Intervistato dal Corriere dello Sport, Ronald De Boer parla del momento attuale del calcio europeo, anche se non manca un rimando all'avventura nerazzurra di Frank.

Come si spiega il flop di suo fratello all’Inter?
"In Olanda il coach è solo un allenatore, in Italia e in Inghilterra un manager. Deve controllare tutti gli aspetti del club e forse Frank non era pronto per farlo. Lui è un uomo di campo preparatissimo, ma quelle esperienze lo hanno arricchito e ora è ancora più pronto per un top club".

L’Olanda ha fermato i campionati, l’Italia prova ad andare avanti: chi ha ragione?
"Partiamo da noi: abbiamo fatto un lockdown intelligente, confidando nel buon senso delle persone e tra un paio di settimane potremo ripartire. Nel calcio, però, era impossibile evitare le polemiche. Capisco chi è arrabbiato come l’Utrecht: sesto, ma con una partita in meno rispetto al Willem II che però va in Europa... La Federazione è stata fredda, non ha guardato le emozioni, doveva decidere e scontentare qualcuno. Ma il calcio non è solo un gioco: tutti lo amano perché ci fa pensare ad altro, cosa che serve in questo momento. L’Olanda ha potuto permettersi lo stop perché non è così dipendente dai soldi della tv, quindi capisco la volontà italiana di provare a ripartire. Se si trova un modo, perché no?".

Olanda-Italia non è solo calcio, tra coronabond e accuse varie. Lei come l’ha vissuta?
"L’Olanda è stata troppo dura con l’Italia, bisogna comprendere la sofferenza di un popolo. Serviva più empatia e, chi conosce noi olandesi, sa che siamo molto empatici. Mi spiace se il mio Paese è stato un po’... arrogante. Dall’altro lato, però, ognuno prende decisioni nell’interesse della propria nazione. Io sono fiero di essere olandese: la nostra società è ancora un modello da seguire".

Sezione: Rassegna / Data: Mar 28 aprile 2020 alle 11:38 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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