difficile pensare di ribaltare molte partite semplicemente ammassando attaccanti nell’area avversaria. È una questione di dettagli, ma è ciò che manca all’Inter per essere davvero una grande squadra. 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 08 dicembre 2018 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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