Durante l'estate aveva strappato elogi e consensi, ma passati i primi mesi di competizioni, le sensazioni si sono completamente ribaltate: Ricardo Alvarez, da grande promessa, è diventato una sorta di oggetto misterioso. Tante, troppe forse le prestazioni sotto tono offerte sin qui dal 23enne giocatore prelevato dal Velez Sarsfield al termine di una corsa a due con la Roma, annunciato come un giocatore di grande qualità che però sin qui sono emerse solo in minima percentuale, al punto da far già storcere il naso a più d'uno, che avanza dubbi anche in virtù del rapporto qualità-prezzo sin qui decisamente disatteso, a detta di molti. Un cambio di prospettive e giudizi arrivato in maniera improvvisa e forse un po' troppo repentina.

Certo, ben diversi sono i risultati ottenuti sin qui dal giovane argentino in rapporto a quanto di bello aveva fatto vedere nei giorni del ritiro di Pinzolo, dove è stato indubbiamente uno dei più ammirati da tifosi e addetti ai lavori. Ricky Maravilla,  così come è stato soprannominato, confessione sua, dal suo primo allenatore, non appena trovatosi di fronte le prime gare ufficiali non ha saputo mantenere molte delle promesse che lo hanno accompagnato sin dal suo arrivo in Trentino. Rari gli spunti degni di nota, tantissimi gli errori, notevole il ritardo di passo; e nemmeno il fatto che con Claudio Ranieri abbia ritrovato la sua posizione di trequartista dopo che con Gasperini si è ritrovato nei ruoli più disparati, pare averlo aiutato. L'ultima gara deludente di San Siro contro il Napoli, successiva a una prestazione nemmeno troppo malvagia contro il Cska, è stata segnata dalla miriade di fischi che ne hanno accompagnato l'uscita dal campo. Il tutto mentre il suo compagno di squadra al Velez Maxi Moralez ha avuto l'impatto opposto nel nostro campionato facendo faville nell'Atalanta di Colantuono.

Certo, visti i preamboli era legittimo aspettarsi qualcosa in più. Ma è altrettanto indubbio che forse al ragazzo va concesso qualche alibi: è impossibile che Alvarez abbia lasciato le sue qualità in Argentina, quelle che comunque causano in casa Velez ancora molti rimpianti per la sua partenza. Probabilmente, il suo impatto con la realtà italiana è stato più duro di quello che si pensava, e per un ragazzo che ha una timidezza di fondo come lui il miedo escenico creato da stadi come quello di San Siro può rivelarsi condizionante come pochi altri fattori. Ricky può anche aver pagato più caro sulla sua pelle la confusione tattica che si è venuta a creare in questo inizio di stagione, visto che alla fin fine non gli è stata ancora trovata una collocazione ben precisa. Ranieri, lo ha dimostrato anche con le parole, sta lavorando su questo ragazzo dandogli molti crediti ("Non è facile cambiargli il chip in poco tempo", ha detto dopo Inter-Napoli): sta a lui cercare di meritarseli, dimenticando anche di essere timido perché in un torneo come la Serie A devi saper tirare fuori gli artigli. Anche per evitare di essere bollato già alla quinta giornata di campionato come un 'bidone': appellativo sicuramente troppo prematuro, sicuramente troppo ingrato...

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 04 ottobre 2011 alle 13:15
Autore: Christian Liotta
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