Le duecentonovanta presenze con la maglia nerazzurra fanno di Riccardo Ferri uno dei giocatori più rappresentativi dell’Inter. Uno dei pochi, per capirci, che può dire la sua senza paura di essere smentito. Ed è con lui che facciamo il punto della situazione all’indomani di Inter-Chievo Verona 4-2.
Ferri, che squadra ha visto?
“Ho visto un’Inter forte, decisa, cinica e pratica. In partenza – sia nel primo tempo, che nella ripresa – ha schiacciato il Chievo nella propria area, andando sul 2-0 con Maxwell e Stankovic. Poi, si è rilassata e gli uomini di Di Carlo ne hanno approfittato agguantando il 2-2”.
Poi si è svegliato Ibrahimovic.
“E la partita è finita: sono stati due gol molto molto belli, anche e soprattutto per come si sono sviluppate le due azioni a partire dal centrocampo. Azioni corali a cui ha partecipato tutta la squadra e che “Ibra” ha magistralmente concluso”.
Complice la battuta d’arresto del Milan, pensa che questo possa essere l’allungo decisivo?
“No, il discorso scudetto è apertissimo. È vero, i distacchi sono importanti – + 6 sulla Juventus e +9 su Napoli e Milan –, ma tutto si deciderà a febbraio inoltrato”.
Memore di ciò che è successo lo scorso anno con lo scudetto acciuffato all’ultima giornata, vero?
“Esatto. In questi frangenti bisogna andare con i piedi di piombo, perché poi la Champions toglierà energie fisiche e psicologiche ed è lì che si deciderà tutto”.
Sono i bianconeri l’anti-Inter?
“Adesso sì: la squadra di Ranieri è forte, fisicamente imponente. Però, dovrà vincere tutte le partite per stare dietro a Cambiasso e soci e sfruttarne gli eventuali passi falsi”.
Adriano tornerà il 2 gennaio?
“Bella domanda…”.
Risposta impossibile?
“Mourinho ha spiegato benissimo la situazione: l’Inter crede in lui, ma deve essere il brasiliano a credere di più in se stesso. Se torna, lo deve fare con il piglio giusto e con più convinzione”.
Cos’ha di speciale Mourinho?
“È un ottimo allenatore e, dopo averlo dimostrato in tutta Europa, sta facendo vedere di che pasta è fatto anche in Italia. Ma c’è una cosa che mi ha stupito di lui…”.
La dica.
“Gestisce tutto con la massima trasparenza possibile, come nel caso Adriano. E poi, davanti alle telecamere non finge, si assume le sue responsabilità e spiega benissimo da un punto di vista tecnico-tattico la partita, i cambi e tutto il resto”.
“Mou”: più bastone o carota?
“All’inizio sembrava più bastone, ora si è ammorbidito ed ha conquistato tutti i suoi calciatori con la famosa frase “con questo gruppo a giugno voglio gioire o piangere"”.
Special One, insomma.
“In tutto”.


 

Sezione: Esclusive / Data: Mar 16 dicembre 2008 alle 11:39 / Fonte: Intervista realizzata da Giuseppe Granieri
Autore: Domenico Fabbricini
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