"Ogni tipo di gioco ha la sua bellezza". E' questo il pensiero di Claudio Ranieri, attualmente in vetta alla classifica di Premier League con il Leicester. Interpellato dal Corriere dello Sport a proposito dell'argomento che va tanto di moda, ovvero "giocare bene e giocare male", l'ex allenatore, tra le altre, anche di Inter, Roma, Juve, Valencia, Napoli e Chelsea, ha voluto puntualizzare il suo pensiero in merito. "Cominciamo dall’Italia. Noi siamo maniaci della tattica, anche la critica, anche i tifosi adesso sanno tutto del 4-4-2 e noi stiamo molto attenti all’organizzazione, al collettivo, al movimento di tutta la squadra. Se qualcuno sbaglia una linea, notiamo subito l’errore. Ci piace da morire discutere di moduli, ma quei moduli e quei sistemi di gioco sono validi se hai grandi giocatori che sanno interpretarli al meglio. A tutti piace vedere una squadra offensiva, però se quella stessa non ha equilibrio, se non è ben bilanciata, perde ogni efficacia. Ecco perché ci vogliono giocatori adatti. Ho visto un bel calcio anche lunedì sera, durante i 90' di Napoli-Inter. Nel secondo tempo l’Inter che era in 10 sembrava in 12 per la sua carica agonistica, il suo carattere, la sua personalità, e quello era un calcio di ritmo, di intensità, mentre nel primo tempo il Napoli aveva giocato da padrone con una manovra fatta di partecipazione continua, con una tattica ben studiata e un’organizzazione dentro la quale tutti si muovevano all’unisono". In Spagna, invece, la vedono diversamente. "Il bel calcio in Spagna è dominare l’avversario. Solo così la gente si diverte davvero, e più hai possesso palla, più sei padrone del gioco. Noi abbiamo provato a portare un allenatore di quella scuola, Luis Enrique, e a Roma non ha avuto successo. Questo perché non si può esportare un’idea senza averla coltivata. E’ una questione di cultura, di tradizioni, di cantera, per questa ragione Ibrahimovic con Guardiola non andava bene, pur essendo un fuoriclasse, perché non si integrava in quell’idea". E in Premier? "In Inghilterra lo spettacolo è lo scontro fisico, la velocità, il ritmo, l’intensità. Nel Manchester United criticano Van Gaal perché fa troppo possesso palla; dall’altra parte il City ha ottimi giocatori e fa un altro tipo di calcio, Pellegrini ha la filosofia del calcio spagnolo, ma se non vince arrivano voci su Guardiola e Ancelotti". Su Sacchi, poi, Ranieri spiega: "Capisco quello che dice Sacchi, lui ci ha dimostrato che anche in Italia si poteva giocare un calcio non all’italiana. Prima giocavamo con cinque dietro, due marcatori, un libero, un terzino che attaccava, uno che pensava più a difendere, poi tre centrocampisti e due attaccanti, talvolta uno dei centrocampisti faceva il trequartista. Per dare un’idea più chiara, era il Napoli di Maradona. Arrigo cambiò radicalmente quella impostazione. Dopo di lui, molti allenatori italiani hanno cominciato a giocare anche a zona, mettendoci però anche qualcosa di personale, era impossibile replicare Sacchi: io non sono Sacchi e non posso scimmiottarlo". 

 
 
L’INTER DI HERRERA 
 
A me piace il calcio dei grandi giocatori, come quello del Real Madrid, ma anche come quello dell’Inter di Helenio Herrera. Vedere una squadra bella compatta ripartire in contropiede era entusiasmante. Io sono nato con il calcio dell’Inter di Herrera. Tutti dicevano che HH faceva catenaccio, ma quale catenaccio? Giocava con Jair, Peirò, Mazzola, Corso, Suarez, aveva un solo mediano, Bedin, e due marcatori. Era un calcio attualissimo. Se devo scegliere invece la manovra ideale dico quella a uno o due tocchi, capace di entrare dentro la difesa avversaria con la giocata del singolo. Mi piace vedere l’organizzazione, tipo il Sassuolo contro la Fiorentina. In quella squadra si muovono tutti compatti. Alla fine però, la squadra che mi è piaciuta di più in tutta la mia carriera resta il Milan di Sacchi. Sono convinto che sia stata così bella perché i giocatori seguivano le direttive di Arrigo mettendoci anche del loro, magari a sua insaputa. 
 
©riproduzione riservata 
 
(il 29 novembre abbiamo pubblicato l’intervento di Cesare Prandelli)
 
Roberto Mancini, 51 anni, è legato all’Inter fino al 2017 ANSA
 
Maurizio Sarri, 56 anni, 31 punti in 14 gare con il Napoli ANSA
 
 

Sezione: Focus / Data: Gio 03 dicembre 2015 alle 09:00 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print