Più che dai numeri, che pure sono lusinghieri, persino eccitanti, sicuramente importanti, l'Inter di Conte viene definita meglio dalla sostanza, qualità e personalità che mette in campo. A Genova è arrivata la sesta vittoria di fila in una partita che, contrariamente alle attese e a differenza di quanto successo in alcune gare precedenti, non è stata solo di sofferenza e resistenza caparbia. Nei primi minuti, in realtà, si poteva immaginare una gara sporca e difficile in stile-Cagliari con duelli, contrasti, lotta su ogni pallone e in ogni centimetro del centrocampo con conseguenza mancanza di spazi e latitanza di giocate di qualità.
Invece l'Inter ne è uscita col palleggio, con tocchi rapidi, con quelle che Antonio Conte rifiuta giustamente di chiamare ripartenze (che implicherebbero un atteggiamento di attesa dell'avversario) e definisce invece uscite studiate e che mostrano una squadra che il gioco lo vuole controllare e proporre: a volte schizzando via velocemente appoggiandosi alle sponde rapide degli attaccanti e all'aggressione dello spazio libero da parte dei centrocampisti; a volte manovrando con pazienza, allargando il gioco con cambi anche totali e un gioco rapido a due-tre tocchi non di più dei centrocampisti, triangolazioni volute e sovrapposizioni che sfruttano gli esterni e fraseggi ricercati con le punte. Con in più il fondamentale contributo in fase di costruzione dei difensori, chiamati sempre a far partire l'azione o a cercare l'imbucata per l'inserimento di turno, vedi il filtrante di Bastoni per Lautaro che ha sfiorato il terzo gol poco dopo la mezz'ora.
Brozovic davanti alla difesa detta il tempo e disegna la direzione della giocata mentre la posizione di Sensi disorienta l'avversario: praticamente ovunque, tra le linee, vicino agli attaccanti, sempre pronto ad aggredire l'area per provare a colpire. Trova così il primo gol, propizia il secondo ricevendo lo scarico dall'esterno, Asamoah, accentrandosi e calciando per poi pescare, casualmente ma non troppo, Sanchez che segue l'azione e si fionda verso la porta.
L'Inter di fine settembre è più sicura e inizia a prendere consapevolezza: un primo tempo di qualità come quello contro la Samp, ha permesso poi alla squadra di non avere paura e non tremare nemmeno quando, in una manciata di minuti a inizio ripresa, tutto sembrava potersi capovolgere. In una sorta di sliding doors, in una frazione di secondo l'Inter è passata, al primo minuto della ripresa, dal possibile 3-0 con Lautaro al rosso a Sanchez che poteva suonare come una condanna e dare un'inerzia ben diversa all'intero tempo che restava da giocare. Ancor più dopo l'1-2 segnato da Jankto.
Ma l'Inter, appunto, non si è scomposta, non si è fatta schiacciare troppo, ha continuato a fare il suo gioco: gli ingressi di Lukaku, D'Ambrosio e Barella sono stati giusti come messaggio e come soluzione al momento della partita. Il taglio in area con cui Gagliardini è andato a segnare il 3-1 che ha spento definitivamente le ambizioni della Samp, dimostra proprio che, anche con l'uomo in meno, i nerazzurri non hanno smesso di proporre i loro inserimenti e i loro movimenti, pur subendo di più, come ovvio, il possesso palla dell'avversario.
Un dominio, ma anche un domino. Si chiama effetto domino, da classica definizione, "una reazione a catena lineare che si verifica quando un piccolo cambiamento è in grado di produrre a sua volta un altro cambiamento". Esattamente ciò che Antonio Conte sta portando e provando a portare all'Inter. Sei partite e sei vittorie ovviamente non possono bastare per dare giudizi definitivi su una squadra ora nuova e che troppe volte, in passato, ha avuto alti e bassi, crolli clamorosi, mostrato una cronica incapacità di fare il salto di qualità. Ma si vedono indizi e prove concrete di un cambiamento netto che parte dalla testa, dalla mentalità e dal carisma e finisce con precise soluzioni e situazioni tattiche in campo. Quanto durerà e come si evolverà lo deve dimostrare la squadra partita dopo partita. Come le tessere del domino: una dopo l'altra, la prima che colpisce la seconda, la seconda che colpisce la terza e così via, senza interruzioni.
Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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