Resta tanta, tanta amarezza per ciò che poteva essere e non sarà. Mai come in questa stagione, con la Juventus schiacciasassi fuori dai giochi, la Coppa Italia era un obiettivo sensibile per l'Inter, che superando ieri sera la Lazio al Meazza si sarebbe regalata un doppio derby in semifinale con la possibilità di raggiungere la finale e trovarsi davanti un avversario ampiamente alla portata. Invece ognuna di queste valutazioni ora va fatta per i biancocelesti, che dopo ieri sono ancora in corsa per il trofeo.
Mala tempora currunt in casa nerazzurra, questo mese di gennaio sta tradendo le attese e confermando i campanelli d'allarme riecheggiati alla fine del 2018, quando pur segnando con il contagocce la squadra aveva portato a casa vittorie importanti (in primis contro il Napoli), dando però l'idea di non essere al meglio. Oggi l'idea è diventata evidenza e solo una vittoria ai rigori avrebbe potuto camuffarla, rinviando i cattivi pensieri. Tanti, troppi i problemi in questa Inter, anche di natura diversa ma che insieme producono un frullato di negatività. Partendo dalla prestazione contro la Lazio, in linea con quanto visto nelle precedenti settimane, ecco un tentativo di analisi di ciò che non va.
CONDIZIONE FISICA E INFERMERIA - La sensazione è che la squadra, che pure ieri sera ha corso per 120 minuti, stia accusando la pausa invernale e i carichi di lavoro alla ripartenza. Qualcuno più di altri, è chiaro, ma in generale si corre ma lo si fa male, senza un certo criterio, sprecando energie e perdendo alla lunga lucidità. Poi, naturalmente, ci sono casi palesi come Radja Nainggolan su tutti, ma anche molti compagni di squadra (Matteo Politano non ne ha più, Roberto Gagliardini paga le molte panchine, Joao Mario è fermo senza palla tra i piedi, Kwadwo Asamoah sembra frenato) che macinano chilometri senza tuttavia sfruttarli in una logica tattica. A questo si aggiunge l'assenza di giocatori importanti come il Keita delle ultime settimane, o come Borja Valero che ha accusato un problema prima di entrare in campo da titolare designato. Inutile parlare di Sime Vrsaljko, ormai un ex nerazzurro, sul quale la società aveva puntato ciecamente la scorsa estate.
IDENTITA' TATTICA - Un aspetto emerge pesantemente rispetto a tanti alti: la difficoltà a tirare in porta, che si traduce con un numero minimo di occasioni da gol e ancora più basso di reti segnate. Ieri sera, soprattutto nel primo tempo, l'Inter era una squadra di subbuteo: giocatori fermi ad attendere il pallone tra i piedi, poco movimento, abbozzi di tagli degli esterni mai serviti in profondità. Insomma, una manna dal cielo per Francesco Acerbi e compagni. Con l'ingresso di Matias Vecino la situazione è migliorata nella ripresa, però la sensazione è che non ci siano molte idee di gioco e i movimenti vengano fatti più d'istinto che in base a una logica tattica. In un contesto del genere, si possono anche avere fini dicitori a centrocampo ma senza movimento dei compagni c'è poco da inventare. Neanche i frequenti cambi di modulo a gara in corso stanno aiutando i calciatori, ma più che una colpa dell'allenatore questa necessità è figlia dei discorsi precedenti: mancandoti giocatori chiave per infortunio o avendone troppi sotto tono è difficile perseguire una strada tattica senza essere costretti a cambiare in corsa.
QUALITA' IN MEZZO - Il mercato si è concluso ieri poco prima del fischio d'inizio di Inter-Lazio e come prevedibile la dirigenza nerazzurra non ha concluso alcuna operazione né in entrata né in uscita. Rispettata così la volontà di proseguire con questo gruppo, visto il settlement agreement ancora in corso fino a giugno e l'impossibilità di aggiungere qualità a questa rosa senza impegnarsi pesantemente dal punto di vista finanziario. Un problema cronico di questa Inter è il valore tecnico del centrocampo. Tanti, troppi i giocatori da sistema, incapaci di andare al di là delle proprie possibilità nei momenti più difficili. Al di là di Marcelo Brozovic, anche ieri tra i migliori, non esiste nessun insostituibile nel reparto mediano. Anzi, la frequente rotazione da parte di Luciano Spalletti denota poca fiducia nel materiale a propria disposizione. In altre parole, ad oggi, nell'undici titolare nerazzurro tra i centrocampisti figura solo il croato. Colui che avrebbe dovuto, nelle intenzioni del tecnico, alzare l'asticella valorizzando i compagni di reparto in pratica lo si è visto raramente. Nainggolan, infatti, sta vivendo una stagione di bassissimo profilo, sia per problemi di natura fisica sia perché la gestione del personaggio finora non è stata efficace. E senza quello che doveva essere il quid in più, in pratica la mediana è la stessa della scorsa stagione. Con un Rafinha in meno.
PERSONALITA' - Una carenza enorme in casa nerazzurra e quella mentale. Non si riesce mai ad andare oltre l'ostacolo, nei momenti chiave molti giocatori si nascondono salvo riemergere a parole e con buoni propositi a buoi scappati dalla stalla. Difficile tacere l'evidenza: a parte Milan Skriniar, che dalle parole (poche ma sempre equilibrate) passa sempre ai fatti sul rettangolo di gioco, in questa Inter mancano i leader. Uno dovrebbe essere Mauro Icardi, che sul campo si sbatte per dare il buon esempio e ha abbastanza coraggio da tirare un rigore decisivo al 122', ma che con la telenovela del rinnovo ha perso molti punti agli occhi di tifosi e, probabilmente, più di un compagno di squadra. La fascia si indossa anche fuori dal campo e 365 giorni l'anno, non a intermittenza ed è probabilmente questa qualità che manca al numero 9. Nel resto della rosa è difficile trovare qualcuno in grado di trascinare sempre e comunque gli altri giocatori, soprattutto nei momenti di difficoltà.
STERILITA' OFFENSIVA - La scorsa stagione c'era un problema evidente: la produzione offensiva dell'Inter si reggeva sulle spalle di Mauro Icardi. In estate, con l'arrivo di Matteo Politano, Radja Nainggolan, Lautaro Martinez e Keita Baldé sembrava che questo gap fosse stato colmato. Invece oggi la storia si ripete: se non segna l'argentino (sotto media, tra l'altro) la porta diventa un miraggio per tutti (si pensi a cosa hanno sbagliato contro la Lazio Candreva e Lautaro). I numeri parlano chiaro, considerando tutte le competizioni: Nainggolan 3, Politano 2, Perisic 3, Candreva 3, Keita 4, Martinez 5. In sei per un totale di 20 reti, contro le 15 del capitano. Il tutto, per complessive 29 partite disputate in questa stagione dall'Inter. Meglio della scorsa stagione, ma ancora troppo poco, soprattutto considerando gli ultimi due mesi in cui al di là dei 6 gol al Benevento non si è mai andati oltre la singola marcatura. L'Inter doveva acquistare gol, ha creduto di farlo ma nella prossima estate dovrà tornare a cercare giocatori in grado di vedere la porta. Magari migliorando anche il centrocampo, da dove partono i rifornimenti alle punte.
MALUMORI - Sembra che l'uscita dalla Champions League tanto inseguita per 6 anni, dopo il pareggio deludente contro il Psv al Meazza, abbia tolto alla squadra la voglia di continuare questa stagione. Qualcuno, anche in virtù di uno scarso minutaggio, ha manifestato una certa indisponenza alla permanenza, puntando sulla finestra di mercato invernale per aprirsi a nuove esperienze, come se la stagione all'Inter avesse ben poco da offrire oltre a un banale terzo posto (ancora tutto da conquistare). In altre parole, parte del gruppo pare abbia perso stimoli una volta fuori dalla principale competizione europea raggiunta con tanta fatica. E c'è chi è andato oltre il malumore, chiedendo di fare le valigie. Ivan Perisic è il caso più eclatante, dopotutto il vice campione del mondo bramava una nuova esperienza da tempo e non l'ha mai nascosto. Però ha sbagliato le modalità, puntando i piedi senza un'offerta concreta in tasca. E i fischi del Meazza ieri sera alla pronuncia del suo nome da parte dello speaker testimoniano il sentimento della tifoseria nei suoi confronti. Ben diverso rispetto a giocatori come Joao Miranda e Antonio Candreva, che pur volendo cambiare aria non hanno mai puntato i piedi e hanno accettato serenamente la richiesta del club di restare almeno fino a giugno.
GUIDA TECNICA - Un capitolo a parte merita Spalletti. Addossargli troppe responsabilità sarebbe un errore oltre che ingiusto nei suoi confronti. Anche lui sta vivendo male questo periodo, sembra quasi avere le batterie scariche e gli aggiornamenti in società forse gli hanno tolto le certezze rafforzate dal rinnovo di contratto dello scorso agosto. Il caso Nainggolan è quello che lo vede più in prima linea. L'allenatore di Certaldo si è esposto e ha spinto per avere in squadra il belga e il fallimento dell'ex Roma sarebbe, di conseguenza, un suo stesso fallimento. Non a caso continua a credere, almeno a parole, nella rinascita del Ninja. Ci sono poi altre situazioni che hanno reso difficile la gestione tecnica, soprattutto la richiesta di partire da parte di alcuni calciatori, in primis Perisic. Il croato è il manifesto delle criticità nerazzurre di questo periodo: titolare quasi intoccabile anche a fronte di prestazioni insufficienti, ha creato più di un problema a chi l'ha sempre difeso estraniandosi dalla battaglia alla prima occasione utile per perseguire obiettivi personali. Un comportamento che ha costretto Spalletti a tirarlo fuori anche quando ne avrebbe avuto bisogno, come a Torino e ieri sera. E che adesso gli imporrà il recupero psichico dell'esterno croato, come se non ci fossero già abbastanza gatte da pelare. Il mister toscano ha le sue responsabilità, spesso a gara in corso ha sbagliato i cambi e questa squadra sembra navighi a vista sul rettangolo di gioco, senza identità. A questo si aggiunge la strenua difesa di chi gli ha restituito poco e la tendenza a spostare all'esterno le cause dei problemi interni (non sono i media a mettere pressione alla squadra). Le attenuanti, però, non mancano di certo ma verranno accantonate se lui, in prima persona, non riprenderà in mano il timone levando dalle secche l'Inter come accaduto la scorsa stagione. In questo contesto, le voci sui possibili sostituti a giugno non aiutano, ma fa parte del gioco: la conferma va guadagnata sul campo e pur influendo non poco le contingenze, alla fine contano solo i risultati.
VIDEO - RIGORE DI ICARDI AL 125': URLA E PIANTI PER WANDA E VALU LOPEZ
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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