Qualificazione agli ottavi di finale di Champions League e titolo d’inverno centrato con una giornata d’anticipo. Certo, non si tratta di trofei da riporre in bacheca, ma sicuramente questi primi obiettivi raggiunti dall’Inter si traducono in incoraggianti segnali per il presente e per il futuro. Specie dopo il dito contro puntato da diversi media in estate a causa del pesante addio di Antonio Conte e delle illustri cessioni di Romelu Lukaku e Achraf Hakimi, sacrificati sull’altare del bilancio.  


Se l’accesso alla fase ad eliminazione diretta della competizione per club più prestigiosa d’Europa mancava da una decina d’anni, lo stesso riferimento temporale può essere fatto per il primo posto in campionato congelato al giro di boa. E il precedente è rassicurante (i lettori possono ovviamente agire con tutti i riti scaramantici del caso): l’ultima stagione in cui l'Inter fu campione d'inverno arrivò anche lo scudetto. Era l’anno di Diego Milito e di José Mourinho, concluso con la notte di Madrid che portò sulla sponda interista del Naviglio il leggendario Triplete della stagione 2009/10. In tutte le ultime quattro occasioni in cui i nerazzurri hanno terminato in prima posizione le prime 19 gare stagionali, l’Inter ha poi vinto il titolo (dal 2006/07 al 2009/10). Ma questo non vuol dire nulla: ad Appiano Gentile non è stato fatto ancora niente, la recente esperienza del Milan insegna. Serve lavorare a testa bassa e continuare a macinare punti per portare a casa qualcosa di concreto e non restare con il cerino in mano. In attesa anche degli sviluppi dell’indagine a carico di ignoti per false comunicazioni sociali sul tema plusvalenze avviata ieri dalla Procura di Milano, con l’Inter che ha fatto chiarezza con un preciso comunicato ufficiale. 


Per il momento, intanto, ci si gode il grande lavoro di Simone Inzaghi, sia sul piano del gioco che dei risultati. Il tecnico piacentino finora ha fatto meglio di Conte, e non solo per l’approdo agli ottavi di Champions. La grande marcia in campionato è racchiusa nei numeri e nelle statistiche: ad un turno dalla fine del girone d’andata, Inzaghi ha messo in tasca 43 punti in 18 giornate, meglio (+2) della squadra di Conte al giro di boa dello scorso torneo e anche del Milan (+1) che vinse il titolo di inverno. E manca ancora una giornata per allargare il gap. Solo Roberto Mancini, nel biennio tricolore, riuscì a fare meglio con 51 punti nel 2006/07 e 49 nel 2007/08, mentre Mou si fermò prima a 43 e poi a 45. Il condottiero dell’ultimo scudetto in nerazzurro, invece, non è mai riuscito a toccare questa quota dopo 19 giornate. Quello dell’Inter è uno sprint aggressivo reso possibile dalla striscia positiva di 6 vittorie consecutive, da una difesa che ha incassato solo 15 gol - con una serie aperta di cinque partite a porta inviolata (461’ in totale) - e da un attacco che, con la manita rifilata a domicilio alla Salernitana, sale ora a quota 48 gol complessivi messi a segno in 18 gare (una media di 2,67 ogni 90’). 


Uno dei trascinatori dell’attacco del Biscione è sicuramente Lautaro Martinez. "È sempre più un riferimento" ha assicurato il vice presidente dell’Inter, Javier Zanetti, in una recente intervista concessa ai microfoni di Libero: "Quando si acquista un giovane bisogna prevedere cosa accadrà nei successivi 3-4 anni, la sua crescita è stata importante: è maturato - ha poi aggiunto Pupi -. Non è facile adattarsi al calcio italiano, è un punto di riferimento per l'Inter e la Nazionale. Lui, come tutti i grandi giocatori, saranno sempre richiesti dai grandi club. Vivo alla giornata con Lauti, lo vedo molto felice, la sua felicità mi lascia molto tranquillo. Lo dimostra ogni domenica. Si sente importante". E il diez risponde in campo: nell'ultimo turno di campionato il Toro ha segnato il gol del momentaneo 4-0 nerazzurro a Salerno, un puntuale timbro sul cartellino che per l’attaccante di Bahía Blanca si traduce in 11 reti in 16 presenze in Serie A (di cui tre dal dischetto) e in sei gol in cinque gare consecutive (contro Napoli, Venezia, Spezia, Cagliari - doppietta - e Salernitana, considerando che all’Olimpico contro la Roma ha osservato tutti i 90’ dalla panchina).


Numeri da top player che contribuiscono a dare peso e significato al rinnovo di contratto fino al 2026 e che allo stesso tempo hanno aiutato l’Inter a passare da un parziale -10 in classifica dal Napoli dopo la rete di Zielinski a San Siro fino al +4 attuale. Adesso davanti al Toro c’è un altro Toro, ma da incornare: il Torino di Ivan Juric, ultimo ostacolo di un 2021 da incorniciare. Per l’Inter e per Lautaro, questa sera vogliosi di chiudere l’anno in bellezza per coronare un momento d’oro. Che oggi più che mai è un momento T’oro. 


Sezione: Editoriale / Data: Mer 22 dicembre 2021 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi
vedi letture
Print