Oggi Tuttosport propone un'intervista a Luigi Maria Prisco, figlio dell'avvocato Peppino, indimenticato e indimenticabile interista, prima tifoso che dirigente. "L’affetto che ricevo ancora oggi dai tifosi nerazzurri è una cosa incredibile. Peppino se ne è sempre sbattuto del politicamente corretto, ha sempre detto quello che pensava. Ha incarnato la figura del tifoso. Era uno di loro che casualmente faceva il vice presidente dell’Inter…", conferma il Luigi Maria. 

La cosa che l’ha commossa di più? 
"Vedere la domenica dopo la sua scomparsa, in tutti gli stadi, striscioni dedicati a lui. E’ un’immagine che non riesco a togliermi dalla testa". 

Oggi invece? 
"Tutte le volte al termine di “C’è solo l’Inter”. Quella strofa, la sua immagine sugli schermi e quell’applauso da parte di tutto lo stadio. E’ commovente…" 

Se fosse ancora qui cosa direbbe Peppino di questo periodo di isolamento? 
"Ci romperebbe le palle da morire. Non vedere l’Inter, non vedere nessuna partita probabilmente sarebbe stato troppo, non ce l’avrebbe fatta". 

Non avrebbe resistito senza calcio? 
"Mio padre sarebbe stato capace di vedere partite tutto il giorno. Non soltanto l’Inter… Quando non lo conosceva nessuno, fin dai primi anni 60 andava sempre a vedere il Milan. Non tifava per loro ci mancherebbe altro…". 

Ma come è nato questo amore per l’Inter? 
"Un giorno vengono a cena due amici di famiglia, due soci fondatori dell’Inter. Arrivano con un vassoio di pasticcini Alemagna perché l’Inter ha vinto il derby e dobbiamo festeggiare. S’immagini che in casa nostra nessuno conosceva il significato della parola derby. Mio padre s’incuriosì e da quel momento l’Inter entrò per sempre dentro di lui…". 

Come viveva il derby Peppino in casa? 
"I giorni prima era molto teso, durante si scatenava e dopo dipendeva dal risultato… Ricordo che dopo aver pareggiato un derby per colpa di De Vecchi, il cognome di mia mamma… Non le parlò per qualche giorno". 

A quale giocatore era più legato? 
"Per Facchetti c’era ammirazione. E’ l’unico giocatore dal quale ha preteso di darsi del tu. Una figura rivista poi in Zanetti, si assomigliavano. Lo affascinava il professionista ma anche il genio e sgregolatezza come Mariolino Corso, come Recoba". 

E Ronaldo? 
"Con Meazza sono i due giocatori che lui ha amato di più, due campioni". 

Sezione: Rassegna / Data: Sab 28 marzo 2020 alle 13:19 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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