Ai microfoni di Repubblica parla Michele Salzarulo, capo analista dell’Inter raccontando l retroscena di questo ruolo nello staff di Mancini. 

Come si diventa capoanalista dell’Inter?
"Volevo fare il calciatore professionista, ma ho capito presto che ero scarso e mi sono messo sotto con l'università, scienze e tecnologie informatiche. Mentre stavo per finire, ho saputo che l'Inter cercava uno stagista in grado di analizzare i dati biometrici dei calciatori. Dallo stage è nata la tesi di laurea. E dalla mia laurea nel 2007, col professor Degli Antoni, il primo contratto a progetto. Da quel momento ho realizzato un sogno: anche se non sono un calciatore, faccio parte a pieno titolo di una grande squadra. Era l'ultima stagione del Mancini 1. Io analizzavo i dati per lo staff dei preparatori atletici, diretto anche allora da Carminati con l'assistenza di Bovenzi, che adesso è al Milan con Mihajlovic".

Quando ha cominciato a occuparsi anche di tattica?
"Subito dopo, con Mourinho. Cercava un analista da affiancare al suo assistente Villas Boas, che poi è diventato un allenatore di alto livello, oggi è allo Zenit. Ho cominciato così e poi ho continuato con gli altri: 8 allenatori in 8 anni, da tutti ho imparato qualcosa d'importante. Ho affinato esperienze e competenze, ho anche preso il patentino ".

Oggi lei è a capo di uno staff di 3 persone.
"In Inghilterra la match analysis è all'avanguardia e Mancini al City l'ha utilizzata molto. Così ha chiesto e ottenuto dalla società di potenziarla. Abbiamo fatto 14 colloqui, scegliendo i 2 migliori, Quaia e Vulcano ".

Come lavorate?
"Non esiste un protocollo standard. Senza coppe europee, speriamo per poco, una partita si prepara in 5 giorni fitti, dalla mattina alla sera. Le macro aree di studio, sugli avversari e sulle nostre partite, sono due: videoanalisi e analisi dei dati. All'allenatore si presenta già il primo giorno un report con l'analisi quantitativa, cioè dei dati statistici, e qualitativa, cioè delle caratteristiche tattiche, più il video a supporto ".

E quando si avvicina la partita?
"In coordinamento con lo staff tecnico, si prepara il video di 15' per la squadra. Poi se ne fa uno specifico per il portiere, con i rigoristi, il replay, la telecamera tattica. Si disegnano i profili individuali degli avversari. Si monta il video degli attaccanti avversari per i difensori e dei difensori avversari per gli attaccanti. E naturalmente si risponde a qualsiasi richiesta specifica del mister e ci si aggiorna in continuazione con le novità".

Tipo?
"San Siro è già cablato: nell'intervallo delle partite si possono mostrare ai giocatori errori o movimenti tattici. E stiamo cablando tutto il centro sportivo della Pinetina: per ora abbiamo due monitor, uno in palestra, dove passano immagini degli avversari".

Il videoanalista non è più un collaboratore di serie B?
"Ho un ufficio alla Pinetina. Ho avuto la fortuna di lavorare con Mourinho, Benitez e Villas Boas, forse i tre allenatori europei, insieme a Guardiola, che più credono nella match analysis. Ma ho imparato moltissimo da Gasperini, in soli 3 mesi. E anche Mazzarri, che pure partiva dal dvd e dal telecomando, ha valorizzato via via il lavoro al video".

Però il calcio è uno sport inesatto.
"È vero che sono più esatti altri sport: non è un caso che il mio software sia australiano, implementato per football, basket, hockey su ghiaccio e rugby. Ma in tutti i più grandi club calcistici stranieri, ormai, non si prescinde da uno staff per la match analysis. Sta succedendo anche in Italia".

Sezione: News / Data: Lun 07 dicembre 2015 alle 17:39
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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