La beffa rimediata allo scadere dall'Inter nel derby di Milano continua a lasciare un'ombra di delusione all'interno dell'ambiente. Il gol di Cristian Zapata, infatti, può dirsi solo la conseguenza di un calo clamoroso registrato dai nerazzurri nel finale di gara: nell'ultimo quarto d'ora di gioco i rivali rossoneri hanno preso il sopravvento approfittando dell'arrendevolezza della Beneamata, tanto da riuscire - con i gol di Zapata e Alessio Romagnoli - a colmare il divario scalfito dalle reti di Mauro Icardi e Antonio Candreva. Un calo di concentrazione costato caro alla squadra di Stefano Pioli, che a distanza di giorni continua ad interrogarsi sui perché della clamorosa rimonta subita. Ed anche le scelte adottate dallo stesso allenatore nerazzurro hanno senz'altro influito sull'andamento del match: i cambi effettuati dal tecnico, infatti, sembrano aver spezzato quell'equilibrio che aveva fino ad allora permesso all'Inter di respingere le avances rossonere.
Dopo le sostituzioni, la musica è cambiata: l'Inter non era più la stessa. E la diga nerazzurra nel finale è finita per cedere (in ben due occasioni) tanto da cancellare l'egregio lavoro svolto in precedenza. Prendiamo, ad esempio, il caso di Ivan Perisic, giocatore rivelatosi fondamentale nelle due fasi durante il derby. Al suo straordinario apporto offensivo (che ha portato, ad esempio, all'assist per il 2-0 di Icardi) va aggiunto anche il grande contributo in difesa: il croato, infatti, non ha fatto mai mancare il raddoppio di marcatura su Suso, l'uomo più temuto e pericoloso del Milan, venendo incontro alle esigenze di Yuto Nagatomo e limitando in questo modo l'intraprendenza dello spagnolo. Peccato che il costante "su e giù" sulla fascia sinistra abbia causato un risentimento muscolare all'esterno nerazzurro, tanto da costringerlo ad uscire dal terreno di gioco.
Al suo posto, Pioli ha ritenuto opportuno inserire la verve e imprevedibilità di Eder, scegliendo di affiancare l'italo-brasiliano a Icardi. E nonostante l'ex-Sampdoria abbia svolto un grande lavoro in fase di copertura, il ripiego difensivo del giocatore è stato compiuto per vie centrali: in questo modo, la fascia sinistra è rimasta sguarnita e Nagatomo si è ritrovato a fronteggiare da solo la vivacità di Suso. Guarda caso, dai piedi dello stesso spagnolo - subito dopo l'uscita dal campo di Perisic - è partito il cross per la zampata vincente di Romagnoli che ha portato al provvisorio 2-1.
Altra decisione discutibile, la scelta di richiamare in panchina Joao Mario: nonostante il portoghese avesse macinato (come di consueto) chilometri su chilometri, non aveva ancora del tutto esaurito la benzina e il suo contributo avrebbe potuto essere ancora utile nei restanti 10 minuti di gara. L'idea di buttare nella mischia Jeison Murillo - reduce, tra l'altro, dalla pessima prova di Crotone - non ha convinto in pieno. Anche perché, proprio nel finale, è mancata la figura d'interdizione rappresentata dallo stesso Joao Mario: quell'anello di giuntura tra centrocampo e attacco che avrebbe potuto liberare i movimenti tra le linee delle due punte Eder e Icardi. Dopo la sua sostituzione, l'Inter ha difatti smesso di giocare: i nerazzurri, non riuscendo più a ripartire, hanno cominciato a rintanarsi nella propria area di rigore al punto da schiacciarsi negli ultimi 25 metri. E il continuo "batti e ribatti" manifestatosi nel finale ha ripagato il Milan dei grandi sforzi offensivi compiuti.
L'ultimo cambio, ovvero la staffetta tra Candreva e Jonathan Biabiany, potrebbe risultare come il più banale, ma in realtà nasconde una filosofia tattica potenzialmente vincente: Candreva aveva ormai finito tutte le energie a disposizione e necessitava della sostituzione. L'idea di inserire Biabiany non era del tutto errata, anzi, poteva rivelarsi letale: il francese, nonostante non abbia nella freddezza sotto porta il proprio punto di forza (e lo testimonia il mancato colpo del k.o. a trenta secondi dalla fine) è il giocatore di gran lunga più veloce dell'intera rosa e sa fare la differenza in contropiede quando ha 60/70 metri abbondanti per cui poter spingere palla al piede. E negli sgoccioli dell'incontro, mentre il Milan cercava a tutti i costi il gol del raddoppio, concedeva delle enormi praterie in ripartenza che il canterano nerazzurro avrebbe saputo sfruttare a dovere. Se il cambio non fosse stato effettuato nel corso del recupero ma anche solo dieci minuti prima, il finale di gara avrebbe potuto prendere una piega diversa, con Biabiany pronto a sfruttare qualsiasi errore di costruzione del Milan per involarsi nella metà campo avversaria. Avrebbe potuto, insomma, dare ritmo e velocità alla squadra.
Non convincono in pieno, dunque, le scelte attuate da Pioli nel corso della sfida contro il Milan: le sostituzioni del tecnico sono state per la maggior parte la causa del calo subito dalla squadra nel finale. La mancanza di Perisic in fase di ripiego ha consentito di conseguenza a Suso di potersi muovere con più libertà in fase offensiva, l'assenza di Joao Mario ha regalato al Milan il centrocampo e l'ingresso in campo di Biabiany avrebbe potuto rivelarsi molto più utile se fosse avvenuto qualche minuto prima.
Andrea Pontone
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