E' forse quello che più di altri sta risentendo dei carichi di lavoro e, no na caso, ancora non è brillantissimo. Fredy Guarin, però, ha una carica immensa. Carattere da trascinatore: si spiega anche così la risposta polemica al pubblico del Meazza contro la Fiorentina. “Mi sento bene, quello che conta è che la squadra stia andando forte. Io sento la condizione migliorare gara dopo gara”, dice il colombiano alla Gazzetta dello Sport. “Quanto mi manca per essere al 100%? Non mi piace fare percentuali, ma sono il primo ad essere critico con me stesso. Devo ancora lavorare, lo so”.
E come sta la squadra?
“Sino ad ora stiamo facendo cose importanti, ma manca tantissimo. E’ una strada positiva ma ancora lunghissima”.
Inter-Roma è solo uno spareggio Champions?
“Sarà una gara che ci darà tanta forza. Come avvenuto contro la Fiorentina, un’altra diretta concorrente che gioca un buon calcio. Nei giallorossi ci sono tanti campioni, sarà un bell’esame”.
Inter e Roma non fanno le coppe. E’ davvero un vantaggio?
“Sì, soprattutto perché hai molto più tempo per lavorare su ogni dettaglio invece che viaggiare”.
Quanto le manca la Champions, che con l’Inter non ha mai disputato?
“Mi manca tanto, una squadra come l’Inter dovrebbe giocarla ogni anno. Dobbiamo tornarci subito, anche per i tifosi”.
Inter e Roma sono anche accomunate dal fatto di essere partite a razzo malgrado il cambio di allenatore. Non si dice che in questi casi serve tempo?
“Non sono così sorpreso. Succede quando c’è un gruppo che ha voglia di riscattarsi e arriva un allenatore con l’idea fissa di lavorare e lavorare”.
Con Mazzarri lei è sempre stato titolare. Lei stesso si sarebbe schierato sempre?
“Io lavoro sempre per questo, per giocare ogni gara. Poi è chiaro che quello di Mazzarri è un bell’attestato di fiducia”.
Ci svela qualcosa del discorso che le ha fatto a inizio stagione?
“Credo che a tutti noi abbia spiegato i suoi metodi di lavoro. A me ha detto che vuole far esplodere il mio potenziale”.
Cosa che però sembra stia riuscendo con alcuni suoi compagni, ma meno con lei. Perché da fuori si ha la sensazione che le manchi continuità all’interno dello stesso match?
“Perché trovare continuità, come singolo e come squadra, è una delle cose più difficili”.
Crede sia un problema più fisico o mentale?
“La corsa non è un problema. Tutto dipende dalla testa, dalla capacità di rimanere sempre concentrati. Crescerò anche in questo. Ho un allenatore e una squadra al mio fianco. E ho tanti esempi positivi al mio fianco. Basta vedere Alvarez e Jonathan. Hanno saputo trasformare in applausi i fischi dell’anno scorso”.
Proprio tra i fischi è finita la sua ultima partita a San Siro contro la Fiorentina. E lei ha avuto quella reazione. Teme che qualcuno se la sia legata al dito e vuole dire qualcosa ai suoi tifosi?
“Non è facile gestire certe situazioni quando hai la testa 'calda'. In quel momento non ero sereno perché non ero soddisfatto della mia prestazione”.
Al termine di quale gara di questa stagione è uscito dal campo soddisfatto di sé?
“In nessuna. Conto che succeda sabato sera contro la Roma”.
E se qualcuno l’accusasse di non tenere abbastanza all’Inter si potrebbe ricordare che durante le (lunghe) vacanze natalizie dello scorso anno lei fu l’unico a non tornare in patria per evitare distrazioni e sprechi di energie.
“Più che quell’episodio, quando fu un piacere far venire in Italia la mia famiglia, ai tifosi potrei ricordare che ai tempi del Porto, per venire all’Inter dissi di no alla Juve”.
Questa estate non è arrivata alcuna offerta interessante per lei e per il club o lei non si sarebbe mosso comunque?
“Ho sempre detto che voglio vincere con questa maglia”.
Quale dei suoi compagni l’ha sorpresa maggiormente?
“Nagatomo e Jonathan. Sulle fasce stanno facendo un grande lavoro”.
Il suo ultimo gol risale al 21 febbraio, contro il Cluj. Quanto le manca una rete?
“Tanto, anche perché ne ho sempre segnate in carriera. Ma la mia storia dice che quando ne faccio una poi ne arrivano subito altre”.
E’ una cosa che può toglierle tranquillità?
“Assolutamente no, perché sto giocando più di squadra. Tatticamente sono molto cresciuto e questa è la cosa che mi dà più soddisfazione. Ora sto anche giocando più indietro rispetto alla scorsa stagione in cui facevo il trequartista e qualche volta anche la seconda punta”.
Anche perché Stramaccioni là davanti vi lasciava molta più libertà.
“Mazzarri in effetti è più puntiglioso con ognuno di noi. Sappiamo che dobbiamo fare determinati movimenti in entrambe le fasi e se uno sbaglia rischia di bloccarsi l’ingranaggio”.
Ci dice qualcosa sul nuovo tecnico?
“Mi ha colpito la carica agonistica che sa trasmetterci in ogni allenamento e in ogni partita. sa davvero tirarti fuori il meglio”.
Davvero con voi è ripartito dall’abc, tipo come calciare con entrambi i piedi o che posizioni tenere in marcatura.
“A volte ci si dimentica che questa è una squadra giovane, che ha bisogno di lavorare tanto e di curare anche aspetti che sembrano scontati”.
Cosa ricorda delle sfide contro la Roma della scorsa stagione?
“Che non abbiamo mai vinto...”.
Sarà la volta buona?
“Può saperlo solo il brujo (stregone, ndr). Ma di sicuro il fatto che loro arrivino qui dopo averle vinte tutte ci dà stimoli enormi”.
Può dirci chi toglierebbe alla Roma?
“Gervinho e Florenzi. L’azzurro mi piace tantissimo. E’ bravo bravo. E ci ha già segnato due gol.... Totti? Si sa che lui è straordinario”.
Dopo la Roma arriva un’altra sosta per le nazionali. Quanto incide davvero sul rendimento di un calciatore alla ripresa nel proprio club?
“Intanto alla mia Colombia manca un punto per qualificarsi al Mondiale. Dobbiamo farlo nelle prossime due sfide contro Cile e Paraguay. Più che a livello fisico, le trasferte intercontinentali pesano soprattutto sulla testa, sui ritmi e metodi di lavoro”.
Davvero tutta questa trattativa per la cessione della maggioranza azionaria al gruppo di Thohir non vi condiziona in alcun modo?
“Sì. Non ci penso e non chiedo nemmeno informazioni ai dirigenti. Come sempre, Moratti sceglierà il meglio per l’Inter”.
Curiosità finale. Ma perché lei esulta a spallate soltanto con Palacio?
“Perché Rodrigo mi diceva sempre che sono grosso e che con una spallata potevo farlo cadere per terra. Credo che la prima volta sia successo dopo un mio assist per un suo gol. Giusto contro la Roma”. Coincidenza?
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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