"A ogni azione corrisponde una reazione più forte e contraria". Dal ribaltone europeo di San Siro contro il Tottenham, l'Inter 2.0 di Luciano Spalletti sta applicando a suo modo il terzo principio della dinamica, finendo per ribellarsi al destino di un ko o di un pari con quelle vittorie che ne stanno forgiando il carattere.

Sei i successi messi in fila da Icardi e compagni, quasi tutti con un minimo comun denominatore: se si eccettuano i sei punti raccolti tra Samp (lì il 'nemico' contro il quale scontrarsi fu il Var) e Cagliari (zero opposizione da parte dei sardi), nelle altre uscite delle ultime tre settimane i nerazzurri hanno dovuto recitare la parte del pugile incassatore prima di sferrare il colpo del ko. Una qualità inedita nell'esperienza milanese del tecnico di Certaldo, che lo stesso ha finito per esaltare ancor più del risultato finale dopo il 2-1 rifilato a una Spal formato ammazza-grandi: "Quando la gara è tornata in parità la reazione per i tre punti c'è stata, ed è una caratteristica che hanno in pochi e la mia squadra non aveva. Ed è importantissima", la sottolineatura dell'ex Roma. Che, dal tour de force affrontato dal gruppo in un calendario denso di insidie, si porta a casa un'identità nuova per la sua creatura. L'Inter costruisce, mattone dopo mattone, la sua personalità riconoscendo la propria potenza di fuoco solo nel momento in cui subisce un affronto che ne mette a rischio il cammino verso l'obiettivo di diventare una grande squadra. E' come se ogni gol subito fosse una possibilità nuova di guardarsi allo specchio per vedere la proiezione di un'Inter che esiste solo di riflesso. Un'immagine a cui tendere e assomigliare che si sublima nel puntuale gol del sorpasso, un eterno ritorno dell'uguale di quel 20 maggio scorso. Come se il motto 'la prende Vecino' dovesse venir perpetuato con forza nei mesi a venire perché è così che si vince, è così che si fa. Sono vittorie da Inter, da molte definite pazze, anche se per la serialità in cui sono state proposte negli ultimi tempi hanno un che di scientifico. La quota dei tre indizi per fare una prova è ampiamente superata a tal punto da vederci una tendenza: l'Inter parte dalla convinzione di base di essere superiore alla maggior parte delle squadre che sfida, ma non utilizza l'arma del dominio per dimostrarlo. Lascia volontariamente, per indole e caratteristiche, uno spazio all'antagonista di turno per esprimere le sue potenzialità senza che queste arrivino a sopraffarla. Come in una sceneggiatura di un film in cui i cattivi sembrano poter aver la meglio sui buoni, ma alla fine c'è sempre un happy ending.

Ecco, la storia dell'Inter di Lucio è molto cinematografica: una specie di viaggio dell'eroe in cui il protagonista, attraverso le varie peripezie che propone il Fato, modifica se stesso per affrontare il nuovo mondo con armi diverse a sua disposizione. Un bagaglio di esperienze che dopo la sosta sarà senz'altro indispensabile per misurarsi con il terribile trittico di gare in programma con Milan, Barcellona e Lazio in nove giorni. Per l'Inter all'orizzonte c'è una nuova sfida: mantenere alto il livello di resilienza a prescindere dall'ostacolo che ci sarà da superare. Per continuare a emozionarsi per una reazione. 

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 11 ottobre 2018 alle 00:11
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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