Spiace tanto parlare in questi termini, ma il calcio che analizziamo quotidianamente è il top in assoluto. Parliamo dei livelli massimi, di calciatori che hanno raggiunto il meglio e, in ottica Inter, di una delle squadre più importanti al mondo, con una maglietta tanto ambita quanto pesante che ovviamente comporta delle responsabilità. Responsabilità che, superfluo sottolinearlo, non possono essere per tutti. E di conseguenza chi non è all'altezza dovrebbe farsi da parte o essere liquidato, altrimenti sarà difficile fare il salto di qualità e diminuire il gap da una Juventus che, al contrario, viaggia a mille. Sia in campo che fuori.

Giusto e onesto da parte nostra fare dei nomi, concentrandoci sul pacchetto arretrato: bravissimi ragazzi entrambi, molto simpatici (che in questo ambito non guasta mai dato che si sorride sempre di meno) e professionisti esemplari, ma credo sia azzardato che nell'Inter 2016-2017 possano trovare ancora spazio interpreti come Andrea Ranocchia e Yuto Nagatomo, arrivati a Milano nello stesso momento, nel gennaio 2011. Sono passati quasi sei anni, e nella formazione titolare che Frank de Boer ha presentato al 'Bentegodi' contro il Chievo Verona entrambi sono partiti titolari.

Attenzione, non c'entra l'assenza di Jeison Murillo. Io parlo di progetto, scelte e prospettive. E l'appunto che faccio alla società consiste in questo: tante sessioni di mercato, non poche le scelte sbagliate e difficoltà nel tagliare alcuni 'rami secchi', tra cui figurano sicuramente anche il centrale italiano e l'esterno giapponese. In questo senso Roberto Mancini ha fatto un grande lavoro nei suoi ventidue mesi 'di ritorno', liquidando gran parte di quei giocatori che a Milano, di spazio, dovrebbero trovarne molto poco.

Come si suol dire, l'ex Cesena non 'fa danni', ma raramente ho ammirato prestazioni decisive da parte sua, degne di un vero e proprio terzino sinistro. Limitato tecnicamente, altrettanto fisicamente, è ambidestro ma nessuno dei due piedi può essere giudicato 'educato' (faccio fatica a ricordare una serie significativa di cross che possano essere considerati tali). Credo che la corsa sia la sua unica e indiscutibile qualità, unita all'assoluta resistenza, ma per il resto faccio fatica a trovare doti di spicco.

Capisco la nazionalità e quello che può comportare la sua 55 a livello di marketing, ma un giocatore di questo livello non è assolutamente da Inter e trovo strano che sia riuscito a ritagliarsi un ruolo di primo piano in un contesto così importante per tante stagioni consecutive. Stesso discorso (forse ancor più netto) per il classe '88 di Assisi, al quale auguro non solo di cambiare squadra, bensì campionato. In Italia, purtroppo e lo dico con dispiacere, ha perso la credibilità necessaria anche per ripartire con un'altra maglia (vedi l'infelice esperienza in quel di Genova).

La sua involuzione fa veramente riflettere, considerando che nel 2011 (quando arrivò ad Appiano Gentile con Leonardo allenatore) riuscì a offrire prove di rilievo, schierato al fianco di Lucio (Walter Samuel ko dopo la rottura del crociato subita a novembre in casa contro il Brescia). Come, per esempio, non ricordare il match contro il Bayern Monaco all''Allianz Arena'? Quella, al netto delle tante presenze (167), fu una delle poche prove di un certo livello che i tifosi nerazzurri hanno potuto ammirare. Da quei mesi, poi, il buio.

Poca personalità, difficoltà nel gestire un ruolo importantissimo come quello di capitano, che in teoria dovrebbe rappresentare uno slancio pazzesco a livello di motivazioni e dal punto di vista caratteriale, ma per il 28enne centrale è stato l'esatto contrario. Un vero dispiacere. Certo, non va dimenticato che il recente contesto nerazzurro non ha ovviamente aiutato (per Leonardo Bonucci, il compagno di Bari, vale l'esatto contrario in una Juventus che da Antonio Conte in poi non ha sbagliato un colpo), ma il giocatore ci ha messo certamente del suo.

Insomma, ovviamente le responsabilità non sono solo di Ranocchia e Nagatomo, perché le scelte di acquistarli e rinnovare successivamente i rispettivi contratti sono di altre persone, ma certamente le prestazioni fornite in questi anni non hanno contribuito a meritarsi la maglia nerazzurra. Una casacca tanto prestigiosa che non può essere indossata da chiunque. Credo quindi che l'Inter, la società che fin da piccolo ho sempre considerato come una delle più grandi al mondo, meriti certamente di meglio. Altrimenti sarà complicato alzare quella benedetta 'asticella'.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 26 agosto 2016 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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