Il 9 e il 10. Non si tratta di numeri. O almeno, non solo. Parliamo dei protagonisti della partita che andrà di scena questa sera a San Siro. L’Inter torna a riveder le stelle, e ospita il Tottenham per riascoltare (finalmente) l’elettrizzante musichetta della Champions League.
La squadra inglese ha diverse risorse, ma spesso e volentieri è ancorata ad un giocatore in particolare, Harry Kane. Etichettato da molti come l’attaccante più completo in circolazione, capace di rendersi pericoloso da qualsiasi posizione. Sotto l’aspetto anagrafico, viene posto tra i migliori della sua generazione, se non il migliore dei centravanti entro i 25 anni. Titolo che si gioca, sgomitando come fa di solito in area di rigore, con Mauro Icardi.
Inter-Tottenham ha anche una eccitante sfida nella sfida tra le due punte di diamante degli attacchi di Luciano Spalletti e Mauricio Pochettino. L’argentino e l’inglese hanno in comune, in fondo, solo l’età. Per il resto, il campo racconta in maniera implacabile come il loro gioco sia agli antipodi.
Icardi è il classico centravanti vecchia maniera, se è possibile identificarne uno. Un killer d’aria di rigore, a cui basta la palla giusta al momento giusto per svoltare inerzia e partita. Un giocatore capace di concludere sia di testa sia di piede, con lo stesso tasso di efficacia. Di contro, il nativo di Rosario "non aiuta la manovra". Questa l’accusa (non del tutto infondata) che gli hanno rivolto i suoi principali detrattori. L’ex canterano del Barcellona non ha infatti particolari capacità tattiche di impostazione avanzata. Non è l’attaccante ideale per fare ‘melina', gestire il possesso di palla, far salire la squadra o perdere tempo sul cronometro. Ma ha un feeling naturale con il gol, cosa che sembra sempre più rara, specie nelle nuove generazioni calcistiche: 146 reti in 254 partite giocate in carriera, sempre in doppia cifra da quando è arrivato all’Inter, con cui ha guadagnato due titoli di capocannoniere in Serie A. E lo status di attaccante di peso.
Trovare un solo punto di forza di Harry Kane è decisamente difficile, se non impossibile. Destro, sinistro, testa, da dentro o fuori dall’area. I 144 centri realizzati dal centravanti della nazionale inglese in 117 match disputati ne mettono in luce e ne legittimano il ruolo di macchina da gol. Perché oltre al dato statistico (strepitoso), ciò che più colpisce di Kane è la facilità - pur giocando ed essendo definito a tutti gli effetti come prima punta – di costruire l’azione in prima persona, portando palla per diversi metri, spesso e volentieri andando a chiederla direttamente sulla trequarti. Dote da non sottovalutare, soprattutto se abbinata ad un micidiale tiro dalla distanza.
Icardi e Kane si avvicinano solo per l’anno di nascita, il 1993. Un dato che ne nobilita ulteriormente i numeri, strepitosi per media gol e peso specifico nell’economia delle proprie squadre. Oltre alla modalità di gioco, però, c’è un altro aspetto su cui Harry e Mauro differiscono. Si tratta dell’esperienza a livello internazionale. Un discorso che si sviluppa secondo due linee.
La prima è quella relativa al club. Kane è stato parte (e in ottima misura fautore) del ritorno al vertice del calcio inglese degli Spurs, tornati a dire la propria anche a livello internazionale. Il londinese ha potuto così misurarsi con il palcoscenico della Champions League. Passaggio che tutt’ora – solo fino alle 18:55 di oggi – mancherà a Maurito. L’argentino, infatti, è capitato in una delle pagine più buie dell’Inter dall’inizio del nuovo millennio, pur rappresentando l’ancora di salvataggio per speranze e tifosi. Gli stessi che domani vedranno San Siro addobbato a festa anche grazie a MI9.
La seconda direttiva racconta di storie diverse per i due giocatori nel capitolo delle Nazionali. Riferimento per il presente e per il futuro il primo, escluso di lusso il secondo (almeno fino a questa estate). Emblematico, in questo senso, la situazione agli antipodi verificatasi in occasione dell'ultimo Mondiale, di cui Kane è stato capocannoniere con 6 reti, mentre Icardi era a casa, lasciato fuori dai convocati dal ct dell'Albiceleste Sampaoli.
Storie diverse, giocatori diversi, un unico scopo: il gol. Il calcio sa spesso e volentieri mischiare le carte. Domani farà incrociare i destini di due attaccanti accostati l’uno all’altro più di una volta, ma che in sostanza non hanno molto da spartire, se non la fame di vincere. Quella che non li abbandonerà neanche stasera, quando saranno l’uno contro l’altro. Da una parte Icardi, capitano e leader di un'Inter tutta nuova, pronta all'impatto con la Champions League. Dall’altra Kane, deus ex machina del Tottenham bello ma ormai da troppo incompiuto di Mauricio Pochettino. Si prevedono scintille.
Federico Rana
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