Il caso tamponi in casa Lazio ancora da decifrare - aspettando anche le indagini in corso della Procura di Avellino - fa riflettere perché in situazioni simili altri club si sono affidati subito alla autorità sanitaria. L’ultimo in ordine di tempo - sottolinea la Gazzetta dello Sport - è il caso di Gagliardini, che dopo l'esito dubbio del test pre Italia-Polonia è stato mandato a casa per precauzione dalla Figc, anche se per l’Uefa avrebbe potuto giocare. In questa occasione ha prevalso il buonsenso, per maggiore sicurezza, come era capitato per Hakimi e Donnarumma.

Il problema ora è come comportarsi in futuro, per avere uniformità: in tal senso, la Federcalcio attende dal comitato tecnico scientifico una risposta per rimettere mano al protocollo. Il laboratorio unico sembra l’idea giusta per risolvere il problema della interpretazione dei tamponi. La Lega, però, dopo averlo approvato come soluzione, di fatto ancora deve attuarlo. Intanto, da inizio stagione, dovrebbero essere almeno quattro i fascicoli aperti per la verifica della correttezza nell’applicazione del protocollo, con altrettanti i club coinvolti. "La Lazio per via di comunicazioni non proprio tempestive con la Asl. La Juve per una bolla “scoppiata”, il 5 ottobre, quando un caso di positività all’Interno del gruppo squadra imponeva a tutti la quarantena. E invece CR7 e altri 4 suoi compagni decidevano però di violarla e di partire per le rispettive nazionali. Stesso discorso, e fascicolo aperto, per la Fiorentina, con bolla violata da 5 nazionali la scorsa settimana. E poi c’è un’inchiesta aperta pure sul Napoli, per come è stato applicato il protocollo nei giorni della partita non giocata con la Juve", scrive la Gazzetta dello Sport. 

Sezione: Copertina / Data: Lun 16 novembre 2020 alle 09:15
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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