Lunga intervista di Tuttosport a Daniele Franceschini, nuovo c.t. dell'Under-20 azzurra. Ecco alcuni stralci.

Ieri l’esordio alla guida dell’Under 20 nel Torneo 8 Nazioni. Emozioni e sensazioni? 
"Quando ci si siede sulla panchina di una delle proprie Nazionali si sente sempre qualcosa di particolare e di speciale. L’emozione c’è stata e ci sarà sempre, insomma. Ma dura poco perché poi lo svolgersi della partita non concede spazio ad altri pensieri. Confrontarsi con altre realtà, con altre scuole calcistiche d’eccellenza è formativo. E un torneo come quello che stiamo disputando vale molto di più, per ciascun ragazzo, di tante partite giocate in B o in C". 

Ma resta la sensazione che i nostri virgulti siano sempre un po’ indietro rispetto ai pari età di altre nazioni. 
"Noi del Club Italia cerchiamo di seguire i ragazzi anche nelle loro società di appartenenza. Certo, in altri Paesi i giovani vengono impiegati con frequenza anche nei massimi campionati, da noi invece sembrano incontrare più difficoltà. Ma il giocatore forte gioca sempre, a qualsiasi età, poi il campionato italiano presenta complicazioni di natura tattica non riscontrabili altrove. Ma non puntiamo il dito sui nostri problemi. Anche gli altri Paesi ne hanno. E mi sembra che gli ultimi risultati delle giovanili siano la conferma dell’eccellenza del calcio nostro nostrano. Certo, è mancato un grande trionfo finale ma ci siamo andati molto vicino e sono convinto che arriverà molto presto". 

La cocente delusione per l’Europeo Under 21 perso in casa è ancora presente... 
"Purtroppo è andata male. Siamo stati molto sfortunati. Ma bisogna guardare avanti e pensare ai prossimi impegni. Ripeto, a tutti i livelli di categoria stiamo facendo bene, il lavoro intrapreso dalla Federazione sui giovani sta dando copiosi frutti e il ct della nazionale maggiore, Roberto Mancini, continua a dare segnali importanti, soprattutto sotto l’aspetto dell’attenzione ai talenti emergenti. Poi è chiaro che per vincere servono tante componenti. A partire dai famosi cicli, periodi in cui fioriscono piccoli campioni in serie destinati a diventare fuoriclasse. E poi, per imporsi ci vuole fortuna". 

Un occhio al campionato che è appena cominciato. Spettacolo, sì, ma anche tanti errori e difese inguardabili. 
"Guardiamo prima l’aspetto positivo. I tifosi vivono per i gol e più se ne segnano, più le partite sono godibili. Credo che il movimento calcistico, nel suo insieme, stia andando nella direzione di favorire al massimo il... gol. Poi è vero che si sono visti errori difensivi e pacchetti arretrati, diciamo, un po’ allegri. Ma penso che nel prosieguo del torneo le difese si attrezzeranno nel modo migliore. In fondo finora si è trattato di calcio d’estate". 

Cosa si porta dietro degli allenatori con cui ha lavorato. 
"Ho avuto la fortuna di avere come maestri gente importante come Zeman, Novellino, Mazzarri, Delio Rossi, e a tutti ho cercato di carpire qualche segreto. Ognuno aveva le proprie idee di gioco e di lavoro, in comune avevano un’incredibile professionalità e un’attenzione quasi maniacale ai dettagli. Ho imparato da loro ma cerco di aggiungere a questo bagaglio di esperienza qualcosa di mio. Copiare, e basta, non va bene. Credo che sia necessario coniugare l’esperienza maturata con nuove idee, cercando di far prevalere la propria filosofia di calcio. Il segreto per fare bene il proprio lavoro è quello di mettersi sempre in discussione e non smettere mai di studiare".

Sezione: Rassegna / Data: Ven 06 settembre 2019 alle 10:03 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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