Ha giocato due sole stagioni nell'Inter, ma tanto è bastato per far breccia nei cuori dei tifosi nerazzurri. Sebastien Frey oggi è "occupato con Inter Forever e le tournée in giro per il mondo, oltre quelle con la FIFA e con la Nazionale, non ho mai tempo per annoiarmi" confessa ai nostri microfoni, ma ricorda con orgoglio e gioia quelle due stagioni a San Siro: "Inter-Real Madrid: al secondo gol di Baggio venne giù lo stadio. Un'emozione particolare", ricorda l'ex portiere francese. Di questo, di Ronaldo e della partita di oggi ha parlato in esclusiva a FcInterNews.
Lei ha avuto il privilegio di giocare con Ronaldo, da poco 41enne. Quale fu il suo primo pensiero quando lo vide giocare?
“Io arrivai ragazzino in una realtà gigantesca come quella dell’Inter, fresca vincitrice della Coppa UEFA e colma di campioni nel suo organico. Nel periodo dell’anno in cui sbarcai ad Appiano, i vari Ronaldo, Simeone, Pagliuca, Zanetti erano impegnati coi Mondiali, dunque ebbi il tempo di ambientarmi bene prima del loro ritorno. Quando poi tutta la rosa fu a totale disposizione, per me fu fantastico vedere dal vivo campioni di quel calibro, soprattutto Ronaldo che per me è stato il più forte e rimane il più forte”.
Com’era Ronie nel privato?
“Penso che era ancora più famoso e ancora più buono. Era di una gentilezza rara con tutti: i suoi compagni di Nazionale, quelli all’Inter e con noi giovani appena arrivati. Ci ha trattato come se fossimo sempre stati nell’Inter. La sua bontà è stata soprattutto apprezzata in quegli anni”.
Cosa ricorda con maggiore affetto di quando vestiva la maglia nerazzurra?
“Io ho ricordi straordinari dei miei tempi all’Inter. Il primo anno ricordo chiaramente il ritorno della partita di Champions League contro il Real Madrid nella fase a gironi, quando vincemmo 3-1 con la doppietta di Roberto Baggio. Io ero in panchina e dopo il secondo gol di Baggio è venuto giù lo stadio. Noi siamo entrati in campo dalla gioia, è stata un’emozione veramente particolare”.
Un’emozione altrettanto particolare ma in negativo fu quel 6-0 nel Derby…
“Un dispiacere enorme, considerando l’importanza della partita sia per Milano che per il mondo intero. Quella sera sembrava che il Milan fosse posseduto mentre noi sembravamo paralizzati per tutta la durata del match. Una parentesi brutta però non ci si può fermare lì, serve andare avanti, nonostante la grande delusione collettiva”.
Negli spogliatoi gli animi erano caldi oppure vigeva il silenzio della sconfitta?
“Il silenzio della sconfitta umiliante. Non c’era niente da dire, abbiamo accusato il colpo”.
Ha qualche rimpianto del suo periodo all’Inter?
“No, per fortuna nella mia carriera di rimpianti ne ho pochi. Posso averne per quanto riguarda la Nazionale, ma è un discorso un po’ particolare. Io ho giocato due anni nell’Inter e ho cercato di dare tutto quello che potevo, e alla fine dovetti fare delle sceglie diverse da quelle di quando arrivai. Lì pensavo e speravo di rimanere in nerazzurro tutta la carriera ma non è stato possibile perché quando andai via c’era un po’ di confusione all’interno della società e non me la sentii di portarmi quel peso. Ero giovane e ho preso una decisione. Però, seppur quando tornavo a San Siro le prima volte con altre magliette il pubblico fischiava e insultava, da quando ho smesso vedo che i tifosi hanno mantenuto l’affetto nei miei confronti. E questo per un ex calciatore è una cosa che non ha prezzo. L’Inter è stato il mio primo amore e io lo dico con grande orgoglio di aver indossato quella maglia”.
Se l’aspettava un’accoglienza così da ex di turno?
“Me l’aspettavo perché quando andai via, ci fu una famosa intervista deformata: sono passato per quello che lasciava la grande Inter per andare al Parma, che all’epoca era una grande squadra, per giocare la Champions. Io non dissi questo in quell’intervista. Quando uno lascia una squadra come l’Inter deve giustamente giustificarsi col mondo, ma io pensai solamente di andare a fare un’altra esperienza in una società altrettanto importante ma in una piazza più tranquilla che mi permettesse di crescere come calciatore. Poi quell’anno il Parma giocò sì i preliminari di Champions, ma li conquistarono l’anno prima senza di me. Quando c’è da far polemica i giornalisti sono veramente bravi”.
Ci sono altri trascorsi infelici con la categoria?
“Sì, e colgo l’occasione per dire ancora una volta che quella della piscina vuota era una cosa inventata. Purtroppo chi scrive ha potere e ha credibilità per l’opinione pubblica. Tengo a ribadire che non mi sono mai tuffato in una piscina vuota, specialmente la mia. Non capisco come la gente possa dare seguito ad una notizia del genere”.
Ha temuto che la sua immagine e la sua professionalità fosse minata?
“Sì perché solo uno stupido si tuffa in una piscina vuota, sapendo cosa rischia facendo una cosa del genere”.
Passiamo all’Inter di oggi. Handanovic è a un passo dal rinnovo: è la mossa giusta?
“Tutta la vita. Penso che Samir abbia dimostrato il suo valore negli anni e si sia guadagnato il rispetto della gente e della società. Anche in questa stagione, dove vedo un’Inter con qualità e con obiettivi importanti, ci sono state partite in cui ha dovuto fare l’intervento decisivo da grande portiere quale è. Handanovic è un portiere silenzioso: magari se ne parla meno, ma sta facendo bene in una piazza importante come quella dell’Inter. Le squadre che vincono devono tener conto di ogni ruolo, portiere compreso, e con Samir l’Inter è nelle buone mani”.
Nel 2021 però avrà 37 anni. I nerazzurri dovranno cercare qualcuno per sostituirlo.
“C’è tempo, mancano 4 anni. Magari verrà fuori un altro Donnarumma, o l’Inter vorrà investire su un profilo mondiale, oppure ancora nel vivaio c’è qualcuno che possa sostituirlo come si deve. Ma si deve pensare al presente ora e per la realtà nerazzurra Handanovic è validissimo”.
Perin un eventuale erede?
“Non lo so, è da valutare. Per lui quest’anno sarà una stagione importante perché nel momento in cui tutti ne parlavano bene ha avuto due infortuni importanti e ora deve dimostrare di stare bene. Facendo bene avrà le possibilità di poter andare in una grande squadra”.
Rimanendo sul tema Inter-Genoa, il nome del momento è Pellegri. Preziosi vuole 35-40 milioni, li vale? O queste pressioni rischiano di condizionarlo in negativo?
“Penso che quando vedo un ragazzo come lui o come mio figlio che ne ha 15 e mezzo, e sapendo quindi cosa passa per la testa ai giovani di quell’età, vederlo giocare in Serie A dimostrando di aver le qualità per farlo, sia una cosa fantastica. Gli vanno fatti i complimenti ma va gestito, va protetto. Sicuramente ha un futuro davanti ma va gestito bene, quando si parla di prezzi così alti sono un po’ spaventosi, perché si fa in fretta a perdere di vista la realtà e la testa soprattutto a 16 anni”.
C’è il rischio che si tramuti in un Balotelli-bis? Anche lui esordì giovanissimo, a 17 anni.
“Bisogna tener conto anche dei caratteri delle persone. Però il fatto che suo padre sia all’interno della sua società sia una cosa positiva. È vicino a lui ed è lì affinché possa consigliarlo e metterlo sulla strada giusta: è un grande vantaggio questo. E’ una delle cose che non ha avuto Mario. Una cosa che dico sempre con dispiacere è che Balotelli aveva il potenziale per essere uno dei più grandi giocatori del suo ruolo in Europa in assoluto, solo che la testa a volte non l’ha seguito. Ora però nonostante quello è a Nizza e sta facendo molto bene”.
Dopo il pareggio di Bologna, che partita sarà quella di oggi contro il Genoa?
“Credo che quella di oggi sarà una partita molto interessante perché si affronteranno due squadre che devono vincere per forza. I nerazzurri devono vincere per non distaccarsi troppo da Juve e Napoli, e il Genoa che è nella parte bassa della classifica e deve fare assolutamente punti. Sarà una partita intensa, con un po’ di timore all’inizio, ma sarà un match aperto e ad un certo punto dovranno sbilanciarsi. Poi l’Inter gioca in casa e si è guadagnata l’entusiasmo della tifoseria, cosa non da poco. Oggi sono altri 50mila e significa tutto”.
Sono legittimi i dubbi che aleggiano intorno all’ambiente dopo un mercato sottotono?
“Sottotono forse per i nomi. E’ vero, non ha comprato Cristiano Ronaldo o Messi, però ha fatto il miglior acquisto che poteva fare: un grande allenatore con un grande carattere che sa parlare di calcio. Spalletti è un allenatore esperto, ha qualità indiscutibili e un grande carisma”.
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilMaCap
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