Dopo essere entrato nella scuderia di Radio Serie A con RDS col suo nuovo format 'Bobo Vieri Talk Show', Christian Vieri ha raccontato alla stessa radio i suoi trascorsi calcistici e non solo in una lunga intervista rilasciata ad Alessandro Alciato. Dal suo arrivo in Italia direttamente all'Australia, ai trascorsi con Juventus, Atletico Madrid e Lazio fino al suo arrivo all'Inter nell'estate del 1999: "Perché proprio l'Inter? Perché volevo giocare con Ronaldo. Mi chiama Narciso Pezzotti, il secondo di Marcello Lippi, e mi dice: 'Se facciamo una pazzia, vieni?'. Io risposi sì, poi ritrovavo Lippi. Infine, andavo a giocare a San Siro, lo stadio delle meraviglie".

Chi era Ronaldo prima e chi è stato quando lo hai conosciuto?
"Il giocatore più forte che c'era, a quei tempi era incredibile. Ero troppo curioso di giocare con lui. Facciamo tutto con l'Inter, vedo i tifosi laziali distrutti e li capisco, ma a me San Siro fa impazzire. Giocare lì è roba che manda fuori di testa. Come vedo Ronaldo al primo allenamento, mi alzo e vado da lui dicendogli che ero lì per giocare con lui".

Poi siete diventati amici?
"Sì, davvero una bella persona".

Una cosa che avete fatto insieme fuori dal campo, che si possa raccontare?
"Siamo due mangiatori... Lui è simpatico, divertente. Ogni volta che andavamo in un ristorante a Milano la gente si alzava ed applaudiva. E lui diceva: 'E che siamo una rock band?'".

Sul suo debutto in campionato contro il Verona.
"Giocavamo alle 15, arrivammo alle 13.30 allo stadio. Poi giungemmo negli spogliatoi, da lì c'era una stanzina con una finestra che dava al campo. E si vedeva da lì che era tutto pieno. Io dicevo a me stesso in allenamento che alla prima di campionato avrei dovuto fare un gol senza fare cazzate, perché mi avevano preso per 90 miliardi di lire, ero il calciatore più costoso dell'epoca. E se non segni subito, arrivano le polemiche. Entro per scaldarmi e vedo 65mila persone urlare, una roba da pelle d'oca. Ti dava una carica che da fuori non si capiva. L'Inter è un club meraviglioso, c'era tutto per vincere".

Pesavano quei novanta miliardi?
"Non me ne fregava niente, giocare a San Siro è pesante quindi serve personalità. Dopo 15 minuti ho trovato il gol ed andò tutto tranquillo".

Quanto hai amato e odiato Massimo Moratti?
"Uno si arrabbia quando succedono certe robe, ma è stato mio presidente per sei anni e mi ha voluto bene. Odio non è la parola giusta: ero deluso, nemmeno arrabbiato; ma è una cosa extra. Dei miei sei anni all'Inter non posso dire niente. Lui ama questo club, Bedy Moratti si disperava se perdevamo un'amichevole da quanto questa famiglia ama l'Inter alla follia. Non siamo stati fortunati, perché mi sono fatto male io e Ronie è stato un anno fermo; poi il 5 maggio, la semifinale Champions, tutte cose andate male... Non c'è una spiegazione, in partita Marco Materazzi mi casca sul ginocchio, ma che roba è? Per me era tutto perfetto, c'era forse troppa voglia di vincere sua, della famiglia, dei tifosi. La voglia che avevamo era folle, forse troppa. E quando le cose sono troppe, non vengono alla fine. Ma sono sicuro che se non si faceva male il brasiliano, perché io lo chiamo così, non potevamo non vincere. Se lo vedevi in allenamento capivi che poteva giocare da solo. Ci mancò fortuna a livello di infortuni, se no non c'era partita con nessuno. Questo lo penso io".

Però eravate una coppia straordinaria.
"Fenomenale, quando giocavamo facevamo gli uno e due; gli arbitri ci dicevano quanto eravamo forti. Moratti non ha badato a spese, faceva di tutto per poter vincere. Poi nel 2002 perdiamo con la Lazio e il presidente, visto che Ronaldo non andava d'accordo con Hector Cuper, mi chiamò di notte. Io gli dissi di non vendere Ronaldo, perché la questione era quella; lui mi disse che voleva andarsene e alla fine lo ha venduto. Ma era distrutto quando andò via, lo eravamo tutti. Ronaldo se ne andò controvoglia e fu venduto controvoglia. Poi Cuper venne cacciato dopo poche partite: fa parte del gioco, Ronaldo non sarebbe mai voluto andare via ma voleva garanzie, io non volevo che lo vendessero ma nessuno lo voleva vendere. Stavamo bene, non so cosa sia mancato per vincere: dovevamo essere più bravi sicuramente, ma Ronaldo ha lasciato un vuoto quando è andato via. Era la bandiera dell'Inter, eravamo tutti con lui". 

Sei interista o lo sei stato?
"Io sono tifoso di tutte alla fine, ma l'Inter è la squadra che mi ha dato di più. La gente mi ha amato per sei anni, non sarei mai andato via. Stavo da Dio, sono stati anni difficili, sofferti ma in maniera viscerale perché tutti aspettavamo me o Ronaldo per vincere lo Scudetto. Volevamo tutti farlo, eravamo impazziti. E' mancato sempre poco, ho lasciato tutto me stesso in quei sei anni, nel bene e nel male. Giocavo anche partite con le punture perché non stavo in piedi, ma non me ne fregava nulla: sentivo mia questa cosa qui".

L'Inter è stata la squadra dove hai dato di più?
"Sì, perché è la squadra dove sono stato di più. Voglio bene a ogni squadra dove ho giocato, ma in sei anni all'Inter ho dato tutto me stesso. Litigavo con tutti perché vincevano tutti tranne me e andavo fuori di testa. Noi potevamo vincere anche la Champions League. Tornassi indietro rifarei la stessa scelta perché era la scelta giusta. Sono arrivati fior di giocatori, c'erano Zanetti, Ronaldo, Recoba che mi diceva che mi avrebbe messo un pallone lì dove indicava e lo metteva lì; poi Baggio, Zamorano...".

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Sezione: Copertina / Data: Mer 15 novembre 2023 alle 11:42
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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