"Io Dottor Scudetto? Mi sembra eccessivo, però mi sento come tutti uno degli artefici perché la medicina applicata al calcio è estremamente importante. Poi in campo vanno i giocatori". Piero Volpi racconta dalle pagine de Il Giorno la sua vita in nerazzurro. "Oggi è fondamentale il lavoro di un team. E investire in questo settore, come fa ora l’Inter, dà un ritorno nei risultati. Quando Spalletti era all’Inter disse che il ruolo di un medico era importantissimo, e che poteva valere 6-7 punti. Non sono pochi direi...".

A confermare la tesi, il fatto che tra i titolarissimi nerazzurri nessuno ha avuto grossi problemi fisici. "Sì, forse quest’anno il “contributo“ è stato più di 6-7 punti... Abbiamo messo in pratica tutto ciò che la medicina ci concede come conoscenze, molto importante poi è stata la prevenzione che ha limitato il numero di infortuni. Oggi c’è bisogno di essere attenti, hai poco tempo per allenarti e più possibilità di farti male. Dobbiamo adattarci a questo nuovo sistema del calcio, prima era meno pressante".

Un esempio citato su tutti è quello di Mkhitaryan. "Esempio di longevità fisico-tecnica in un professionista esemplare. Ma come lui ce ne sono tanti altri: riposo, nutrizionistica, rispetto delle regole. La vittoria è sempre frutto di una cultura sportiva appropriata". Volpi racconta anche di quanto ha conosciuto Beppe Marotta nelle giovanili del Varese ("Era più piccolo di me, dopo tanti anni ci siamo ritrovati all’Inter: una figura importantissima nella crescita del club") e della carriera da calciatore dalla C alla A ("Giocavo da libero, di questi tempi mi vedrei bene come centrale alla De Vrij").

Nel suo percorso Volpi si è dovuto confrontare con due casi in particolare: quello di Kanu e quello di Ronaldo. E infine Eriksen, più di recente. "Kanu fu un miracolo della medicina sportiva, nel 96-97 fu sottoposto ad intervento chirurgico al cuore che gli consentì di tornare a giocare, una cosa impensabile. Quello di Ronaldo invece fu un caso molto sofferto, avevamo il più grande giocatore al mondo, però soffriva al tendine rotuleo che si ruppe. La moderna chirurgia avrebbe consentito recuperi più rapidi. Eriksen ha sfruttato tutta la tecnologia moderna, anche il soccorso. Grazie a questo è tornato in campo, purtroppo non in Italia dove le leggi sono più restrittive".

Volpi cita altri due calciatori. "Chi avrebbe giocato anche con una tibia rotta era Simeone. La carriera da allenatore non mi stupisce. Se parliamo di “disponibilità“, invece, dico Roberto Baggio. Ha avuto gravi infortuni da giovane, non so come abbia potuto scendere in campo con quelle ginocchia fino a 36 anni vincendo anche il Pallone d’Oro. Conte e Inzaghi? Due grandi professionisti, li accomuna la grande capacità di gestire il gruppo. E se sai come gestire gli uomini hai già in mano una buona parte di vittoria. Il rapporto con Zhang? Splendido. Mi ha sempre agevolato, ho sentito di continuo la sua fiducia. Un ottimo presidente e merita ciò che il club sta ottenendo".

Sezione: Focus / Data: Mar 14 maggio 2024 alle 10:20
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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