Torna a parlare Gabriele Gravina, presidente della Figc. Che questa volta, interviene ai microfoni di 'Tutti Convocati' su Radio 24 per dipingere un possibile quadro relativo al futuro del calcio italiano ed europeo alla luce delle decisioni di ieri dell'Uefa. "Venendo meno la discriminante del campionato Europeo, adesso abbiamo maggiori possibilità di collocare queste date per arrivare al 30 giugno sperando che sia sufficiente".

Qual è la sua posizione in merito a questa decisione e al rischio che la priorità vada alle coppe?
"La nostra posizione è emersa nella giornata di ieri, la priorità va ai campionati nazionali con possibilità di inserire finestre per Champions ed Europa League. Noi daremo priorità al nostro calendario senza penalizzare nessuno, sappiamo che dovremmo ricorrere a modifiche di format in caso di assenza di date così come ha previsto la Uefa nel caso non ci fossero finestre a sufficienza".

Il problema è quindi di compatibilità?
"La Uefa ha indicato diverse soluzioni, la più ottimistica prevede la partenza il 14 aprile con formula attuale, fino al 13 giugno con modifiche di format. La finale di Champions League è prevista il 27 giugno, quella di Europa League il 24. In tutto questo bisogna tener conto che la Uefa ha previsto nel mese di giugno i playoff per le quattro mancanti per la fase finale, il che significa stop per le Nazionali dal primo al nove di giugno, e ciò complica il posizionamento delle date. Sarà costituito anche un gruppo di lavoro con le leghe e l'Uefa per capire come possono conciliarsi tutte queste esigenze tra tornei nazionali e competizioni internazionali".

Qualora non si riuscisse a cominciare cosa potrebbe accadere?
"Per motivi scaramantici non prendo in considerazione questa soluzione, mi preoccuperebbe davvero per il nostro Paese. Sono fermamente convinto nello spingere l'acceleratore dell'ottimismo e ripartire. La nostra partenza è prevista ad inizio maggio per garantire la conclusione di tutti i campionati. Vogliamo chiedere la possibilità, nel caso in cui non si completasse la stagione il 30 giugno, di sforare fino a metà luglio. E in questo abbiamo il sostegno anche della Federcalcio spagnola. Se non fosse possibile completare normalmente, chiederemo una modifica del format con playoff e playout".

Il settore calcistico sta soffrendo, c'è qualche altra priorità della quale state parlando col Governo?
"Il nostro mondo sta vivendo un momento di grande difficoltà, non a caso c'è nel decreto un articolo nel quale le Federazioni sono gli unici interlocutori dell'esecutivo. Ci stiamo impegnando a raccogliere i dati che le leghe stanno elaborando. Sappiamo qual è l'impatto sociale del nostro mondo, molto più articolato del normale, il cui indotto coinvolge tantissime industrie. Esistono accordi di natura contrattuale per i quali bisogna giocare per limitare i danni, si parla di 170-200 milioni fino a 500-600. Stiamo predisponendo alcune richieste al Governo per evidenziare le nostre criticità. Abbiamo bisogno di un riconoscimento di forza maggiore per rinegoziare alcuni contratti al nostro interno e creare un sistema di mutualità interna. Dobbiamo dare un segnale di reciprocità interna. All'interno della Uefa è previsto un fondo per danni di questo tipo da poter utilizzare".

Si può parlare di tagli agli ingaggi dei giocatori?
"In tempi di emergenza non può essere un tabù, dobbiamo sederci intorno ad un tavolo e capire che l'emergenza vale per tutti e il nostro mondo deve incorporare i principi di mutualità e responsabilità. Dobbiamo dare contenuti ad un grande contenitore che ci piace chiamare responsabilità".

Unità di intenti che va chiesta anche ai componenti della Lega Serie A?
"Da questa brutta esperienza dobbiamo cogliere i lati positivi. Da questa emergenza o si riscopre il senso di relazionarsi in maniera unitaria per tracciare un percorso nuovo fatto di più luci oppure avremo in eredità solo negatività. Mi auguro che tutti insieme riusciremo a toglierci di dosso queste zavorre e ricominciare a ragionare in ottica di rivoluzione culturale nel calcio e nello sport".

C'è stato qualche momento non elegante, legato a una situazione emergenziale.
"Il momento è stato difficile per tutti, da un lato alcune ordinanze permettevano di giocare ma dall'altro c'era la resistenza legata alla preoccupazione di far scendere in campo degli atleti. I contrasti che sono derivati sono nati da alcuni obblighi contrattuali legati alla mancata disputa di alcune gare. Ci sono tensioni legati a posizioni di classifica e a calcoli personali che hanno generato tensioni interpersonali. Ci sono stati momenti in cui si poteva pensare di giocare a porte aperte e si è deciso di rinviare alcune partite perché si ipotizzava la riapertura delle zone rosse, poi la situazione è precipitata. Oggi dobbiamo stare tutti con la barra dritta, la sospensione sarà utile anche per questo. E virare su una decisione netta sul calendario: partenza il 3 maggio e arrivo il 30 giugno, con possibilità di slittare di una settimana a luglio. Dobbiamo fare in modo che ciascuno di noi programmi il suo lavoro e che riparta il campionato, e insieme a lui l'entusiasmo degli italiani che attendono qualche sprazzo di luce. Concludo esprimendo la mia solidarietà a tutti gli operatori che stanno fronteggiando l'emergenza, lo Scudetto lo meritano loro". 

Sezione: News / Data: Mer 18 marzo 2020 alle 14:30
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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