Il giornalista de Il Sole 24 Ore Marco Bellinazzo analizza nel dettaglio la situazione della discussione tra Inter, Milan e il Comune di Milano in merito al futuro di San Siro. Spiegando che due sono i nodi principali che frenano il dialogo, partendo dalla rifunzionalizzazione dell'attuale Meazza: "I club hanno spiegato perché l’ipotesi di tenere in piedi due impianti, uno di fronte all’altro, nell’area di San Siro, debba considerarsi impraticabile e poco redditizia. La posizione dei due team è stata illustrata attraverso i dati raccolti dallo studio ingegneristico indipendente Ceas. La prospettiva, ad esempio, di eventi da ospitare nei due stadi in contemporanea potrebbe accompagnarsi con problemi di gestione di viabilità per il quartiere, limitando l’accessibilità ai residenti. D’altro canto, la destinazione di un Meazza, sia pure ridotto ad unico anello, a gare di calcio femminile o giovanile, non è remunerativa perché l’affluenza di pubblico e il prezzo dei biglietti sono insufficienti (500/600 persone di media per tagliandi da 5/10 euro) a coprire i costi di manutenzione. Il Comune ha chiesto ora di poter incontrare i consulenti del Ceas e nel frattempo ai club di proporre una rifunzionalizzazione “light” che «includa funzioni sportive non professionistiche e che possa prevedere anche la modifica dell’ingombro dello stadio".

L'altra questione pesante è legara al cosiddetto indice volumetrico, cioè il rapporto tra il volume fabbricabile e la superficie dell’area. Aggiunge Bellinazzo: "Nel piano di fattibilità dei club è pari a 0,70 mentre il limite prescritto dal Pgt è di 0,35. La compresenza di due stadi - hanno però spiegato i club - genererebbe un dubbio impatto paesistico sul contesto, oltre a una situazione di forte densificazione edilizia delle volumetrie complementari e una oggettiva difficoltà a realizzare una riqualificazione dell’ambito San Siro, a beneficio della cittadinanza. Il rischio di cementificazione insomma si concretizza già con il doppio stadio. Inter e Milan hanno previsto la costruzione di un centro commerciale da 65.000 mq e di altri spazi per intrattenimento-uffici-albergo di circa 85.000). L’impatto di queste costruzioni peraltro è più basso del livello di edificazione autorizzato dal Comune di Milano tra il 1988 e il 2011 (dalla giunta Pilliteri a quella Moratti, passando da quelle Albertini e Formentini) per le opere ubanistiche che hanno rivoluzionato il volto cittadino. Da Porta Nuova (1,65) a City Life (0,79), dalla Bicocca (0,95) a Cascina Merlata (0,71). A Santa Giulia e Porta Vittoria non si è andati a un utilizzo del territorio superiore allo 0,55, ma in media per i principali restyling dei quartieri milanesi dell’ultimo ventennio si è avuto un indice superiore allo 0,70, senza con ciò cementificare la città".

Sezione: News / Data: Mer 18 dicembre 2019 alle 15:49
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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