"Voglio diventare un giocatore da grande squadra. Penso di aver fatto bene all’Atalanta e di poter giocare in un club importante. Se capiterà l’occasione, dovrò dimostrarlo". Così, ai taccuini di TuttosportGiacomo Bonavenutra, spesso accostato anche all'Inter. 

Ne ha già parlato con la società del suo desiderio?
"No, perché ci manca ancora qualche punto per ottenere la salvezza matematica. Poi parlerò con Marino e vedremo se ci saranno delle possibilità. Il mio obiettivo, ripeto, è cercare di migliorarmi e di diventare uno dei giocatori più forti in Italia. Poi, tutto il resto, Nazionale compresa, viene di conseguenza".

Bergamo come Bilbao: forte senso d’appartenenza, un tifo da urlo e la voglia di sentirsi protagonisti nonostante la città disti pochi chilometri da Milano. Condivide questa analisi?
"Assolutamente sì. Chi rimane qui, si lega a questa società a tal punto che è ben contento di arrivare a indossare pure la maglia della prima squadra nonostante magari da piccolo sognasse di giocare nel Milan o nell’Inter. Poi c’è un’altra cosa: chi fa il settore giovanile all’Atalanta ha molte più possibilità di giocare in serie A rispetto che altrove visto che in molte squadre ti fanno crescere e poi diventi merce di scambio per poi prendere stranieri che magari non sono al tuo stesso livello. Questo chiude le porte a molti ragazzi italiani che, in teoria, avrebbero la possibilità di emergere".

C’è troppa esterofilia nel nostro calcio?
"In Italia gli stranieri sono tanti e la Nazionale non ha molti giocatori da 23-24 anni già pronti. Anche perché è difficile trovare gli spazi per crescere. Il problema, ripeto, è che molti questi stranieri non sono più bravi degli italiani e ci vorrebbe un po’ più di attenzione".

E Livaja?
"Ha un grande talento, ma deve capire l'importanza degli allenamenti. E deve cambiare atteggiamento perché spesso nel calcio va avanti chi, pur possedendo meno qualità, ha un atteggiamento positivo. Non vorrei sprecasse le sue enormi potenzialità". 

È vero, come dice Mazzarri, che il mercato disturba i giocatori?
"Sì, soprattutto quest’estate il fatto di leggere tutti quei titoloni su di me l’ho sofferto. Però, anche sotto questo profilo sono cresciuto e ho imparato a stare lontano dalle voci".

Da piccolo per chi tifava?
"La Juve perché era la squadra più forte in Italia, crescendo questa passione si è affievolita e ho pensato soltanto a giocare e a essere professionista".

La squadra dei sogni?
"Per adesso l’Atalanta, poi vedremo: non voglio volare troppo con la fantasia".

Sezione: News / Data: Sab 15 marzo 2014 alle 10:48 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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