Dopo una pausa minima, la squadra si è ritrovata ad Appiano e ha cominciato la preparazione. Dalla partita contro la Fiorentina, abbiamo assistito a un saliscendi di emozioni e di prestazioni che hanno portato l’Inter a rincorrere sia in Serie A sia in Champions League: e se ci sono alcuni giocatori, come Lukaku, Barella e Bastoni, che hanno elevato il proprio livello e si sono confermati sugli standard dell’anno scorso, ci sono alcune “armi spuntate” a disposizione di Conte da cui è lecito chiedere di più, per ritrovare la forma migliore e dare la caccia al Milan capolista. Tutti devono dare di più, ovviamente. Il livello generale non è stato sufficiente. Ma ci sono alcuni elementi che più di altri possono contribuire a dare una svolta immediata alla stagione. Chi sono?
LAUTI - Il primo giocatore è il più ovvio. Lautaro Martinez deve salire di colpi e riportarsi al livello dell’inverno scorso, quando con Lukaku ha terrorizzato le difese di mezza Europa. Il Toro deve trovare continuità, ancor prima che nei cicli di partite, all’interno degli stessi 90’: ormai ha abituato a una prestazione se riesce a segnare nei primi 30’ e a un’altra, se non riesce a trovare la porta. La sua brillantezza nel tocco ogni tanto è offuscata da una tendenza a cadere al primo contatto e a entrare e uscire dalla partita. Basti pensare al derby: dopo la prima mezzora di dominio su Kjaer, nella ripresa Lauti è uscito dalla gara e non è più stato pericoloso. O, ancora, contro lo Shaktar: con l’errore incredibile sottoporta: non si giudica i giocatori in base a un errore, ma quella specifica giocata ha un peso incommensurabile nel percorso interista in Champions. Nulla è ancora compromesso, ma ritrovare il miglior Lautaro permetterebbe a Conte di uscire dall’empasse creativo in cui la squadra, quando affronta avversari arroccati, incappa.
VIDAL - L’alfiere di Antonio Conte è arrivato con il biglietto da visita del guerriero e, nelle prime uscite, non si è mai risparmiato. Corsa costante, contrasti, leadership. Sembrava il tassello definitivo per il centrocampo dell’Inter, un complemento ideale a Barella. In Champions League ha tradito anche lui: il doppio errore contro il Borussia e la prestazione da dimenticare contro il Madrid hanno smosso le certezze di Conte, che a lui non ha mai rinunciato: ma qual è il suo vero ruolo? E’ possibile che, con il ritorno in pianta stabile di Gagliardini, Re Artù venga spostato più avanti? Contro l’Atalanta ha alzato sensibilmente il suo bacino e ha fatto male: al di là del gol sfiorato di testa, ha creato l’azione della rete di Lautaro con un’apertura sui trenta metri, per poi sprecare il colpo del KO a tu per tu con Sportiello. Vidal deve dare di più, perché é arrivato a Milano per vincere: che la doppietta con il Cile lo abbia, definitivamente, sbloccato?
LA DIFESA - In questo caso, fare nomi è impossibile. Ci si aspetta tanto da Skriniar, ovviamente: ma lo slovacco è stato fuori per talmente tanto tempo causa CoVid-19 che è impossibile chiedere “di più”. Basta semplicemente che ci sia. Lo sviluppo tecnico e tattico di Skriniar è una chiave di volta della stagione interista: se riuscirà a limare gli errori della stagione scorsa e continuerà a proporsi come elemento di costruzione in alternativa a Bastoni, allora Conte avrà un arma importantissima in faretra.
Dall’altro lato, anche Stefan De Vrij deve ritrovare quella sicurezza nell’impostazione e la lucidità con cui ha condotto i suoi nella stagione passata: lui, insieme a Skriniar e Bastoni, hanno preso due gol in due partite da titolari, entrambi viziati da pesanti errori individuali (Lazio e Atalanta). Insieme, rappresentano la miglior garanzia di solidità dell’Inter: attorno a loro, Young necessita di battere un colpo importante e, soprattutto, Hakimi deve inserirsi alla perfezione nei meccanismi di Conte. Quando è arrivato, l’ex Dortmund sembrava calzare a pennello nelle idee del tecnico salentino: dopo un inizio folgorante, qualcosa si è inceppato. Normale, perché il ragazzo ha appena ventidue anni. Ora è il momento, anche per il numero 2, di riprendere lì dove si era interrotto: la freccia sulla destra è l’attaccante aggiunto di cui ha bisogno Conte per migliorare i propri schemi e concretizzare al meglio le occasioni.
ED ERIKSEN? - Il danese è un capitolo che si è complicato pagina dopo pagina. Siamo vicini, almeno a livello mediatico, a un punto di non ritorno. Il mix è esplosivo: panchine, incomprensioni tattiche, prestazioni insufficienti condite a risultati della squadra inaccettabili. A tutto questo, si uniscono le ultime due, rumorosissime panchine contro Madrid e Atalanta. Conte ed Eriksen devono decidere una volta per tutte cosa vogliono essere: il tecnico crede che il danese possa essere un valore aggiunto in questa rosa? L’ex Tottenham si è convinto che le idee di Conte possano amplificare il loro gioco? Noi non sappiamo cosa succede all’interno di Appiano Gentile, possiamo solo limitarci a commentare da fuori.
Quel che vediamo è l’applicazione degli schemi di Conte e la difficoltà di Eriksen di farsi trovare nelle zone calde, in posizione corretta: di solito, il 24 riceve spalle alla porta con un tocco all’indietro e dai suoi lanci millimetrici non sono ancora scaturiti gol. Serve una scintilla, ma soprattutto serve chiarezza fra i due: da come Eriksen e Conte ne parlano, c’è ancora qualcosa che non quadra. E’ il momento, per il bene dell’Inter, di risolvere questo intrigo. E ricominciare la corsa, perché quest’anno il gruppo interista è all’altezza della doppia competizione e, soprattutto, ha la possibilità di affermarsi in uno scenario italiano mai così incerto. Sarebbe delittuoso non approfittarne.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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