"Le punizioni non si insegnano: ci vuole il talento, ma dipende tanto da come ti alleni. Lo faccio da quando ero bambino: la potenza l’ho sempre avuta, il resto lo fa la ripetizione del gesto. Con mio fratello Nikola giocavamo in cortile. Se riuscivi a colpire una parte del nostro cancello di legno, in alto a sinistra, facevi un gran rumore e i vicini si lamentavano. Io cercavo di prenderla sempre per farli urlare". La Gazzetta dello Sport oggi ricorda le parole di Aleksandar Kolarov, che spiegava l'alba della sua abilità sui calci da fermo. Una qualità che ad Appiano non sottovalutano, vista la pochezza degli ultimi anni: "L'ultima punizione vincente è dell’aprile 2018, firmata da Cancelo (in realtà un cross finito in porta) - ricorda la Gazzetta -. Per una rete davvero voluta bisogna tornare all’ottobre 2017 (Brozovic contro il Benevento)". Una vita fa. Kolarov in nerazzurro dovrà raccogliere l'eredità dei tanti specialisti che nel corso degli anni hanno brillato: l'ultimo è stato Sneijder, ma prima di lui ci furono i vari Recoba, Mihajlovic, Sosa, Adriano fino ad arrivare a Corso e alla sua "foglia morta".

"I tifosi interisti in passato ne hanno viste parecchie. Gli ultimi anni sono stati poveri, lo “specialista” può cambiare i discorsi. Esperto, low cost, di personalità e potenzialmente multiruolo (terzo in difesa o esterno): tutte doti che hanno convinto club e allenatore", evidenzia la Gazzetta.

Sezione: Rassegna / Data: Ven 04 settembre 2020 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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