Nel corso della lunga intervista rilasciata a La Repubblica, Marco Materazzi ha anche parlato del suo presente, che lo vede impegnato nel corso per ottenere il patentino di allenatore di prima categoria: "Sto frequentando il corso di Coverciano. Sono in buona compagnia, stiamo rivivendo le notti mondiali del 2006: con me ci sono Inzaghi, Cannavaro, Grosso, Oddo, Zambrotta... Se tutto va bene, dalla prossima estate sarò un allenatore e potrò iniziare a far danni in giro... Che allenatore sarò? Uno a cui piace il calcio concreto. Non difensivo, ma concreto. Come quello messo in mostra dal Milan contro il Barcellona mercoledì scorso: che partita magnifica, che vittoria. Una lezione di calcio".

E poi magari chissà, queste doti potrebbe metterle in mostra alla guida dell'Inter: "Il club è sempre nel mio cuore: undici anni lì non si cancellano. Ora penso a fare la mia strada, poi se le strade si incroceranno ancora meglio per tutti, ma non è obbligatorio. Di sicuro so che ho lasciato un gran ricordo: quando torno a salutare, alla Pinetina, mi trattano come un re, dagli impiegati agli inservienti a tutto il personale che lavora lì, quindi vuol dire che ho lasciato qualcosa".

Da aspirante allenatore, Marco Materazzi comincia già ad individuare alcune pecche del calcio italiano sul piano tattico: "Con tutto il rispetto per la nuova stella nascente del campionato italiano, Innocent Emeghara, dico che se uno come lui fa 4 gol in 3 partite di serie A contro Inter, Lazio e Bologna, vuol dire che il livello è bassino. Ho visto che ha segnato gol di astuzia e di bravura, per carità, ma i piazzamenti delle difese erano risibili, si vede proprio che manca qualcosa a livello di tecnica difensiva. Colpa di quello che si insegna nei settori giovanili. In Italia pensiamo di costruire squadre per vincere anche con i ragazzi, così i giovani difensori si abituano a giocare in difese organizzate, difese di reparto con un centrocampista davanti a coprire tutti: in questo modo non si addestrano più all'uno contro uno, come fanno in Spagna dove fin da bambini giocano solo negli uno contro uno, attaccanti e difensori, e lì o bevi o affoghi... Se riesci a non prendere gol dal tuo avversario diretto inizi a imparare e perfezioni la tecnica difensiva, poi quando vai in prima squadra i compagni ti aiutano, ci sono le organizzazioni difensive di squadra e migliori ancora, perché alle doti individuali aggiungi quelle del collettivo".

Sezione: FOCUS / Data: Sab 23 febbraio 2013 alle 19:30
Autore: Christian Liotta
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