Da martedì in casa Inter si respira un’aria più pulita rispetto a quella densa di polveri sottili che avvolgeva l’ambiente nerazzurro. Una stagione come peggio non poteva essere ha spazzato via ogni sicurezza, fiducia, lucidità e difficilmente le prossime 9 partite potranno darle un senso. Difficile, ma non impossibile. Perché già oggi, dopo l’arrivo di Stramaccioni sulla panchina della prima squadra, qualcosa è cambiato. Me ne sono accorto in occasione della conferenza stampa di presentazione ad Appiano Gentile, durante cui a farla da padrone è stata la curiosità, non l’indifferenza mista a precarietà di questi ultimi 2 mesi. Ranieri ha pagato anche colpe non sue, è il calcio, ma il testaccino ha lasciato a tutti una lezione di signorilità e umanità, doti assai rare nel calcio moderno.
Ora è in corso l’interregno di Stramaccioni, eroe (si spera) per caso. Anche lui romano doc, ha accettato una sfida da cuori impavidi: raccogliere i cocci di una squadra a pezzi, incollarli e restituire forma a un vaso ormai svalutato. Tante, forse troppe le aspettative nei confronti di questo 36enne ambizioso ma al tempo stesso con la testa sulle spalle. Come Garibaldi di fronte a Vittorio Emanuele II ha risposto ‘obbedisco’ a Moratti, che da tempo non si entusiasmava così per un allenatore. Strama ha compiuto una piccola grandiosa impresa con la Primavera, si è guadagnato una promozione anche se idealmente è assai pericolosa per il suo percorso professionale. Questo treno, probabilmente, sarebbe passato tra qualche tempo, ma la situazione nel frattempo è precipitata e il trionfo alla NGS ha accelerato i tempi. Serviva aria pulita in casa Inter e Moratti, cambiando guida tecnica, ha aperto le finestre proprio con l’avvento della Primavera.
Oggi c’è il Genoa a San Siro, battesimo per Stramaccioni che di tempo per plasmare la squadra a sua disposizione ne ha avuto poco. In settimana si sono ipotizzati tutti gli schemi possibili e immaginabili, c’è chi addirittura ha etichettato il mister un difensivista. Nulla di più sbagliato. Noi che da tempo lo seguiamo sappiamo bene che Strama ha la capacità di adattare i moduli ai giocatori a sua disposizione. Per lui contano compattezza, corsa e concentrazione, qualità che hanno permesso alla sua Inter di resistere in 10 per oltre 40 minuti in finale contro l’Ajax alla NGS. Qualità che all’Inter dei fratelli maggiori oggi manca, terribilmente. Pretendere che magicamente tutto torni al posto giusto sarebbe follia. Oggi non resta che sperare nella scossa dovuta al cambiamento, la stessa che permise a Ranieri di vincere a Bologna al suo esordio in panchina. Ma dopo bisognerà lavorare seriamente, anche con rinunce dolorose, alla costruzione di una squadra degna di rappresentare questi colori almeno nelle ultime otto giornate di questo campionato disgraziato.
Il terzo posto è pia illusione, inutile fare tabelle. Neanche 27 punti potrebbero essere sufficienti. Ma poco importa, quel che conta è il sapore che questa parentesi stramaccioniana lascerà nella bocca dei tifosi. Poi si vedrà, ogni cosa a suo tempo. Intanto, alla faccia dei pesce d'aprile, pensiamo a vincere contro il Genoa, magari senza sfoderare una grande prestazione. Perché? Per il semplice fatto che se tutto d'un tratto l'Inter desse dimostrazione di saper giocare come si deve, significherebbe che nei confronti di Ranieri, da parte dei giocatori, non c'è stata la massima disponibilità. E non ne sarei affatto lieto.
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