Iniziato e finito con un pari il percorso dell'Inter (e della Real Sociedad) in questa edizione della massima competizione europea, per 1-1 a San Sebastian, a reti bianche a Milano. Una ics ripetuta due volte che consegna di fatto il primo posto del Gruppo D alla squadra di Imanol Alguacil, che si presenta agli ottavi di finale di Champions League da prima della classe grazie ad una differenza reti che fa pendere l'ago della bilancia a favore di sé stessa e prefigura per i meneghini un sorteggio frizzantino e di sicuro meno abbordabile di quanto ci si auspicasse dalle parti di Viale della Liberazione. Real Madrid, Manchester City, Bayern Monaco, Arsenal (praticamente Barcellona)... le qualificate agli ottavi da prime della classe fino a questo momento. Il disgelo invernale sarà per i nerazzurri certamente più lungo del previsto e la transizione dalla stagione dei geli a quella delle fioriture sarà più adombrata del previsto, specie perché, oltre al rischio di ri-beccare i Citizens, il cui ricordo è ancora vivido nelle menti, scegliere una meno peggio tra le sopraccitate è impresa ardua nella stessa misura di affrontarle. Un come back tra i sedici più forti del continente che porta immediatamente l'asticella ad altissimo livello e spalanca dinnanzi alla squadra di Simone Inzaghi uno scenario dalla duplice lettura: se da un lato è vero che, per il bene delle coronarie dei tifosi del Biscione, un sorteggio meno complicato avrebbe sicuramente alleggerito il fardello del tour de force di febbraio-marzo, dall'altro altrettanto vero è che contro le grandi l'Inter ha più e più volte dimostrato una dimestichezza mentale quasi maggiore rispetto alle 'medio-forti'. Un binario emotivo-sentimentale parallelo che spaventa e allo stesso tempo acquieta, Simone Inzaghi in primis a giudicare dalla serenità con la quale il piacentino ha 'accettato' il secondo posto fruttato tra Lisbona e Milano ieri sera.
Contro la squadra di Alguacil, quella di Demone Inzaghi si è presentata con uno spartito meno demoniaco del solito, dunque meno propositiva e prorompente di quanto solitamente faccia. Certo, meno molle, impaurita, impallata e timida della presentazione fatta a San Sebastian ma pur sempre meno Inter del solito. Complice un tour de force estenuante, in giro per i campi d'Italia che proseguirà domenica prossima nella capitale contro la Lazio, Inzaghi ha optato ancora una volta per il turnover, seppur più modesto dell'andata e di Lisbona e probabilmente più che nel match in casa dei lusitani il rammarico più grande è ad oggi essersi privato di Lautaro per sessantacinque minuti e addirittura per tutti e novanta e rotti della coppia Toro-Tikus. Una rinuncia nel bene delle rotazioni e del riposo pre-Lazio che stavolta non regala al piacentino la standing ovation per coraggio e tenacia del Da Luz che, al contrario, mette in serbo per Inzaghi una pena da scontare proprio al primo step degli sbarramenti che contano, ma che la dice lunga sull'Inzaghi pensiero. Matura e consapevole ancor più di quell'ormai lontano 10 giugno, giorno in cui peraltro ha raccolto buona parte delle doti quest'anno ben note ai più, non è certo uno 0-0 a sfumare o smussare le velleità di una squadra che ormai da mesi si lascia ammirare e invidiare. Al contrario è proprio il risultato a reti bianche di San Siro che di questo gruppo ne conferma lo status: alza e abbassa i ritmi quando meglio lo tiene opportuno, non sottraendosi alle grandi prove del nove e razionare le energie per il bene di un campionato tutto da scrivere nel lungo periodo vale il rischio di dover affrontare uno scomodo antagonista nel prossimo passo continentale.
Certo... "un peccato" - come continuano a ripetere i protagonisti -, quello di essersi lasciati sfuggire la possibilità di saltare il primo grande fosso della corsa a ostacoli verso Londra, ma non di certo mortale come ci tiene a sottolineare Acerbi che senza troppi giri di parole e celata umiltà mette in chiaro: "Siamo secondi e incontreremo squadre molto difficili ma penso che anche queste squadre abbiano un po' di timore ad incontrarci". Pep docet. E se nella scorsa edizione il City a Istanbul si è ritrovato di fronte alla grande outsider del Torneo, quest'anno la squadra milanese tutto è fuorché la Cinderella d'Europa. Nessuna scarpetta e nessun tocco di bacchetta magica che svanisce coi dodici rintocchi della mezzanotte: questa squadra è forte e vorrebbero evitarla in molti a prescindere dal piazzamento in classifica.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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