Durante la conferenza post-partita a Gasperini è stato fatto una sorta di parallelismo con la gestione Benitez, a cui molti tifosi cominciano tristemente a credere. Il tecnico di Grugliasco ha risposto serenamente di non vedere così tanti aspetti in comune, scherzando con il cronista quando gli è stata augurata sorte diversa rispetto allo spagnolo. Ma non si tratta certo della prima volta in cui i due allenatori vengono avvicinati da questo punto di vista, forse perché in generale non sono allenatori che Moratti ha voluto fortemente (come Mancini e Mourinho) e quindi non hanno goduto (Benitez) e non godrebbero (Gasperini) dei favori più altisonanti del presidente, che in entrambi i casi ha scelto di lasciarli lavorare in attesa di risultati soddisfacenti. Proviamo, intanto, a individuare i punti di incontro e le differenze tra i due mister paragonando il loro avvio di esperienza nerazzurra. In una sorta di bilancio, prevalgono le seconde, buona notizia per chi teme i corsi e ricorsi storici.
A CHI TROPPO, A CHI NIENTE - Innanzitutto, Benitez in pratica non ha ricevuto dalla società nessuno dei regali che si sarebbe aspettato. Lo spagnolo per tutta l’estate ha chiesto due innesti di valore, Kuyt e Mascherano, ma non li ha ottenuti e si è dovuto rassegnare a gestire praticamente il gruppo lasciatogli in eredità da Mourinho, senza peraltro un campione come Balotelli. Diverso l’andazzo per Gasp, al quale la società ha preso diversi nuovi giocatori, per lo più giovani e con poca esperienza, ma pochi in linea con il suo progetto tattico. Inoltre, anche lui si è visto privare di un campione, Eto’o. Una perdita ben più grave rispetto a quella patita dallo spagnolo. In entrambi i casi, va evidenziato che la dirigenza nerazzurra ha agito seguendo una propria strada più che quella indicata dagli allenatori.
AVVIO ILLUSORIO O DELUDENTE - Altra differenza, l’avvio sul campo. Benitez ha conquistato la Supercoppa italiana (ma ha perso quella europea) e fino all’autunno horribilis ha comunque fatto benino, soprattutto in Champions League. Per Gasperini invece l’inizio è stato pessimo, con prestazioni di basso profilo e tre sconfitte e un pareggio nelle prima gare ufficiali (Supercoppa italiana lasciata al Milan). La speranza è che in autunno l’Inter abbia già iniziato a volare con lui sulla panchina. Sui risultati in avvio ha pesato anche la tempistica: Rafa ha avuto più settimane per lavorare con il gruppo (forse è lì che sono nati i problemi muscolari che hanno devastato la rosa in seguito), reduce da un Mondiale ma ormai affiatato anche perché rimasto lo stesso. Gasp invece, a causa di una campagna acquisti conclusasi all’ultimo, è da poco tempo che lavora con questo gruppo, in cui non mancano reduci da un’altra competizione internazionale, la Copa America (aspetto in comune quest’ultimo).
RAPPORTO CON LO SPOGLIATOIO - Un altro dettaglio, mai comprovato, che differenzierebbe i due tecnici è il rapporto con i giocatori. Evidentemente, con il senno di poi, lo spagnolo non è mai entrato nei cuori dei nerazzurri e inevitabilmente sul campo questa freddezza si è vista. Basti pensare alle dichiarazioni di senatori come Materazzi e Stankovic, che non le hanno certo mandate a dire all’ex allenatore, ma la sensazione è che questo pensiero fosse condiviso da tutto lo spogliatoio. Spogliatoio che oggi appoggia Gasperini, anche se fatica a ‘stargli dietro’ non per mancanza di professionalità, bensì per disabitudine a certi metodi di lavoro. Inoltre, rispetto a Benitez Gasp gode della stima di chi lo ha già conosciuto, ovvero Milito e Thiago Motta, due che ad Appiano Gentile contano parecchio.
FREQUENTAZIONE DELL'INFERMERIA - Gli infortuni dei giocatori sono purtroppo un punto che lega i due allenatori. L’ex Liverpool ha patito moltissimo i forfait dei big, quasi tutti messi k.o. anche più di una volta da problemi muscolari. Un’ecatombe che per fortuna non si è ripetuta finora con Gasperson, il quale comunque oggi è costretto a impiegare sempre gli stessi giocatori in alcune zone fondamentali del campo, questo per assenza causa infortunio delle alternative. Gente come Maicon, Stankovic, Thiago Motta e Chivu è fondamentale e non è semplice dovervi rinunciare. L’augurio è che si tratti solo di assenze sporadiche, quelle che colpiscono qualsiasi rosa durante la stagione, e non di episodi ripetuti nel tempo. Da questo punto di vista, l’Inter ha già dato.
APPROCCIO OPPOSTO - A differenziare i due mister c’è anche l’approccio all’incarico: Rafa è arrivato con l’aura di professore del calcio, in virtù di un’esperienza di primo livello anche in ambito internazionale. È anche per questo che Moratti gli ha dato fiducia per il dopo Mourinho, con il quale, però, non correndo buon sangue, lo spagnolo si è dovuto confrontare anche a distanza. Un fantasma, quello dello Special One, che alla fine lo ha schiacciato. L’ex tecnico del Genoa, invece, si è presentato a Milano con grande umiltà, forte non di un pedigree di alto livello ma di idee e convinzioni ferree, le stesse che oggi lo pongono sulla graticola. In molti lo definiscono troppo provinciale, ma se l’esperienza internazionale di Benitez ha fallito non è detto che l’inesperienza sia un male. Tra l’altro, ed è un dettaglio significativo, lo stesso Mou ha speso ottime parole per Gasp, indicandolo come il miglior allenatore italiano. A confronto con Benitez, per lui questa investitura è manna dal cielo.
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