Con Gigi Buffon è il miglior portiere del campionato e l'assenza prolungata del collega dai campi di gioco ha fatto di Julio Cesar il numero uno tra i numeri uno in questo primo scorcio di stagione. Il portiere brasiliano spiega dove nasce questa sua crescita professionale: "Il miglior estremo difensore è quello che gioca nella squadra migliore. Anche se il nostro ruolo è particolare, perché mette in luce più gli errori delle belle giocate, è l'organizzazione di squadra a condizionarne le prestazioni. Il concetto di buona difesa parte dagli attaccanti, così come quello di buon attacco può iniziare da un rinvio del portiere, il tutto rispettando le indicazioni dell'allenatore. Ad ogni modo mi fa piacere essere giudicato il migliore, perché significa che gioco nella squadra migliore. E, comunque, le critiche non condizionano il mio atteggiamento, siano esse positive o negative. Lavoro perché so che nel calcio è facile arrivare al top, ma è difficile rimanerci". A proposito di organizzazione difensiva, con Mourinho è cambiata qualcosa: "Non mi piace fare paragoni tra allenatori, ma con Mourinho direi che è cambiata la preparazione alla partita sia in difesa sia in attacco. Ogni allenatore ha il suo modo di lavorare, il suo carattere e la sua personalità". Per arrivare al top nel suo ruolo Julio Cesar ha fatto qualche sacrificio e il più importante coincide con l'arrivo in Italia: "La parte più difficile è rappresentata dai primi sei mesi in Italia, quelli al Chievo Verona. Non ho giocato e, non giocando, non sono stato più chiamato in Nazionale. Potevo rimanere in Brasile, ma ho investito su me stesso e sono arrivato in Italia 6 mesi prima per ambientarmi al calcio del posto. Per fortuna è andata come speravo". Gol e attaccanti, nemici costanti di un portiere: "Non ci sono gol particolari che vorrei cancellare. Ogni rete che un portiere non vorrebbe mai prendere lo aiuta a non ripetere più gli stessi errori. Per quanto riguarda i centravanti, ne ho affrontati davvero tanti e molto forti. Però a me piace incontrarli. Più sono forti, più si conoscono, E' l'altra facia della situazione, poi se giochi nell'Inter è inevitabile affrontare attaccanti molto forti".

Il discorso poi finisce sul campionato: "Speriamo di ripartire bene e continuare a vincere. La vittoria è come un amico che non devi mai dimenticare, che devi riconoscere, dal quale devi farti riconoscere subito. E' normale che tutti sperino nella nostra caduta, siamo la capolista. Ora non voglio neanche pensare alla Champions League, prima ci sono campionato e Coppa Italia e il nostro gruppo ha imparato a vincere in tutte le competizioni. Al momento giusto penseremo al Manchester United, perché è una squadra che non sa andare in gol solo con Cristiano Ronaldo o con Rooney, ce ne sono tanti altri". Infine, restando in tema Champions, il sogno nel cassetto: "Vorrei vincere il trofeo nei tempi regolamentari, senza parate o voto in pagella. Così avrei più energie per festeggiare...".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 06 gennaio 2009 alle 11:14 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Fabio Costantino
vedi letture
Print